Economia

Quanto costerà ricostruire l’Ucraina

Perdite, distruzione e danni: dall’inizio della guerra in Ucraina le stime anche della Banca Mondiale parlano di numeri disastrosi. Si inizia a pensare alla ricostruzione, non senza difficoltà
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12 aprile 2022 Aggiornato alle 21:00

Le perdite totali dell’economia ucraina dovute alla guerra sarebbero già quasi di 600 miliardi di dollari: a stimare i danni sono il Ministero dell’Economia ucraino e il Kse Institute della Kyiv School of Economics che hanno pubblicato i risultati relativi all’impatto della guerra sul Paese. Una valutazione che include, oltre alle perdite infrastrutturali, anche quelle indirette come il calo del Pil, lo stop agli investimenti, la perdita di manodopera, la spesa aggiuntiva per la difesa e il sostegno sociale.

Dall’inizio del conflitto, almeno 23.000 km di strade e 37.000 metri quadrati di alloggi sono stati danneggiati, distrutti o sequestrati, colpiti oltre 250 ponti e cavalcavia, 10 aeroporti militari, 8 aeroporti e 2 porti. Solo nell’ultima settimana, i danni alle infrastrutture sono aumentati di 12,2 miliardi di dollari superando in totale gli 80 miliardi.

Di ripercussioni negative sull’economia ne parla anche la Banca mondiale che domenica ha pubblicato le proprie stime sulla situazione finanziaria dell’anno in corso: nel 2022 il Pil dell’Ucraina potrebbe infatti diminuire di circa 45 punti percentuale mentre nel 2023 si stima una leggera ripresa di poco superiore al 2% - nel 2021 il prodotto interno lordo era di 164 miliardi. In aumento anche il tasso di povertà che secondo la Banca mondiale passerà dall’1,8 dello scorso anno a quasi il 20% nell’anno del conflitto armato.

Nonostante i dati drammatici – l’istituto internazionale vede anche un calo del Pil russo dell’11,2% nel 2022 – si inizia a parlare di ricostruzione, tema cruciale sul tavolo dei negoziati. Gli economisti ci provano, facendo paragoni con la Germania del passato dopo la Seconda Guerra Mondiale, con l’Iraq, l’Afghanistan e il Kuwait. In un documento di 40 pagine, i ricercatori del Center for Economic and Policy Research (CEPR) stimano il costo totale della ricostruzione dell’Ucraina tra i 200 e i 500 miliardi di euro, più o meno in linea con i calcoli del governo. Il modo in cui avverrà la ricostruzione, e le riforme che l’accompagneranno, saranno importanti quanto i soldi spesi, si legge nel report del centro di ricerca, sottolineando che potrebbe trasformare un’economia un tempo dominata dagli interessi degli oligarchi.

Anche il Vienna Institute for International Economic Studies (WIIW), un think tank austriaco, ha calcolato che le regioni colpite dalla guerra (compresa la capitale Kyiv) generavano circa il 53% del Pil: «Anche escludendo Kyiv, un terzo della produzione industriale e agricola e circa un quarto delle esportazioni totali provenivano da quelle che oggi sono zone di guerra», ha dichiarato Olga Pindyuk, economista specializzata in Ucraina presso l’Istituto.

Per il momento, gli aiuti dall’Occidente sono stati di circa 7 miliardi di dollari, tenendo a galla le finanze pubbliche. Agli agricoltori sono stati dati 20 miliardi di grivna (675 milioni di dollari) in modo che possano continuare a lavorare i loro campi, e con la principale rotta di esportazione dell’Ucraina attraverso il Mar Nero bloccata, il governo sta collaborando con l’UE per facilitare il commercio via terra.

Tra i compiti principali che riguardano la ricostruzione, in primis c’è quello di ripulire le aree colpite da mine e altri detriti esplosivi: sebbene l’intera portata della contaminazione sia tutt’altro che chiara, l’esperienza passata dà un’idea dei costi da sostenere. Prima di una guerra su larga scala, il ministero della Difesa ucraino aveva dato delle stime sul costo dello sminamento della regione del Donbass - dove si combatte dal 2014 - pari a 650 milioni di euro. Se paragonato all’Iraq, il costo della rimozione delle mine potrebbe raggiungere circa 1 miliardo di dollari in un decennio.

C’è poi il nodo del cibo e del riparo: in quanto produttore di cereali e altri prodotti agricoli, l’Ucraina sarà probabilmente in grado di sfamare i bisognosi, ma il numero degli sfollati interni continuerà a crescere con 4,5 milioni di ucraini che hanno già lasciato il Paese - la Kyiv School of Economics ha stimato il valore delle abitazioni distrutte a 29 miliardi di dollari.

Infine, la ricostruzione delle infrastrutture danneggiate e delle strutture industriali sarà probabilmente la sfida più grande: la scuola di economia della capitale valuta che la distruzione indistinta, dalle centrali elettriche alle fabbriche, ai ponti e alle strade, finora superi i 50 miliardi di dollari. Lo stop alla produzione, la mancanza di manutenzione degli impianti e di investimenti, significano che anche le infrastrutture ancora in piedi dovranno essere rinnovate.

La ricostruzione richiederà piani, finanziamenti e un processo per stanziare fondi ai progetti: il governo ucraino ne ha istituito uno per la ripresa economica e i ministeri stanno avanzando proposte per quello che dovrà essere ricostruito. Con il ministero delle finanze che perde entrate di circa 2 miliardi di dollari al mese, sarà quindi necessaria liquidità per sostenere le finanze pubbliche. Il governo però, già molto indebitato, potrebbe rivelarsi incapace di prendere prestiti e rimborsarli: per gli aiuti economici, quindi, si dovrà parlare anche di alleggerimento del debito e sovvenzioni.

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