Futuro

Startup: quando la sostenibilità è rosa

Dalla moda al sociale, dalle sneakers in gomma riciclata al reinserimento delle ex detenute. Alcuni esempi di imprenditoria femminile che guardano al futuro
Credit: RBRSL
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23 agosto 2022 Aggiornato alle 17:00

Le donne superano gli ostacoli che si frappongono alla loro crescita imprenditoriale per prendersi cura del mondo.

Il libro Moda al femminile e sostenibilità. Casi di brand made in Italy (Egea, 2022), scritto da Patrizia Tettamanzi e Valentina Minutiello, descrive lo stato dell’arte dell’imprenditoria al femminile in Italia che, sebbene sconti ancora un certo ritardo rispetto ad altri Paesi europei, è in fortissima crescita proprio nel segmento della sostenibilità.

Questa, però, è una parola molto ampia e i casi di successo di imprenditoria femminile più interessanti sono molto eterogenei, tra loro e nel tipo di approccio. Spesso il fil rouge è quello del tessile/moda. Ma non è sempre così.

Rubber Soul

È il caso per esempio di Valentina Curzi, designer e imprenditrice, che nei giorni scorsi è stata premiata a Taormina nel contesto del Sustainability Award (premio riservato ai progetti made in Italy con maggiore impatto).

Curzi, da tempo nel settore e con esperienza di studi internazionale, ha ideato un modello di sneakers ad alto impatto ambientale sotto il marchio Rbrsl. La sigla sta per Rubber Soul (anima di gomma). Ed è proprio questo il punto.

Oggi la gomma, e in generale la produzione di sneakers, più che un’anima ha un corpo che inquina. Le scarpe di Rubber Soul sono invece basate su gomma riciclata e vengono prodotte attraverso un procedimento artigianale brevettato dall’azienda che, oltre a usare gomma riciclata e procedimenti a ridotto impatto inquinante, non genera scarti.

Green Vibes

Nel corso degli ultimi anni il mercato dei sex toys è cresciuto a doppia cifra anno su anno (circa 500 milioni di oggetti venduti). Ma c’è un problema: questo è un mercato fortemente inquinante. I sex toys durano poco ed è difficile riciclarli. Ciò ha colpito profondamente Chiara Maggio, cofounder di Green Vibes, “primo e-commerce dedicato al piacere sostenibile”.

Questo seleziona sex toys realizzati in maniera eco-friendly, riciclabili e green. La startup ha realizzato una sorta di algoritmo che permette di creare un punteggio di sostenibilità per i toys.

Ogni anno il settore genera 100 tonnellate di rifiuti: plastica, batterie non rigenerabili, lubrificanti. È inoltre un mercato completamente lineare, senza circolarità e ad alto tasso di riacquisto. Insomma consumismo senza freni.

Cooperativa Alice

Un altro grande tema quando si parla di sostenibilità è quello del sociale. L’agenda delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile insiste fortemente su questo punto. Alcuni progetti di imprenditoria femminile riescono a incidere in maniera estremamente efficace su questi elementi.

Cooperativa Alice, guidata da Caterina Micolano, si propone due obiettivi: restituire dignità e opportunità di lavoro alle donne in carcere e creare una filiera della moda sostenibile ed eticamente di valore.

Il progetto è basato sulla realizzazione di sartorie sociali all’interno delle carceri e per le donne in uscita dal periodo di detenzione, che ricevono commesse dai grandi marchi della moda per la realizzazione di prodotti di pelletteria. Il tasso di recidiva per le ex detenute è altissimo e la possibilità di trovare un lavoro è molto bassa. Inoltre, il carcere è un’istituzione pensata da uomini per uomini. È uno spazio di privazione non di rinascita. Apprendere un lavoro nel contesto del periodo detentivo è dunque un passo in avanti enorme.

Allo stesso tempo, la moda oggi ha un enorme problema sulla filiera produttiva. Le sartorie sono spesso luoghi di lavoro insalubri dal punto di vista ambientale, sociale e dei diritti. L’idea di Cooperative Alice è quella di sostenere invece una filiera etica, in cui le sartorie aderenti rispettino le norme sul lavoro, i contratti nazionali e la qualità umana dell’ambiente lavorativo.

Lifeed

Lifeed è una startup edtech fondata da Riccarda Zezza, che va direttamente al cuore di uno degli ostacoli per l’imprenditoria femminile: la maternità. Questa è da sempre vista quale punto debole delle donne lavoratrici, in carriera o in procinto di avviarla. La stessa Zezza l’ha vissuto sulla propria pelle, quando da manager si è ritrovata in un certo senso “ridimensionata” dopo la maternità.

E così ha scritto prima un libro (Maam. La maternità è un master - Rizzoli), poi fondato una startup. Il perno del progetto di vita e di Lifeed, è il seguente: i cicli della vita portano e generano trasformazioni personali che hanno un impatto straordinario all’interno del mondo del lavoro. La maternità non è limite ma un’opportunità.

Lifeed sviluppa master e programmi per le aziende, crea soluzioni innovative per lo sviluppo del capitale umano, coinvolgendo il mondo corporate come agente del cambiamento, con l’obiettivo di trasformare le attività di cura, la genitorialità, il caregiving in opportunità di crescita personale e professionale.

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