Futuro

Il difficile percorso dell’Ucraina verso la Ue

Ieri è stata approvata la richiesta di adesione dell’Ucraina all’Unione europea. Un bel traguardo per il Paese, sostenuto anche dall’Italia. Ma la corruzione e la criminalità diffusa potrebbero rallentare il processo
Olga Stefanishyna, vice Prima Ministra per l’integrazione Europea ed Euro-Atlantica dell’Ucraina, piange per la gioia: il suo Paese ha ottenuto lo status di candidato per entrare nell'Unione europea
Olga Stefanishyna, vice Prima Ministra per l’integrazione Europea ed Euro-Atlantica dell’Ucraina, piange per la gioia: il suo Paese ha ottenuto lo status di candidato per entrare nell'Unione europea Credit: Dal profilo Twitter di Nona Mikhelidze - Istituto Affari Internazionali
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24 giugno 2022 Aggiornato alle 19:00

Nella giornata di giovedì 23 giugno i leader dei Paesi dell’Unione europea hanno approvato la richiesta di adesione dell’Ucraina, dandogli lo status di Paese candidato. Un successo importante per Olga Stefanishyna, Vice Prima Ministra ucraina per l’integrazione europea ed euro-atlantica, che ha condotto in modo rapido e serrato le trattative.

«Oggi è un buon giorno per l’Europa. La decisione rafforza Ucraina, Moldavia e Georgia contro l’imperialismo russo», ha affermato la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.

La prospettiva di avviare il percorso di ingresso era stata caldeggiata anche dai leader europei in visita a Kiev nei giorni scorsi, fra cui il presidente del consiglio Mario Draghi. L’Italia infatti è una delle nazioni più favorevoli al processo di adesione, entrando spesso in contrasto con gli altri principali membri della Ue che nei mesi scorsi si sono mostrati più scettici.

Uno scetticismo non condiviso dal presidente ucraino Zelensky che sta cercando in tutti i modi di accelerare l’entrata nella Ue, visto l’incedere della guerra e una possibile escalation russa in seguito alle decisioni prese a livello comunitario: «Ovviamente questa settimana ci aspettiamo un’intensificazione delle ostilità da parte della Russia. Ci siamo preparando. Siamo pronti».

Ma dietro le procedure burocratiche di rito si nascondono innumerevoli problemi legati alle condizioni in cui versa l’Ucraina, che potrebbero rallentare ulteriormente le tempistiche, mediamente lunghe, per diventare un membro comunitario.

Nonostante alcuni progressi rimane una delle nazioni più corrotte al mondo, tanto che l’ultimo report di Transparency International la piazza alla 123esima posizione su 180. Come ha affermato Cristian Nitoiu, esperto di diplomazia e governance internazionale alla Loughborough University, «Sfortunatamente questo tipo di corruzione sistemica diffusa è complicata da fronteggiare e richiede sforzi sostenuti per una generazione o anche di più».

Allo stesso tempo l’Ucraina non è considerata una nazione pienamente democratica dove le libertà civili sono protette adeguatamente, secondo la recente analisi della Freedom House. Più volte i governi in carica sono stati accusati di limitare la libertà di espressione, espellendo giornalisti e attivisti dal Paese, oppure di consentire la persecuzione sistematica delle minoranze all’interno dei propri confini. Una tolleranza che ha permesso anche la diffusione di numerose milizie paramilitari, fra cui i neo-nazisti di Azov, le cui forze si sono legate a certi apparati di sicurezza della nazione.

Altrettanto grave è il problema della criminalità organizzata, in stretta connessione con le mafie russe, considerata una delle più potenti a livello globale. Questa rete criminale è al centro dell’immenso traffico d’armi internazionale, favorito anche dal caos bellico e dalla quantità di forniture provenienti dai Paesi occidentali, Italia compresa.

Numerose preoccupazioni continuano a venire sollevate temendo il drastico aumento del commercio illegale: «Possiamo aspettarci un flusso di armi in Europa e oltre. Dovremmo essere allarmati e dobbiamo aspettarci che queste armi saranno esportate non solo nelle nazioni vicine, ma anche in altri continenti», ha ammonito il capo dell’Interpol Jürgen Stock.

La combinazione di queste problematiche potrebbero rendere veramente ardua, se non impossibile, l’effettiva adesione all’Unione europea. Un processo che richiederà anni di valutazioni e riforme. Inoltre la guerra in corso, il collasso economico e i possibili costi della ricostruzione, stimati oltre i 1100 miliardi di euro, potrebbero alimentare ulteriori resistenze di vari governi europei nel prossimo futuro.

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