Diritti

Essere omosessuale è un crimine in 69 Paesi del mondo

La cifra arriva a 72 se si considerano quelli in cui non esiste una legge a riguardo, ma le persone gay vengono condannate de facto. Alcuni prevedono la pena di morte
Credit: Teddy Osterblom/ Unsplash
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
6 giugno 2022 Aggiornato alle 09:00

“Tutti gli esseri umani dovrebbero essere trattati con rispetto e dignità e dovrebbero poter vivere senza paura, non importa chi siano o chi amino”: con questo messaggio, pubblicato su Twitter e pronunciato dal Presidente Usa Joe Biden, l’ambasciata statunitense in Kuwait ha deciso di celebrare il mese del Pride, dedicato alla comunità LGBTQ+. Ma non tutti l’hanno presa bene.

L’emirato, che si affaccia sul Golfo Persico e confina con Iraq e Arabia Saudita, ha criticato il tweet e l’immagine sottostante, una bandiera arcobaleno con la scritta “Pride Month” - mese del Pride -, perché “sostiene l’omosessualità”.

Il ministero degli Esteri del Kuwait avrebbe poi convocato l’ambasciatore James Holtsnider per consegnargli un memorandum che condannava il post, esortandolo a rispettare le leggi locali e non pubblicare quel genere di contenuti: secondo i funzionari kuwaitiani violerebbero le convenzioni internazionali perché non rispettano le leggi e i regolamenti dello Stato.

Le norme kuwaitiane, infatti, prevedono che l’omosessualità sia reato: essere gay è illegale e viene punito con pene fino a sette anni di carcere. Fino al 16 febbraio 2022 anche essere una persona trans era un reato penale, ma il 16 febbraio 2022 un tribunale ha abrogato l’articolo 198 che criminalizzava “l’imitazione del sesso opposto” e prevedeva multa e reclusione fino a un anno, definendolo incostituzionale.

Il Kuwait fa parte dei 69 Paesi in cui essere gay è un reato: si tratta di circa un terzo del totale nel mondo. Circa la metà sono Paesi dell’Africa. La cifra raggiunge quota 72 se si considerano anche quegli Stati che, pur in assenza di leggi specifiche, condannano de facto l’omosessualità: si tratta di Egitto, Afghanistan e Iraq.

Le pene possono essere più o meno gravi, e possono arrivare perfino alla condanna a morte, prevista in Nigeria, Pakistan, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Yemen, Iran, Somalia e Mauritania. Le persone più colpite da queste punizioni sono gli uomini: numerosi Paesi, come per esempio lo Stato insulare di Antigua e Barbuda, nell’America centrale caraibica, ritengono legale l’omosessualità femminile, ma non quella maschile.

L’indice dei viaggi in sicurezza per la comunità LGBTQ+ riporta i dieci paesi migliori e più sicuri al mondo: la Svezia è al primo posto tra i più gay-friendly, seguita da Canada e Norvegia. I peggiori, invece, sono Nigeria, Qatar, Yemen, Arabia Saudita, Tanzania, Iran, Sudan, Barbados, Malaysia e Malawi. Qui l’omosessualità può essere punita, senza contare reclusione e pena di morte, anche con lapidazione e fustigazione.

I Paesi che prevedono la reclusione fino a 8 anni sono 30, quelli che puniscono con il carcere da 10 anni all’ergastolo sono 27: tra loro la Guyana, le Barbados, la Dominica e la Giamaica. Qui vige una legge, “Offenses Against the Person Act”, che risale al 1864 e prevede anche i lavori forzati.

Secondo World Population Review, un’organizzazione indipendente senza affiliazioni politiche, solo il 5% degli Stati membri delle Nazioni Unite ha scritto esplicitamente nelle proprie Costituzioni che la discriminazione basata sull’orientamento sessuale è vietata: la lista include Ecuador, Messico, Portogallo, Bolivia, Sud Africa, Svezia e Nepal.

Lo dimostra anche la mappa realizzata da Ilga-World, un organismo che riunisce le organizzazioni di difesa LGBT+ di tutto il mondo, che colora i Paesi in base al grado di protezione contro la discriminazione basata sull’orientamento sessuale: quelli che offrono una tutela costituzionale a dicembre del 2020 erano 11. Quelli che assicurano un’ampia protezione, 57. Tutele sul luogo di lavoro, 81. Ancora ben pochi, nel 2022.

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