Il termovalorizzatore di Copenhagen: sopra c'è una pista da sci.
Il termovalorizzatore di Copenhagen: sopra c'è una pista da sci.
Ambiente

Termovalorizzatore di Roma: cosa c’è da sapere

Il sindaco Roberto Gualtieri ha annunciato di voler dotare la città di un nuovo impianto entro il Giubileo del 2025. Per portare la Capitale negli standard europei: al momento, il 30% dei rifiuti va ancora in discarica. Troppo
di Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 6 min lettura
22 aprile 2022 Aggiornato alle 19:00

Nell’assemblea straordinaria sulla gestione dei rifiuti che si è tenuta mercoledì mattina in Campidoglio, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha annunciato di voler dotare la città di un termovalorizzatore entro il Giubileo del 2025, di cui Gualtieri è stato nominato commissario.

L’impianto verrà realizzato da Acea, la società di energia elettrica e gas partecipata al 51% dal Comune, avrà una capacità di 600.000 tonnellate annue e un costo tra i 600 e i 700 milioni di euro. Il luogo destinato a ospitarlo è ancora in fase di studio.

Il piano di Gualtieri

«Il nuovo impianto ci permetterà di abbattere del 90% l’attuale fabbisogno di discariche», ha dichiarato Gualtieri, che ha specificato come questo consentirà di avere «una piccola discarica di servizio per il conferimento di residui inerti che potrà limitarsi a sole 60.000 tonnellate l’anno», al contrario di quelle ora presenti sul territorio.

Oggi Roma manda in discarica circa 450.000 tonnellate di rifiuti l’anno tra indifferenziati e scarti della quota differenziata, ovvero il 30% sul totale dei rifiuti prodotti, al di sopra della media nazionale.

L’impianto sarebbe il secondo nel Lazio dopo il sito Acea di San Vittore (Frosinone), e consentirebbe di rendere Roma meno dipendente da impianti terzi, che oggi trattano il 96% della quota differenziata e l’85% di quella indifferenziata.

«Roma Capitale chiude il ciclo dei rifiuti con impianti propri per una quota inferiore al 2%» ha ricordato Gualtieri. «Si tratta di una percentuale irrisoria, senza eguali in altre città italiane e lontanissima dagli standard delle capitali europee».

Chi è favorevole

«La realizzazione di un impianto di termovalorizzazione a Roma è l’annuncio che attendevamo. La nostra capitale è, insieme ad Atene, l’unica in Europa che non chiude il ciclo dei rifiuti sul territorio. Abbiamo la Tari più alta d’Italia perché spendiamo 170 milioni di euro annui per il trasporto dei rifiuti in altre regioni», ha commentato il segretario generale della Fit-Cisl del Lazio Marino Masucci.

Favorevole anche il presidente di Assoambiente Chicco Testa, che ha parlato di «decisione storica». Consensi bipartisan dal mondo della politica a eccezione del Movimento 5 Stelle, da Matteo Salvini a Enrico Letta passando per Italia Viva e Carlo Calenda, che sottolinea come «adesso è importante cambiare rapidamente il piano regionale sui rifiuti, che non prevede un termovalorizzatore».

In un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore, Roberto Gualtieri ha commentato che quello della Regione è «un vincolo dettato dagli errori della precedente amministrazione». E ha aggiunto: «Sono sicuro che riusciremo a trovare soluzioni idonee anche alla luce delle prossime scadenze giubilari».

Chi dice no

Ma c’è chi la pensa diversamente. «La costruzione del secondo più grande termovalorizzatore italiano è una scelta totalmente sbagliata, contraria alle politiche ambientaliste e ai principi di sviluppo ecosostenibile ed economia circolare», hanno dichiarato il presidente di Legambiente Lazio Roberto Scacchi e il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani.

E aggiungono: «Un progetto simile andrebbe in direzione esattamente contraria anche a percorsi virtuosi messi in campo da questa stessa amministrazione. Bisogna invece spingere il porta a porta a tutte le utenze domestiche, puntare a una differenziata altissima, alla tariffa puntuale, a nuove isole ecologiche e biodigestori per l’organico». Critico anche il segretario della Cgil di Roma e del Lazio Natale Di Cola.

Secondo l’amministrazione capitolina, però, il nuovo impianto avrebbe un impatto ambientale «sostanzialmente nullo». «Il nuovo impianto e l’insieme del nostro piano determineranno una riduzione delle emissioni del 44%, con una riduzione del 15% delle emissioni relative al trasporto, del 18% sull’impiantistica e del 99% sulle emissioni da discarica», sostiene Gualtieri.

«La completa chiusura e autonomia del ciclo dei rifiuti», aggiunge il sindaco, «consentirà inoltre un vero e proprio abbattimento dei costi del trattamento, che ci consentirà di ridurre la Tari di almeno il 20% e di potenziare in misura significativa le attività di raccolta e di pulizia della città».

Il tipo di termovalorizzatore

Come spiega bene Wired, i termovalorizzatori, chiamati anche “inceneritori di rifiuti con recupero energetico” o semplicemente “inceneritori”, “sono inceneritori di seconda generazione che oltre a bruciare i rifiuti secondo le Best Available Techniques sono in grado, durante la combustione, di recuperare il calore sviluppato e utilizzarlo per produrre vapore, successivamente impiegato per la produzione di energia elettrica o come vettore di calore (teleriscaldamento)”.

In Italia sono attivi in tutto 37 termovalorizzatori. Si trovano in prevalenza al Nord, che possiede 26 impianti contro i 5 operativi al Centro e i 6 al Sud. In sette anni, dal 2013 al 2020, gli impianti sono diminuiti di 11 unità, in particolare nelle regioni del centro Italia.

Rispetto ad altri Paesi europei, si tratta di un dato complessivo esiguo se paragonato ai 126 impianti della Francia e ai 96 della Germania, come rileva una mappa realizzata da Utilitalia sui dati Ispra.

L’impatto ambientale

Per quanto riguarda l’inquinamento generato, secondo il Libro bianco sull’incenerimento dei rifiuti urbani realizzato dal Politecnico di Milano e di Torino e dalle Università di Trento e di Roma Tor Vergata, «la discarica ha un impatto 8 volte superiore a quello del recupero energetico negli inceneritori».

Inoltre, secondo lo studio, “per gli inceneritori ci sono limiti molto stringenti alle emissioni che non hanno eguali nel panorama delle istallazioni industriali. Relativamente alle pm10, il loro contributo è pari allo 0,03% contro il 53,8% delle combustioni commerciali e residenziali”.

La differenziata

Nella riunione del consiglio comunale che si è svolta mercoledì, Gualtieri ha anche dichiarato di voler portare al 65% il livello della raccolta differenziata, e di aver dato mandato ad Ama di presentare progetti da destinare ai bandi del Pnrr per due impianti finalizzati al trattamento della frazione organica.

«In questo modo», ha dichiarato il sindaco, «il ciclo dell’organico si avvierà a una definitiva chiusura rispetto alla situazione attuale, nella quale l’80% della frazione organica di Roma confluisce in impianti di terzi e fuori regione».

Leggi anche
Nucleare
di Riccardo Liguori 3 min lettura