Ambiente

Abbiamo bisogno di “draghi verdi”

Le elezioni di settembre per chiunque ritenga prioritaria la questione ambientale saranno centrali. L’Italia si gioca tutto: votare una proposta ecologista efficace sarà determinante
La cerimonia di giuramento del governo al Palazzo del Quirinale nel febbraio 2021
La cerimonia di giuramento del governo al Palazzo del Quirinale nel febbraio 2021 Credit: ROBERTO MONALDO/LAPRESSE/POOL/ANSA
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22 luglio 2022 Aggiornato alle 06:30

Le dimissioni di Draghi sono una scossa inattesa, perniciosa, che ignora la richiesta di stabilità di tante italiane e italiani. Di tutto c’era bisogno in questo momento tranne che di instabilità e elezioni a settembre (con una campagna elettorale che si preannuncia violentissima). Nella settimana più calda di sempre, clou di un’estate da crisi climatica, nel mezzo di un conflitto internazionale, di una sfida di ripresa e resilienza economica epocale, la politica ha deciso di offrire il suo volto più brutto. Tatticismi, poltrone, sondaggi, mossette da partitini anni ’80, nel tentativo di trovare una nuova maggioranza al parlamento e un governo che chissà come sarà.

In questi giorni i giornali di tutto il mondo titolano delle temperature record in tutta Europa (+41°C a Londra), con sale di emergenza piene di gente spossata dal caldo (già 675 persone morte nella sola Spagna per le temperature fuori scala). Nel mentre la siccità in Italia, ma anche in altre zone d’Europa, rischia di mettere in ginocchio ad agosto il settore agricolo. La crisi del commercio dei fertilizzanti, fermi per i prezzi energetici alle stelle e il blocco all’export russo sta infiammando varie parti di Africa e Medio oriente, che secondo la FAO rischiano grave insicurezza alimentare e conseguenti tensioni politiche. In Usa sono bloccate le proposte di legge per sostenere la decarbonizzazione dell’economia. In Italia la questione energetica rimane all’ordine del giorno, con i prezzi alle stelle, mentre languono le riforme richieste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, così come cento altre cose ferme nei cassetti del MITE rallentato prima dalla gestione Cingolani e ora completamente in stallo a causa della crisi di governo.

Non sono un esperto di sondaggi, né possiedo la sfera di cristallo, dunque non so come andranno le elezioni di inizio autunno, che vedono al momento un testa-a-testa tra Partito Democratico e Fratelli d’Italia (22% circa), seguiti da Lega (14%), M5S (12%), Forza Italia (7,9% ma in piena emorragia), Azione-Europa+ (4,9%) e Verdi-Sinistra Italiana (fermi al 3,8%). Ci sarà tempo per creare un grande centro da 14% come dice Renzi? Difficile dati i tempi, a meno che Draghi non scenda in campo. Una forza ecologista verde rossa sopra il 10%? Non sembra ancora interessare nemmeno i giovani: l’asse del VSI (chiamiamo così la formazione cocomero) è finanziariamente debole e poco originale nell’offerta elettorale. Almeno per ora.

Le elezioni di settembre per chiunque ritenga prioritaria la questione ambientale, in quanto questione di sicurezza nazionale e di sviluppo economico, saranno centrali. L’Italia si gioca tutto tra qua e il 2027. Questo è il messaggio chiaro che deve emergere da tutti i soggetti civici attivi sulle questioni climatiche e ambientali. Votare una proposta e un progetto ecologista moderno efficace, di governo, trasformativo e socialmente inclusivo sarà determinante. Ma come si può configurare? Un centro “pesante” con Calenda, Casini, Renzi, di Maio Brunetta, Gelmini ha un’impostazione fortemente liberista sul tema energetico, quello agricolo, dei trasporti e di economia circolare e nessuna attenzione su questioni come conservazione, capitale naturale, riqualificazione immobiliare (e chi ripropone più un bonus per la riqualificazione dell’edilizia?).

Al Parlamento e al Governo, anche insieme al PD e VSI sarebbe poco prono a una linea progressista sul tema ambientale. Il PD alleato solo con le forze della sinistra non può certo sfondare. Avrebbe bisogno del M5S, ma al momento volano solo stracci. Il partito di Giuseppe Conte sembra allo sbando, tra l’altro affossato proprio sulla misura ambientale pentastellata per eccellenza, il Bonus 110% idealmente formidabile, messa a terra in maniera pessima. Data la congiuntura storica vien da pensare servirebbe un governo di unità nazionale o una versione da terza repubblica del pentapartito (l’intesa di centro e sinistra che governo dal 1981 al 1991). Ma al momento è impensabile, il caldo rende tutti ancora più irritabili.

Qualsiasi maggioranza verrà eletta dovrà ponderare con attenzione la nomina del sostituto di Roberto Cingolani, degna o degno della sfida epocale che l’Italia deve affrontare sui temi di decarbonizzazione, economia circolare, ecc. I nomi non mancano, e anche Giorgia Meloni può prenderne nota. Si spera in un riposizionamento di Enrico Giovannini che ha dimostrato di saper guidare il MIMS e indubbiamente potrebbe portare una visione scientifica e rigorosa all’interno del MITE. Si può considerare Alessandro Modiano, attuale inviato per il clima di Mite e Farnesina, che vanta una grande esperienza sui tavoli internazionali, del G20, G7 e COP e con la sua conoscenza del mondo diplomatico sarebbe perfetto per la crisi energetica di autunno. Oppure andare a cercare figure femminili della green economy, lontano dagli oltranzismi del NO, come l’imprenditrice Catia Bastioli o la politica Rossella Muroni.

Nelle discussioni su qualche chat si fa il nome del CEO di Enel, Francesco Starace, protagonista indiscusso dell’elettrificazione, mentre ci si diverte a immaginare nomi più giovani da spingere, come Astrosamantha, la climatologa e fisica Serena Giacomin, oppure Stefano Ciafani, presidente di Legambiente. Niente Fridays for Future o altre soluzioni troppo ideologiche, servono solide basi scientifiche ma anche esperienza oltre che buona capacità di management. In ogni caso, quando il 25 settembre si andrà a votare, mobilizziamo i tanti astenuti al voto storici intorno al tema ambientale: votare per un programma che può contribuire nella sfida ambientale e governare la crisi energetica e climatica con nomi importanti e visione radicale. Nell’era della crisi climatica ogni voto sarà campale. Attendiamo di vedere cosa saprà offrirci la politica.

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