Culture

Per 100 anni abbiamo chiamato Machu Picchu col nome sbagliato

Uno studio del ministero del Perù ricostruisce una serie di errori dell’appellativo di una delle sette meraviglie del mondo moderno, patrimonio Unesco dell’Umanità
Tempo di lettura 3 min lettura
25 marzo 2022 Aggiornato alle 21:00

Quando passeggiate nelle strade della meravigliosa Cusco, un nome rimbalzerà in continuazione nelle vostre teste: “Machu Picchu!”. È praticamente impossibile, in questo angolo del Perù, che qualcuno non vi proponga di fare una escursione in una delle sette meraviglie del mondo moderno, patrimonio dell’Umanità Unesco, da anni meta di un turismo internazionale senza fine.

Eppure, ci dice oggi un nuovo studio, quel nome che avrete sentito mille volte potrebbe essere sbagliato. Per cent’anni forse, da quando l’esploratore statunitense Hiram Bingham lo riscoprì nel 1911 per poi renderlo famoso al mondo l’anno successivo, potremmo aver nominato l’antico sito Inca con un nome che non gli appartiene.

Secondo una ricerca pubblicata su Ñawpa Pacha, che si occupa dell’archeologia andina, questa straordinaria opera di architettura precolombiana incastonata in un luogo magico del Perù, ha assunto negli anni l’appellativo di “Machu Picchu”, che però potrebbe essere nato da incomprensioni, mentre il nome più corretto potrebbe essere quello conosciuto in passato dai suoi abitanti inca, ovvero “Huayna Picchu”, il nome della vetta delle montagne dove sorge il sito, oppure semplicemente “Picchu”.

I ricercatori Donato Amado Gonzales del Ministero della Cultura del Perù e Brian S.Bauer dell’Università dell’Illinois di Chicago raccontano di avere analizzato le mappe del XIX secolo, le informazioni nei documenti del XVII secolo e le note sul campo originali dell’esploratore Hiram Bingham. Nessuna fonte si riferisce in maniera diretta a “Machu Picchu”.

Quando Bingham individuò i resti delle rovine, queste erano già note a coloro che vivevano nella regione di Cusco, ma decisamente poco conosciute. Quelle poche persone che avevano idea dell’esistenza del sito, lo chiamavano probabilmente con un altro nome. “Ci sono dati significativi che suggeriscono che la città Inca fosse effettivamente chiamata Picchu o, più probabilmente, Huayna Picchu” scrivono gli esperti ricordando che 7 anni prima dell’arrivo dell’americano, alcuni atlanti del 1904 menzionavano Huayna Picchu riferendosi all’area.

Altri dettagli indicano poi che Bingham fosse a conoscenza, fin dalla sua partenza da Cusco, di un nome quale Huayna Picchu. È probabile però che successivamente, dopo aver incontrato un contadino che viveva nei pressi delle rovine, Melchor Arteaga, sia nato un possibile fraintendimento: questo avrebbe scritto sul taccuino dell’esploratore, a domanda sul nome del luogo, qualcosa come “Macho Pischo”, che per Bingham suonava più come “Picchu”. E pare che da lì in poi, riferendosi alle rovine, abbia utilizzato quel “machu picchu” che invece Arteaga potrebbe aver nominato non per indicare i resti inca, ma un altro punto.

Se la questione continua ad affascinare storici, archeologi e linguisti, e nonostante potremmo aver chiamato questo luogo misterioso con il nome sbagliato per almeno cent’anni, difficilmente anche se fosse comprovato l’errore cambierà nome: ormai Machu Picchu è un marchio di storia e turismo, diventato irrinunciabile per il Perù.

Leggi anche
emergenze
di Giacomo Talignani 3 min lettura
scoperte
di Giacomo Talignani 2 min lettura