Ambiente

Il Parlamento Europeo si divide sul clima

La plenaria riunita a Strasburgo ha respinto il dossier sulla riforma del mercato dei permessi di emissione (Ets): contro anche verdi e socialisti. Ora il rapporto torna in Commissione Ambiente
I membri del Parlamento Ue durante una sessione di voto sul piano "Fit for 55", l'8 giugno.
I membri del Parlamento Ue durante una sessione di voto sul piano "Fit for 55", l'8 giugno. Credit: EPA/JULIEN WARNAND
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
8 giugno 2022 Aggiornato alle 21:00

Oggi, il Parlamento Europeo in seduta plenaria ha concluso le votazioni del piano Fit for 55, il pacchetto di norme varato nel luglio 2021 dalla Commissione Ue volto a ridurre del 55% le emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, nell’ottica della transizione verde prevista dal Green Deal europeo.

L’Europarlamento, infatti, ha votato contro il rapporto sulla riforma del mercato Ets firmato da Peter Liese (Ppe, Germania). Bocciato quindi il dossier relativo al sistema per lo scambio di quote di emissione, che ora tornerà alla Commissione Ambiente. Secondo quanto dichiarato da Ansa, «un riesame della proposta a Strasburgo potrebbe non arrivare prima di settembre».

La rottura si è consumata sulla data finale di eliminazione delle quote gratuite sulla quale era stato raggiunto un accordo, infine bocciato col voto contrario di 11 europarlamentari tra i quali anche verdi e socialisti, che lo hanno ritenuto un compromesso troppo debole. «Una situazione inaspettata ma la gestiremo», ha commentato il presidente della commissione Ambiente Pascal Canfin.

«Il gruppo dei S&D ha bloccato la riforma del sistema Ets perché non ha ottenuto quello che voleva, ovvero una riforma ideologizzata che penalizza i lavoratori», ha dichiarato il vicepresidente del Ppe e coordinatore di Fi, Antonio Tajani, «pur di bloccare tutto si sono alleati con l’estrema sinistra e l’estrema destra».

Rinviati a data da destinarsi anche il rapporto sul Fondo sociale per il clima – i 72 miliardi di euro stanziati per sostenere le famiglie a basso reddito e le piccole imprese – e quello sul meccanismo di adeguamento della CO2 alle frontiere (CBAM), che prevede dazi sulle importazioni inquinanti.

«Un clamoroso fallimento consumatosi in aula su quello che da sempre è un cavallo di battaglia di questa Ue», commentano in una nota Marco Zanni e Marco Campomenosi, presidente e capodelegazione Lega del gruppo Identità e Democrazia, secondo i quali «serve meno ideologia e propaganda e più buonsenso e concretezza».

Il Pd però resta ottimista. «La destra sperava di affossare la riforma», ha dichiarato il capodelegazione del Pd Brando Benifei al termine della sessione di voto, «ma ha fatto male i conti: nonostante il voto contrario dei gruppi parlamentari della Meloni e di Salvini, il Parlamento europeo ha deciso di riportare i dossier all’esame della Commissione Ambiente per trovare un nuovo equilibrio nel testo e andare avanti».

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