Culture

Anche il teatro può essere… riciclato

Un’intera produzione realizzata con il recupero di materiali di scarto: è il progetto “EcoTeatro” di un giovane team artistico in provincia di Mantova. Un’idea nata durante la seconda ondata pandemica per tagliare i costi. E puntare sulla sostenibilità
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
29 aprile 2022 Aggiornato alle 17:00

Legname e tessuti di scarto per costruire scenografie e oggetti di scena interamente riciclati. Si chiama EcoTeatro, il progetto innovativo che realizza un’intera produzione teatrale riutilizzando materiali di scarto. A renderlo possibile sono stati il giovanissimo regista e scenografo Lorenzo Giossi, la sorella e costumista Ilaria Giossi (originari di Bologna) e la soprano Elisa Benadduce (di Mantova).

“Su un palcoscenico il barattolo di uno yogurt può trasformarsi nell’obiettivo di una macchina fotografica, mentre con alcune bottigliette di plastica si può costruire un albero scenografico. Perché il teatro è innanzitutto trasformazione” ha spiegato a La Svolta Lorenzo Giossi, appena trentenne ma già con un curriculum di tutto rispetto alle spalle e varie esperienze di regia al Teatro Sociale a Bergamo, al Verdi di Trieste e al Carlo Felice di Genova.

L’idea di un teatro più green è nata durante la seconda ondata pandemica, quando le lievi speranze di tornare a esibirsi sono state rapidamente spazzate via da una seconda chiusura. Nei lunghi mesi di stop alle programmazioni teatrali, e di manifestazioni da parte degli operatori del settore, tanti grandi magazzini di scenografia sono stati costretti a chiudere i battenti per le enormi difficoltà nel pagare gli affitti.

Il destino dei materiali e dei costumi di scena rimasti invenduti sarebbe stato di finire in discarica. Giossi, allora, ha avuto un’illuminazione: le piccole realtà teatrali con mezzi economici limitati si sarebbero servite volentieri di materiali già disponibili, tagliando i costi di produzione, fornitura e smaltimento.

EcoTeatro, però, nasce non solo dalla volontà di essere più ecosostenibile, ma anche da un intento diverso. “Oggi il teatro non è più percepito come un servizio sociale, come una priorità. Eppure, anche la più piccola città ha sempre il suo comune, la sua chiesa e il suo piccolo teatro. Ho capito quindi che mancava un dialogo con la comunità”.

Con legno, gomma piuma e pallet scartati da commercianti, falegnami, meccanici, ed elettrauti, ha costruito assieme a Ilaria Giossi e alla cantante lirica Elisa Benadduce, l’EcoTeatro e le sue scenografie, ottenendo anche il Premio speciale al Festival Nazionale letterario di Pisa. “Si crea una relazione virtuosa tra gli artisti e chi decide di donare qualcosa di suo. È questa la chiave per riportare le persone in teatro: il meccanico o il falegname si siederanno in platea perché hanno contribuito concretamente alla messa in scena dello spettacolo”.

Lo spazio che accoglie il progetto - nel mantovano, nel comune di Pegognaga, dove il terremoto del 2011 aveva danneggiato l’unico teatro esistente, rimasto poi chiuso per diversi anni – ha visto l’estate scorsa la prima stagione lirica realizzata dal team, che quest’anno tornerà a partire dal 24 giugno con Il barbiere di Siviglia, poi il 2 luglio con La magia della voce e il 9 luglio con La Bohème.

Per i più piccoli invece quest’anno i fratelli Giossi e Benadduce hanno lanciato l’iniziativa “Officina teatro”, un laboratorio che ha coinvolto, con l’appoggio del Comune di Pegognaga, due classi di 5°elementare dell’Istituto comprensivo della città e che va a implementare il programma di Educazione Civica.

L’intento è quello di promuovere sin dall’infanzia una nuova “coscienza culturale” e sensibilità per il teatro, in particolare per l’opera lirica. A partire da uno studio più teorico dei libretti operistici e della storia dei compositori, fino alla realizzazione di uno spettacolo finale tratto da un’opera lirica: questo consente aə bamnbinə di sperimentare tutti i mestieri legati alla produzione teatrale, dal ruolo dello scenografo, a quello del fonico, dal macchinista, al costumista.

Ma anche di condividere lo spirito di squadra e l’idea di un successo condiviso. Con il risultato di portare in scena un’esibizione che è non solo a misura di bambinə, ma fatta interamente daə bambinə.

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