Diritti

Polonia: la comunità trans nel mirino della destra

In vista delle elezioni 2023 l’ala più conservatrice del Parlamento sta intensificando gli attacchi alla “ideologia Lgbt”
8 agosto 2020, Varsavia, Mazowieckie, Polonia: manifestante accanto a bandiere Antifa e arcobaleno durante la manifestazione in solidarietà con un'attivista transessuale detenuta
8 agosto 2020, Varsavia, Mazowieckie, Polonia: manifestante accanto a bandiere Antifa e arcobaleno durante la manifestazione in solidarietà con un'attivista transessuale detenuta Credit: Attila Husejnow/SOPA Images via ZUMA Wire
Tempo di lettura 4 min lettura
29 agosto 2022 Aggiornato alle 09:00

Le elezioni parlamentari polacche si terranno nel 2023, ma la comunità trans del Paese subisce già gli attacchi politici della destra conservatrice.

Dopo che Jarosław Kaczyński, il presidente del partito al governo, si è scagliato contro le persone transgender durante una serie di incontri con i suoi sostenitori, la comunità si sta preparando a un’ulteriore ondata di discorsi d’odio da parte degli altri politici.

Come racconta il quotidiano britannico Guardian, Kaczyński, a capo del Pis, il partito Diritto e Giustizia, ne ha parlato per la prima volta nella città di Włocławek a fine giugno, nello stesso giorno in cui si è svolta la più grande parata del Pride polacco a Varsavia. Davanti ai suoi sostenitori, ha detto: «Abbiamo conoscenze elementari di biologia, sappiamo che il genere è determinato a livello dei cromosomi… In casi estremi, è necessario eseguire un’operazione, ma questo non significa che dopo questa operazione un uomo sarà una donna e una donna sarà un uomo».

Quella non è stata l’unica volta: da allora, Kaczyński è tornato sull’argomento in numerose occasioni, sostenendo di provare compassione per le persone transgender, che ha definito “anormali”, e ironizzando sulle situazioni in cui qualcuno vuole cambiare il proprio nome maschile in uno femminile. Durante alcuni comizi ha anche lanciato attacchi personali a Anna Grodzka, la prima deputata transgender della Polonia, che ha fatto parte del Parlamento dal 2011 al 2015.

Il governo polacco aveva già preso di mira la comunità Lgbt. A febbraio 2022 il l’aveva fatto approvando la contestata legge anti-Lgbtq+ per le scuole, che avrebbe rafforzato il controllo dello Stato sugli istituti scolastici e sui contenuti educativi extracurricolari che vengono insegnati nel Paese.

Due anni fa il presidente della Repubblica polacca Andrzej Duda ha condotto una campagna di rielezione basata sulla lotta contro la cosiddetta “ideologia Lgbt”: secondo la sua teoria, “Gli Lgbt non sono persone, sono un’ideologia che è ancora più distruttiva del comunismo”. Duda ha vinto per un soffio, guadagnando il 51% dei voti, ma la sua attenzione non era ancora rivolta alle persone trans.

Nonostante siano circa un centinaio le “zone libere dagli Lgbt” sparse per la Polonia dal 2019, in cui le autorità locali hanno approvato risoluzioni contrare alla comunità Lgbtq+, gli ultimi sondaggi mostrano che la tolleranza per gli omosessuali nella società polacca sta aumentando, rendendo forse la transfobia la prossima strategia politica.

Emilia Wiśniewska, di Trans-Fuzja, un’organizzazione polacca di difesa dei trans, ha spiegato al Guardian che «molte persone conoscono già qualcuno che è gay o bisessuale, ed è difficile far odiare i propri amici o vicini di casa. Le persone trans sono ancora meno comprese e meno accettate e questo ci rende un bersaglio migliore». Secondo Wiśniewska negli ultimi due anni c’è stato un aumento degli episodi di violenza e dei discorsi d’odio, anche se non è facile quantificarli perché la legge polacca non li classifica come crimini d’odio.

Secondo il Guardian si tratta di un atteggiamento comune alle destre di tutto il mondo, che si stanno scagliando contro i diritti dei trans. In Ungheria, per esempio, che è il più stretto alleato europeo del governo PiS, il primo ministro Viktor Orbán ha condotto un attacco all’“ideologia di genere” e il suo governo ha messo fuori legge il riconoscimento legale del genere sui documenti ufficiali nel 2020.

Una delle prime azioni politiche di Duda, presidente dal 2015, è stato porre un veto a un disegno di legge sul riconoscimento di genere approvato dal Parlamento, che avrebbe potuto consentire il riconoscimento legale delle identità transgender. Attualmente può essere ottenuto solo attraverso un processo lungo e complesso: bisogna fare causa ai propri genitori per aver assegnato il genere sbagliato alla nascita.

Leggi anche