Pietro Colucci
Pietro Colucci (Emanuele Berardi)
Ambiente

Termovalorizzatore a Roma: «Un progetto obsoleto dalla nascita»

Dopo Chicco Testa anche Pietro Colucci, ex presidente di Assoambiente e azionista di riferimento di Innovatec, dice la sua sulla proposta del sindaco Gualtieri. Definendola una soluzione che riporta le lancette del settore indietro di 20 anni
di Riccardo Liguori
Riccardo Liguori
Riccardo Liguori giornalista
Tempo di lettura 6 min lettura
10 maggio 2022 Aggiornato alle 16:37

Dopo l’annuncio del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, sembra sempre più probabile che, entro il 2025, la capitale verrà dotata di un termovalorizzatore. Come soluzione per l’annoso e profondo problema dello smaltimento dei rifiuti indifferenziati.

Una strategia che, però, sembra sempre più divisa. Tra ultime voci del coro avverse a questo progetto c’è quella dell’ex sindaca Virginia Raggi, che la scorsa domenica ha organizzato una raccolta firme contro l’iniziativa di Gualtieri. La pentastellata ha, in aggiunta, promesso di fare causa all’inquilino di palazzo Senatorio.

Su questo progetto così divisivo si esprime anche Pietro Colucci, imprenditore specializzato in clean tech ed editore de La Svolta.

Come ha letto la notizia della costruzione di un termovalorizzatore nella capitale?

Da una parte positiva, perché esprime la volontà di risolvere in via definitiva un problema che assilla da troppi anni Roma. Dall’altra negativa, perché individua una soluzione che riporta indietro le lancette del settore di due decenni.

I cittadini romani come vivranno questa decisione?

Ho vissuto a Roma quasi vent’anni e credo che i romani anelino una soluzione che riporti la città agli standard delle altre grandi capitali europee e che tutto il mondo si aspetta! Hanno vissuto troppi anni nell’emergenza, con strade invase dai rifiuti e poi dai ratti, cinghiali, gabbiani, per non aspettarsi e forse pretendere una soluzione definitiva.

E l’industry?

Quale industry? Oggi la termovalorizzazione è saldamente nelle mani di pochi operatori, cioè le multiutility, che hanno le competenze, le risorse finanziarie e le capacità gestionali per proporre una soluzione. È un fatto negativo? Di per sé no, perché aziende come A2A, Hera, Iren, Acea, sono eccellenze italiane, aziende ormai competitive ed efficienti, neanche lontanamente paragonabili alle vecchie aziende municipalizzate da cui pure provengono! Ma lo è perché il settore è andato in un’altra direzione, che è quella indicata dal legislatore europeo, unico vero arbitro in materia di rifiuti. Ha imboccato la strada dell’economia circolare sviluppando una filiera di competenze, innovazione e occupazione virtuosa e rivolta al futuro. E questa scelta ne tarperebbe le potenzialità.

Quanto paga, Roma, per i suoi “rifiuti quotidiani”?

Il dato è variabile a seconda delle destinazioni finali, ma oggettivamente tra le tariffe più alte d’Italia perché incidono molto anche i trasporti, non avendo la regione sviluppato un proprio sistema autonomo di trattamento, recupero e/o smaltimento. E questo è stato il vero drammatico errore che ha portato all’emergenza attuale e all’esigenza di accelerare i tempi da parte de nuovo sindaco.

Come funziona un termovalorizzatore del 2022? È a favore o è contrario all’iniziativa?

È una tecnologia consolidata ormai e affinata nel tempo da innovazioni tecnologiche e capacità gestionali. Oggi produce energia e calore e ha tassi di inquinamento risibili. Ma non è questo il tema. Sono personalmente contrario all’iniziativa per ragioni ambientali, economiche e sociali.

Vent’anni anni fa era una tecnologia ancora valida: al tempo, si producevano molti più rifiuti pro-capite, non c’era una filiera del recupero; i costi venivano di fatto scaricati sulla fiscalità generale attraverso i contributi energetici alla produzione di energia elettrica e non esisteva la sindrome Nimby!

Oggi il cambio di paradigma introdotto dall’Europa e strenuamente sostenuto dalle associazioni ambientaliste ha cambiato la mentalità: si producono meno rifiuti all’origine e si differenzia moltissimo e ancora di più lo si farà in futuro, non ci sono più contributi al Waste to Energy e gli impianti devono stare in piedi a tariffe di mercato, infine nessuno vuole impianti di quel tipo sotto casa e non sarà facile localizzare un sito idoneo.

A suo avviso, perché il sindaco ha preso questa iniziativa? E perché 5 Stelle e Legambiente sono contrari?

Il sindaco ha bisogno di dare risposte immediate e questo è solo encomiabile da parte sua. L’alternativa al termovalorizzatore è un sistema complesso fatto di progetti complementari tra loro, che vanno dalla raccolta differenziata spinta ai sistemi di recupero di filiera, scelte laboriose che implicano condivisioni e tempi e forse il sindaco non se lo può più permettere. Da parte sua è comprensibile!

Invece, la contrarietà dei 5 Stelle e di Legambiente non è minimamente associabile anche se i motivi ispiratori sono simili.

I 5 Stelle hanno bloccato la città con un ambientalismo del “no”, molto anni ‘70, con il miraggio utopistico dei “rifiuti zero” in una realtà di per sé già molto difficile come Roma. Questo ha portato a non scegliere e, dunque, al disastro attuale.

Legambiente è un ambientalismo moderno e pragmatico: auspicano scelte sistemiche basate su differenziata e impiantistica complessa ed efficiente, ma volte all’economia circolare come indicato dall’Europa. Una posizione su cui concordo in pieno.

Ha letto l’intervento di Chicco Testa su La Svolta? C’è un Comitato a favore del futuro termovalorizzatore romano.

Sì, l’ho trovata simpatica come trovata, un po’ scanzonata e provocatoria come spesso sono i romani, ma mi pongo una domanda altrettanto provocatoria: è proprio sicuro, il presidente di Assoambiente di fare l’interesse dei suoi associati?

Lo dico da past president della stessa associazione. Gli iscritti sono imprese di dimensioni medio piccole che, non potendo ambire a realizzare impianti di questo tipo, si sono specializzate in altre tecnologie e competenze, che valorizzano l’economia circolare e non l’incenerimento. Certo, l’associazione include anche alcune multiutility, ma non certo la generalità degli iscritti. Staremo a vedere.

Come si dovrebbe approcciare il tema dei rifiuti, a Roma? Cosa consiglierebbe al sindaco Gualtieri?

Le regole e le best practice sono tutte già scritte, non bisogna inventare nulla, basta copiare: raccolta differenziata spinta, impianti di digestione anaerobica con produzione di biogas per l’umido, impianti di trattamento meccanico per la parte secca residua, che sarà sempre minore e fin quando gli obiettivi non saranno raggiunti una piccola discarica di servizio ben gestita e da chiudere prima possibile. Fine della storia.

L’obiettivo del termovalorizzatore entro il 2025 è sensato?

Se il sindaco riceverà poteri straordinari di tipo commissariale, il 2025 potrebbe essere un termine alla portata.

Ma a parte il sindaco Bucci a Genova per la ricostruzione del Ponte Morandi, non ho mai visto usare i poteri straordinari in Italia, perché in questo Paese un abuso d’ufficio non si nega a nessuno. Tutti propendono per gli iter autorizzativi ordinari e questo farebbe slittare di molto i tempi, rendendo la scelta ancora più anacronistica. Sarà un impianto che nasce vecchio, se non obsoleto!

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