Ambiente

Nelle città la temperatura è aumentata di 1,2 gradi

Più giornate roventi e minori le precipitazioni. Ma l’inquinamento registra una lieve diminuzione e la copertura verde urbana aumenta. I risultati dell’ultimo report dell’Istat sulle ripercussioni del climate change in Italia
Riccardo Liguori
Riccardo Liguori giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
28 marzo 2022 Aggiornato alle 19:00

Aumentano le temperature minime e massime, così come le notti tropicali (quelle temperature minime maggiori di 20°) e i giorni estivi (in cui la temperatura massima supera i 30°). Parallelamente, diminuiscono le precipitazioni.

Un quadro che non fa ben sperare eppure, leggendo l’ultimo report Istat, una luce in fondo al tunnel forse c’è.

Ma partiamo dalle notizie più negative. In base ai dati pubblicati oggi dall’Istituto nazionale di Statistica e focalizzati sugli impatti del climate change, è emerso che nel 2020 in Italia la temperatura media annua è aumentata (+1,2° quella dei capoluoghi di regione nel 2020 rispetto al 1971-2000 e +0,3° la temperatura media generale rispetto al decennio 2006-2015), così come la quantità di notti tropicali e giorni estivi.

Le anomalie di temperatura media, sia minima che massima, hanno riguardato tutte città: in particolare Perugia (+2,1°C), Roma (+2°C), Milano (+1,9°C), Bologna (+1,8°C) e Torino (+1,7°C).

Il fenomeno, per quanto riguarda l’aumento di giorni estivi (15) ha riguardano soprattutto Aosta, Perugia, Roma e Trieste mentre le notti tropicali Napoli, Milano, Catanzaro e Palermo.

Parallelamente, sono diminuite le precipitazioni. Il 2020, insieme al 2011, è stato l’anno meno piovoso degli ultimi 10: il fenomeno ha colpito soprattutto 15 città, come Napoli, Genova, Catanzaro, Firenze, Bologna e Milano. «Nelle principali città, sovrapposta alla tendenza ad aumento generalizzato della temperatura media, la diminuzione della precipitazione è pari a -132 mm sul corrispondente valore medio del periodo 2006-2015», ha spiegato l’Istat. Le anomalie negative di precipitazione interessano 22 centri urbani, con punte a Napoli (-423,5 mm), Catanzaro (-416) e Catania (-359,7).

Poi il tema delle perdite idriche. Secondo l’Istat, nelle reti dei capoluoghi si disperdono giornalmente circa 2,4 milioni di metri cubi: una quantità pari a 41 metri cubi per chilometro di rete (44 nel 2018), e che riuscirebbe a soddisfare le esigenze idriche di circa 10 milioni di persone.

I livelli di perdite presentano il minimo nei capoluoghi del Nord-ovest (23,5%), per poi aumentare al Nord-est (32,8%), Centro (37,3%), Sud (43,6%) e toccare il massimo nelle Isole (52,2%).

Una notizia positiva, però, c’è. Anzi, due. L’Istat ha infatti rilevato una leggera riduzione dell’inquinamento atmosferico in tutte le città, con particolare riferimento a quelle metropolitane di Milano, Napoli e Roma così come l’aumento della copertura verde urbana, valida alleata nel contrasto al fenomeno delle isole di calore.

Da una parte, è emerso che nelle tre maggiori città l’inquinamento atmosferico (da particolato PM10, PM2,5, biossido di azoto e ozono) è in lieve miglioramento, nonostante Milano sia penalizzata dalla scarsa presenza di aree verdi (13,8% della superficie comunale, molto inferiore rispetto al 35,8% di Roma o al 31,5% di Napoli), Roma abbia il tasso di motorizzazione più elevato e Napoli il parco circolante più obsoleto. Parliamo di un Paese, l’Italia, che registra il tasso di motorizzazione, cioè il rapporto tra veicoli circolanti e popolazione residente, più alto dell’Unione europea, subito dopo il Lussemburgo: 668 auto ogni 1000 abitanti nel 2020.

L’Istat, come anticipato, ha anche rilevato un incremento della copertura boschiva a sviluppo naturale, volta a mitigare gli effetti delle isole di calore, dunque, l’aumento termico registrato nelle aree urbane «per effetto della concentrazione di strutture costituite da superfici radiative di materiali diversi (cemento, metalli, asfalto, etc.)» e spoglie di aree verdi.

In base a quanto riportato sul report, nell’ultimo decennio, la superficie dedicata alla forestazione urbana è aumentata del 14,9% (oltre 11,6 milioni di metri quadrati).

Gli interventi hanno riguardato 47 capoluoghi (31 nel 2011), in particolari in quelli delle isole e del Nord. Con una tendenza maggiore nelle città metropolitane rispetto ai capoluoghi di provincia.

In ogni caso, la disponibilità di aree verdi è massima nei capoluoghi del Nord-est (62,2 m2 per abitante, contro i 27,2 del Centro e il 25,1 del Nord-ovest), minima in quelli del Mezzogiorno (20,8 m2 per abitante al Sud e 19,5 nelle Isole).

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