Diritti

Iran: discriminate per una partita di calcio

Un gruppo di tifose è stato respinto all’ingresso dello stadio di Mashhad, durante il match tra Iran e Libano per le qualificazioni dei Mondiali. In Iran le donne allo stadio sono ammesse dal 2019, ma permangono i divieti
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12 aprile 2022 Aggiornato alle 11:00

Prima l’autorizzazione poi il dietrofront e la discriminazione ingiustificata: nessuna donna iraniana tra gli spalti dello stadio di calcio Imam Reza nella città di Mashhad in occasione della partita Iran-Libano giocata lo scorso 29 marzo e valida per le qualificazioni mondiali. A impedire l’ingresso di una dozzina di donne, comprese quelle che avevano già acquistato il biglietto, le autorità iraniane, che, come testimoniato sui social, avrebbero usato la forza e spray al peperoncino per allontanarle.

«Le autorità iraniane hanno ripetutamente dimostrato di essere disposte a fare di tutto per imporre il loro divieto discriminatorio e crudele nei confronti delle donne che frequentano gli stadi di calcio - ha affermato Tara Sepehri Far, ricercatrice iraniana di Human Rights Watch. Considerate le violazioni di lunga data delle autorità iraniane, la FIFA deve seguire le proprie linee guida globali contro la discriminazione e dovrebbe prendere in considerazione l’applicazione di sanzioni per l’inadempienza dell’Iran».

Dopo la denuncia della ONG internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani, la Federcalcio iraniana ha rilasciato una dichiarazione secondo cui le donne non sarebbero state ammesse allo stadio “per mancanza di preparazione” - nella nota veniva affermato che solo 9 donne avevano acquistato i biglietti.

Anche Mohamad Jafar Montazeri, il procuratore generale del Paese, ha risposto dicendo che vendere i biglietti alle donne senza farle entrare nello stadio è inaccettabile e che le autorità dovrebbero scusarsi e risarcire le donne. L’agenzia di stampa statale della Repubblica islamica IRNA ha riferito che il presidente Ebrahim Raeesi ha ordinato al Ministero dell’Interno di indagare sull’accaduto. Ma senza aggiungere altro o fare promesse sul futuro.

Dopo la rivoluzione islamica del 1979, alle donne iraniane è stato infatti negato l’accesso agli spalti, ufficialmente per proteggerle dalla maleducazione maschile. Sebbene il divieto non sia scritto in leggi o regolamenti, le autorità lo hanno applicato per decenni, con arresti, percosse, detenzione e abusi contro le tifose. La Fifa da anni chiede a Teheran di aprire gli stadi alle donne, permesso accordato in rarissime occasioni, e a un numero limitato tra il 2018 e il 2019 – dopo 40 anni, il match Iran-Cambogia disputato nel 2019, era stato il primo aperto alle donne.

Nonostante quanto recita lo statuto della Fifa, secondo il quale la discriminazione in base al genere - che sottintende anche l’esclusione di donne e ragazze dagli stadi - è “severamente vietata e punibile con la sospensione o l’espulsione”, dall’ottobre 2019 il governo iraniano ha utilizzato diverse tattiche per limitare il numero di donne a partecipare a eventi sportivi.

Poi l’autorizzazione a gennaio di quest’anno ad assistere alla partita tra Iran e Iraq per le qualificazioni ai Mondiali 2022: su 10.000 biglietti, 2.000 erano stati riservati alle donne. Una vittoria durata ben poco e un ritorno che ha tutte le caratteristiche di essere simile al passato: guardare una semplice partita di calcio, in Iran, è ancora qualcosa riservata solo agli uomini.

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