Ambiente

I custodi dei semi di Acoma Pueblo

Un sistema di coltivazione antico praticato da centinaia di anni nel New Mexico si propone come una soluzione alternativa alle monocolture intensive. In grado di resistere agli effetti del climate change
Credit: www.theguardian.com/environment/2022/apr/18/seed-keeper-indigenous-farming-acoma
Riccardo Liguori
Riccardo Liguori giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
24 aprile 2022 Aggiornato alle 09:00

Ettari di terra strappati all’aridità, che diventano delle vere e proprie “foreste alimentari”, come le definisce il 34enne Aaron Lowden, agricoltore ad Acoma Pueblo, nel nord-ovest del New Mexico. Qui gli antichi metodi di coltivazione indigeni vengono tramandati per proteggere le colture dagli effetti del climate change.

Grazie a questo approccio tradizionale, i campi vicino al fiume San Jose, per secoli principale irrigatore di piante e ortaggi delle popolazioni indigene, diventano terreno fertile per coltivare mais blu di Acoma, fagioli gialli Hopi e zucca invernale Acoma. Ma anche girasoli e amaranto, diventati obsoleti dopo l’arrivo degli Europei nelle Americhe.

La pratica di coltivazione indigena prevede di interpiantare le colture per scoraggiare l’insorgere e la diffusione di erbacce e parassiti. Con il beneficio di mantenere l’umidità del terreno, arricchendolo.

Ai margini dei campi di Acoma svettano giganteschi girasoli cimelio - usati per attirare gli insetti impollinatori - e file di amaranto. «Con la coltivazione complementare, replichiamo quei sistemi che possiamo osservare in natura», ha spiegato al Guardian Lowden, che è anche direttore del programma per Ancestral Lands, un’organizzazione no-profit che sostiene la gestione sostenibile della terra nelle comunità indigene. «Si tratta di migliaia di anni di conoscenza tramandata».

Secondo le Nazioni Unite, nel ‘900 il 75% della diversità delle colture è andata perso. Ciò è dovuto all’abbandono, da parte degli agricoltori, di numerose varietà locali di vegetali per investire nelle monocolture ad alto rendimento. Spesso proposte in ambienti non adatti.

Da 10 anni, Lowden si impegna per ripristinare ad Acoma le colture e le pratiche agricole tradizionali reintroducendo le colture tradizionali, grazie a una banca di 57 semi adattati e originari della regione. Il fine è garantire una indipendenza alimentare, contro la generale perdita di biodiversità, incentivata dal moderno sistema agricolo e, insieme, dalla crisi climatica.

«L’agricoltura non è un hobby», ha spiegato. «È la base della nostra cultura e della nostra sopravvivenza».

Nel corso degli anni, la diversità dei semi e la conoscenza dell’agricoltura ad Acoma, come in molte comunità, sono diminuite poiché «siamo passati dalle economie di cura alle economie di cassa, che dipendono dal sistema alimentare nazionale», ha affermato Lowden.

Attraverso la Ancestral Lands Farm Corp, Lowden ha iniziato a insegnare ai giovani Acoma i metodi tradizionali di agricoltura, la selezione e il risparmio dei semi. Così come la preparazione del cibo. Dal 2020 sono stati istruiti 65 agricoltori.

«La maggior parte di queste varietà antiche ha dimostrato di essere superiore in termini di nutrizione, meno esigente dal punto di vista idrico e più adattabile al clima», ha affermato Clayton Broscoupe, coltivatore tradizionale Mohawk, risparmiatore di semi e uno dei fondatori della Traditional Native American Farmers Association (TNAFA).

«Penso possa essere la nostra più grande risposta al cambiamento climatico», ha affermato Lowden.

A differenza della maggior parte delle fattorie convenzionali, il campo di Acoma viene irrigato solo due volte al mese. «Aspettiamo finché il mais non ci mostra di avere davvero bisogno di acqua», ha detto Lowden.

Per Lowden l’agricoltura è una questione di indipendenza. «Noi costituiamo una nazione. Non siamo solo americani, siamo Acoma. Una parte importante del mantenimento di quella sovranità dipende dalla capacità di nutrire il nostro popolo».

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