Ambiente

11 Stati stanziano 11 miliardi di dollari alla Banca Mondiale per rispondere alla crisi climatica

L’impegno dei Paesi può espandere, in un decennio, la capacità finanziaria della Banca di 70 miliardi di dollari per affrontare cambiamento climatico e pandemie
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24 aprile 2024 Aggiornato alle 08:00

Un gruppo di 11 Stati, appartenenti alle aree più ricche del Pianeta, ha concordato una strategia per potenziare le azioni della Banca Mondiale con un capacità complessiva di oltre 11 miliardi dollari. Le risorse promesse da questi governi consentirebbero di moltiplicare per sei, o addirittura per otto volte, la capacità di leva finanziaria della Banca Mondiale, arrivando a mobilitare in via teorica fino a 70 miliardi di dollari per i progetti climatici e altre misure per affrontare le sfide in corso a livello globale.

La decisione è stata salutata positivamente dal presidente della Banca Mondiale, Ajay Banga, che ha sottolineato i progressi in corso: «Abbiamo lavorato duramente per sviluppare questi nuovi strumenti finanziari in grado di aumentare la nostra capacità di prestito, moltiplicare i fondi dei donatori e che, in definitiva, ci consentono di migliorare la vita di più persone. La generosità di questi Paesi è sia un sostegno ai progressi che abbiamo fatto per riformare la Banca, sia un segno del loro impegno condiviso per lo sviluppo a livello globale».

I nuovi strumenti economici-finanziari verranno finanziati e garantiti attraverso diverse misure: i governi di Francia, Giappone, Belgio e Stati Uniti si sono impegnati a finanziare il sistema di garanzia del portafoglio della Banca, che è uno strumento che consente ai Paesi ricchi di pagare i debiti dei mutuatari. Mentre i governi di Italia, Germania, Lettonia, Olanda, Danimarca, Norvegia e Regno Unito si sono impegnati a favore del capitale ibrido.

Il ministro italiano dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha ribadito l’importanza di queste misure: «L’Italia sostiene la stagione di riforme che sono in corso per far evolvere la Banca Mondiale verso una Banca migliore e più grande, e si impegna a offrire un ulteriore sostegno straordinario attraverso il capitale ibrido, un altro progresso chiave nell’implementazione con successo del G20 CAF lanciato dalla Presidenza italiana nel 2021».

Il Giappone invece fornirà il primo contributo al nuovo Livable Planet Fund, con un impegno stimato di 20 milioni di dollari. Inoltre ha promesso un ulteriore miliardo di dollari per la piattaforma di garanzia del portafoglio, diventando così il più grande donatore dichiarato del programma in questione.

Questi sforzi combinati sono il frutto di una serie di riforme avviate internamente alla Banca Mondiale, in combinazione con gli annuali incontri primaverili del Fmi, dove i ministri dell’Ambiente, delle Finanze e i funzionari delle Nazioni Unite si sono riuniti insieme per discutere le nuove misure finanziarie. Nei prossimi anni i Paesi poveri e quelli in via di sviluppo, a causa dell’aggravamento della crisi climatica, avranno bisogno di circa 2.400 miliardi di dollari all’anno per compiere la transizione verso le rinnovabili.

L’accelerazione degli strumenti finanziari climatici è ormai una questione imperativa e urgente: «C’è la volontà di tutti di perseguire le riforme e istituzioni come la Banca Mondiale sta facendo. Ma resta la questione se le riforme sistemiche verranno realizzate in tempi rapidi e su vasta scala. Se l’azione non supera l’inerzia delle banche multilaterali di sviluppo, le persone in tutto il mondo ne pagheranno il costo in termini di vite e mezzi di sussistenza», ha ammonito Tina Stege, inviata per il clima delle Isole Marshall, che chiede maggiori fondi e una drastica accelerazione delle pratiche per implementare effettivamente i piani di mitigazione climatici.

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