Diritti

ə figliə sono un ostacolo alla carriera delle donne?

La digital media company Freeda ha condotto un’indagine sul tema lavoro e maternità, intervistando 500 donne tra i 25 e i 44 anni. Per il 63%, la risposta è affermativa
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
21 giugno 2022 Aggiornato alle 21:00

A quante donne è capitato di dover scegliere tra far carriera e avere figliə? A molte, a quanto pare. Sicuramente al 77% delle 500 intervistate dell’indagine condotta da Freeda, la digital media company che riunisce una community di 10 milioni di persone sui suoi vari canali social.

Lo studio nasce da un’idea della giornalista e corrispondente a Milano per il quotidiano economico-finanziario britannico Financial Times, Silvia Sciorilli Borrelli, che ha scritto un libro, edito da Solferino e pubblicato il 10 giugno, e vi ha dedicato un capitolo.

Il volume si chiama “L’età del cambiamento. Come ridiventare un Paese per giovani”, l’indagine viene analizzata in “Vietato riprodursi”, che comprare verso la seconda metà del saggio. Che parte da un dato: l’italia è uno dei Paesi dell’Ocse con il più basso tasso di natalità.

Freeda ha deciso di chiedere direttamente alla community, composta prevalentemente da donne tra i 25 e i 34 anni, quali fossero le criticità in tema di maternità e lavoro, per indagare le difficoltà legate al genere.

Non hanno risposto solo italiane, ma anche donne provenienti da Regno Unito, Spagna e America Latina, che sono gli altri Paesi in cui opera la piattaforma che sensibilizza su diversity e inclusione.

Avere figliə in età giovanile è un limite per carriera e guadagno? Sì, per il 64% delle intervistate. Avere figliə è un ostacolo, in generale, per lo sviluppo professionale? Sì, per il 63%. Più della metà, in entrambi i casi. Di conseguenza, rimanere incinta e doverlo comunicare diventa anch’esso un grande ostacolo: il 59% avrebbe paura a dirlo ai propri superiori.

E poi, forse, il dato più sconvolgente. Al 42%, in sede di colloquio di lavoro, è stato chiesto: “Hai intenzione di avere un figlio?”. Una pratica illegale secondo il Codice delle Pari Opportunità, che vieta ogni forma di discriminazione che si basi sullo stato sentimentale, di famiglia o di gravidanza.

E non è legale neanche fare la selezione del personale sulla base dell’orientamento sessuale o sullo stato matrimoniale, se aveste qualche dubbio a riguardo. Il 91% di chi si è sentita rivolgere la domanda sulla maternità, comunque, l’ha trovata inopportuna, ma la risposta è arrivata: il 72% ha detto la verità, il 15% ha mentito e solo il 13% non ha proferito parola.

Il 51% di queste risposte arriva dall’Italia, il 34% da Spagna e Sud America. L’83% delle donne italiane raggiunte lavora, il 78% è in una coppia e ha figliə. E qui emerge anche il tema dei congedi parentali obbligatori, che per l’82% delle italiane aiuta a conciliare le attività legate con il lavoro e contribuisce a una ripartizione più equa delle responsabilità tra i genitori.

Perché, come ha spiegato a La Svolta Andrea Scotti Calderini, Ceo e Co-Fondatore di Freeda, è un discorso che riguarda anche gli uomini: «Dobbiamo dare al congedo di paternità la stessa valenza che diamo alla maternità, perché fare figli è una responsabilità al 50%. In Spagna, per esempio, dove abbiamo una sede, la formula è uguale per donne e uomini ed equivale a sedici settimane».

Un’utopia in Italia, per ora. Ma questo ferma la voglia di diventare madri? Il 40% non rinuncerebbe alla professione dei propri sogni per diventare genitore, mail 69% delle intervistate totali vorrebbe avere figliə, così come il 76% delle italiane. C’è da dire, però, che tra loro il 44% ritiene che il proprio stipendio (o quello del proprio partner/coniuge) non sia sufficiente per mantenere un figlio senza rinunciare al lavoro.

E allora come si fa? Si costruisce una società in cui non si debba scegliere tra lavorare ed essere madri.

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