Diritti

Le persone trans che non possono fuggire dall’Ucraina

Sul passaporto c’è scritto ancora “maschio”. Questo, per Zi Faámelu e centinaia di transgender, significa non poter oltrepassare i confini del Paese. Perché la legge marziale vieta agli uomini tra i 18 e i 60 anni di andarsene
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
4 marzo 2022 Aggiornato alle 20:00

Fino a quattro giorni fa Zi Faámelu era bloccata a Kyiv: «La mia vita è in pericolo. Non posso lasciare il Paese a causa di un decreto presidenziale (una problematica legata al passaporto)» scriveva sul suo profilo Twitter. Ora, come ha raccontato su Instagram, è ancora in Ucraina, ma non più nella capitale e «non lontano dal confine». In uno degli ultimi video pubblicati sul suo profilo piange e chiede aiuto alle organizzazioni per la difesa dei diritti umani. 31 anni, originaria della Crimea, cantautrice e personaggio televisivo noto per aver partecipato al programma canoro “Star Factory”: Zì Faàmelu è una persona trans che sta cercando di fuggire da un Paese in guerra.

«Come centinaia di persone trans in Ucraina, io sono una donna, ma sul mio passaporto c’è scritto “maschio”, e così anche sulla mia carta d’identità: questa è una guerra dentro la guerra. Stavamo già combattendo per la nostra vita». Faàmelu ha denunciato la sua condizione a Vice World News, parlando di centinaia di persone bloccate, che vivono «vite miserabili». Lei, da giorni chiusa nel suo appartamento, ha finito il cibo che aveva con sé e ha deciso di tentare la fuga. Teme che la tensione data dal conflitto in corso la metterà più in pericolo di quanto già non fosse: «Molte persone hanno pistole e armi, può essere una giustificazione per usare la violenza» ha spiegato alla statunitense Cbs News. «La discriminazione rende i gruppi vulnerabili, comprese le persone trans, più propensi a soffrire dell’impatto sproporzionato della guerra e della conseguente crisi umanitaria» ha scritto Transgender Europe, l’organizzazione non governativa fondata nel 2005 a Vienna per i diritti delle persone transessuali e transgender contro la discriminazione e la transfobia.

Anche se non dovesse subire violenze lungo il tragitto fino al confine, potrebbe non riuscire a oltrepassare la frontiera: l’identificazione dei suoi documenti non corrisponde al suo sesso e «se hai il sesso maschile sul tuo passaporto, non ti lasceranno andare all’estero. Non ti lasceranno passare». Perché le autorità ucraine impediscono agli uomini di età compresa tra i 18 e i 60 anni di andarsene. Lo ha riferito il servizio di guardia di frontiera ucraino: il divieto rimarrà in vigore per la durata della legge marziale, imposta dal presidente Volodymyr Zelenskyy dopo che la Russia ha invaso l’Ucraina. Una donna trans ha detto a Vice World News di essere terrorizzata all’idea di essere fermata ed essere costretta ad arruolarsi nell’esercito ucraino come uomo.

Alle persone trans in Ucraina è permesso ottenere il riconoscimento legale del genere, ma i gruppi per i diritti umani hanno detto che questo tipo di processo “viola i diritti della privacy e l’integrità fisica”. Faàmelu non ha ancora cambiato i suoi documenti d’identità proprio perché si tratta di un procedimento «umiliante», con le persone che devono «passare mesi negli istituti psichiatrici e affrontare test psicologici e fisici per dimostrare il loro genere». Per anni le persone transgender in Ucraina, per essere legalmente riconosciute, hanno dovuto compiere una lunga lista di passaggi. Secondo Human Rights Watch, l’organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani, il governo ha imposto loro di sottoporsi a un’ampia osservazione psichiatrica e a un intervento chirurgico di “riassegnazione di genere” per ottenere documenti legali in linea con il loro genere.

Il procedimento per ridurre questo processo è stato introdotto nel 2017, ma richiederebbe comunque che gli ucraini transgender si sottopongano a esami psichiatrici ambulatoriali. a oggi, comunque, non c’è alcuna indicazione che la norma sia mai stata attuata. Come riporta Cbs News, secondo l’International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association, nel 2021 l’adozione di un nuovo protocollo di assistenza sanitaria trans è stata bloccata e la comunità LGBT in Ucraina ha subito attacchi e intimidazioni da parte di gruppi di estrema destra. In un elenco di 49 Paesi europei, l’organizzazione ha classificato l’Ucraina al 39° posto per il trattamento complessivo delle persone LGBTQ.

Fare parte della comunità arcobaleno in Ucraina può essere molto rischioso. Le aggressioni contro le persone per la loro sessualità e identità di genere sono comuni e i cittadini hanno raccontato a Vice World News che la polizia sta solo a guardare. Molti gruppi per i diritti umani hanno consigliato alle persone trans in fuga di fare finta di aver perso i documenti d’identità, nascondendolo nelle scarpe.

In un altro Paese, la Scozia, stavolta dalla bandiera bianco-blu, il governo locale ieri ha introdotto una legislazione che semplifica il modo in cui le persone trans richiedono un certificato di riconoscimento del genere: propone di eliminare la necessità di presentare referti medici e psichiatrici, riducendo i tempi di attesa da 2 anni a 3 mesi e l’età minima da 18 a 16 anni. Questo consentirà per la prima volta anche a 16enni e 17enni di candidarsi. Il disegno di legge era stato presentato per la prima volta nel 2016: fino a oggi le persone trans in Scozia dovevano presentare domanda a un Gender Recognition Panel britannico per ottenere un certificato di riconoscimento del genere che consentisse loro di modificare il proprio certificato di nascita. Inoltre, i candidati dovevano aver vissuto nel loro genere acquisito per almeno 2 anni e avere una diagnosi formale di “disforia di genere”, ovvero il disagio provato da chi sente una differenza tra il proprio sesso biologico e la propria identità di genere.

A 3200 chilometri da Kyiv, c’è un Paese che sta facendo passi avanti nei diritti delle persone trans: chissà che anche Zi Faámelu, un giorno, non possa godere di quegli stessi diritti.

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