Ambiente

Salviamo l’ecosistema del Perù

L’eruzione del vulcano a Tonga ha provocato la fuoriuscita di migliaia di tonnellate di petrolio al largo di Lima. Si teme per la vita di specie protette
Credit: Jean Wimmerlin
Tempo di lettura 4 min lettura
26 gennaio 2022 Aggiornato alle 07:00

Una corsa contro il tempo per salvare migliaia di animali. È quanto sta avvenendo in Perù, dove il governo ha dichiarato lo stato di emergenza ambientale per 90 giorni lungo il tratto di costa nei pressi della capitale Lima, dopo che è avvenuto lo sversamento di 6.000 barili di greggio da parte della petroliera della raffineria La Pampilla. Come noto, l’incidente è avvenuto come conseguenza dello tsunami e delle onde provocate dall’eruzione del vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha’apai lo scorso 15 gennaio.

L’impatto delle onde, oltre a provocare 2 vittime in Perù, ha portato a una «fuoriuscita di petrolio che costituisce un evento improvviso con un impatto significativo sull’ecosistema marino costiero ad alta diversità biologica e ad alto rischio per la salute pubblica» ha precisato il governo. Dopo la dispersione del greggio in mare e sulle coste, numerose spiagge e preziosi ecosistemi della zona - che va dal distretto di Ventanilla sino alle coste a nord di Lima nell’area di Santa Rosa e Ancón - sono stati giudicati ad alto rischio per quello che è il «peggior disastro ecologico a Lima negli ultimi tempi», ripetono le autorità locali. Che nel frattempo hanno già avanzato all’azienda considerata responsabile, la Repsol, la richiesta di risarcire i danni.

Le prime stime da parte del ministro peruviano Ruben Ramirez indicano uno sversamento che ha impattato su 21 spiagge e ha contaminato migliaia di chilometri quadrati di aree protette uccidendo dozzine di uccelli e diverse specie marine. Mentre operatori e volontari continuano a tentare di ripulire le spiagge e le coste, i veterinari e gli attivisti di diverse associazioni ambientaliste stanno correndo contro il tempo per tentare di salvare alcuni uccelli in via di estinzione colpiti dall’incidente. Nello zoo di Lima sono già stati trasferiti diversi animali, più di 40 uccelli e alcuni pinguini di Humboldt, specie considerata vulnerabile e da proteggere. Nello zoo Parque de Las Leyendas si sta facendo di tutto per curarli ma «non è un evento comune e non è chiaro quanti ne riusciremo a salvare, stiamo facendo del nostro meglio» ha ricordato la biologa Liseth Bermudez.

Gli animali stanno passando per un trattamento speciale con alcuni detergenti per riuscire a rimuovere il greggio, ad altri sono stati somministrati farmaci antibatterici e vitamine.

«Non abbiamo mai visto niente di simile nella storia del Perù» sostiene Bermudez. L’impatto del disastro ecologico, nel frattempo, si sta già facendo sentire anche sull’industria della pesca e del turismo. Per il biologo Guillermo Ramos se il petrolio continuerà a diffondersi molti altri animali moriranno. «Ci sono specie qui che si nutrono di crostacei e pesci che sono già contaminati» ha precisato. Fra quelli già trovati purtroppo senza vita, anche alcune lontre marine e c’è preoccupazione per oltre 150 specie di uccelli che in Perù dipendono proprio dal mare per nutrizione e riproduzione.

Anche secondo Juan Carlos Riveros, direttore scientifico della ONG Oceana Perù, il petrolio potrebbe influenzare la capacità riproduttiva di alcuni animali e causare difetti alla nascita negli uccelli, pesci e tartarughe. Secondo le prime stime - mentre prosegue il lavoro senza sosta per ripulire le aree colpite ed è stato ordinato il divieto di balneazione - la fuoriuscita avrebbe contaminato un’area costiera pari alla grandezza di 270 campi da calcio e attualmente osservate speciali sono soprattutto le correnti che potrebbero ulteriormente compromettere la situazione.

Leggi anche
Ambiente
di Giacomo Talignani 3 min lettura