Ambiente

Splash! Panna montata, lenti a contatto, carta igienica: dove si buttano?

Ci sono materiali e prodotti davanti ai quali la raccolta differenziata a volte sembra una lotteria. Ecco la rubrica per non sbagliare bidone
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16 aprile 2024 Aggiornato alle 14:00

L’insegnamento della raccolta differenziata nelle scuole dovrebbe essere una materia obbligatoria. “A cosa serve, il suo significato e i suoi simboli” potrebbe essere il titolo della prima lezione, a cui tutti gli studenti italiani dovrebbero assistere. Gli allievi dovrebbero imparare come dividere i rifiuti nei contenitori e le regole per farlo in modo corretto, oltre al funzionamento di riciclo e smaltimento. D’altra parte, i Comuni potrebbero tenere corsi ad hoc, visto che le indicazioni variano in base alla località.

In fondo siamo tutti studenti e apprendisti della vita, pieni di dubbi, confusi e sempre di fretta. Soprattutto quando si parla di differenziare. Dove si butta questo? E quello? Si tramandano leggende di persone sopraffatte dall’incertezza davanti ai cassonetti tra plastica, vetro, carta, umido e indifferenziata. E i rifiuti ingombranti? Ah, già.

Scherzi a parte, qui si fa sul serio. Se ti è capitato di restare di fronte a un bidone insicuro ed esitante sul da farsi con un oggetto in mano, per qualche istante o per ore, sei nel posto giusto. Questa rubrica - in collaborazione con Junker App, piattaforma specializzata nella raccolta differenziata in Italia - cerca di dissipare la nebbia della raccolta differenziata che avvolge alcuni oggetti e materiali, per evitare errori e fare “Splash” nel contenitore giusto.

La panna montata

Stando agli esperti, la panna montata perfetta dovrebbe presentare un delicato colore bianco latte, vero indicatore della sua freschezza e purezza. Invece l’omogeneità aromatica dovrebbe essere uniforme, con un aroma fresco e lievemente dolce, arricchito dai tipici sentori del latte.

Io so solamente che mi piace sul gelato e sulle fragole. La primavera tra l’altro è proprio la stagione di queste ultime, anche se la produzione è leggermente rallentata a causa dell’escursione termica che si registra tra il giorno e la notte in queste settimane. Per fortuna i prezzi rimangono abbastanza bassi, dai 3,50 ai 4,50 euro al chilogrammo: pare che in concomitanza del week-end ci siano sempre dei rincari legati soprattutto all’aumento di richieste dal mondo della ristorazione.

Possiamo forse dedurre che crescerà anche la domanda di panna montata. Quindi dove vanno a finire le bombolette quando sono vuote? Vanno conferite nella raccolta dei metalli. Il tappo va invece nella plastica.

Le lenti a contatto

Esattamente tra un anno, il 15 aprile 2025, si terrà la prima Giornata Mondiale delle Lenti a Contatto, un’iniziativa per aumentare la consapevolezza sulla corretta e sicura gestione di questo strumento di correzione visiva.

Ideata da Euromcontact, la federazione europea delle associazioni e delle imprese produttrici di lenti a contatto e soluzioni, la data è legata alla nascita di Leonardo Da Vinci, il primo ad averne avuto l’intuizione concettuale. Nel 1508 difatti, il genio ha abbozzato tale invenzione in un suo trattato, indicando l’effetto prodotto sulla vista tramite l’immersione del viso in una ciotola d’acqua.

Dal punto di vista del corretto smaltimento, invece, le lenti a contatto costituiscono un imballaggio complesso. Occorre dunque prestare particolare attenzione a come differenziare le varie parti.

La confezione esterna va nella carta. Il blister interno, con i contenitori delle lentine, va nella plastica. Per quanto riguarda la linguetta, non c’è una risposta univoca, perché in alcuni casi è a prevalenza plastica, in altri a prevalenza alluminio.

Il portalenti deve essere solitamente sostituito ogni mese: non essendo un imballaggio, va gettato nel secco residuo. La confezione della soluzione salina o soluzione unica, una volta esaurito il contenuto, va nella plastica. Le lentine, che siano giornaliere, quindicinali o mensili, invece vanno nel secco residuo.

La carta igienica

L’Italia è il primo produttore europeo di carta igienica, con l’epicentro di questa industria localizzato nel lucchese. I numeri parlano di un mercato in continua crescita, con il numero di consumato in costante aumento.

Di sicuro, rispetto al resto del mondo, il Belpaese è piuttosto avanti anche nella concezione del bidet, uno strumento molto utile contro la crisi ecologica.

Nel frattempo però uno studio dell’University of Florida ha dimostrato che i rotoli di carta igienica rilasciano Pfas, sostanze tossiche e pericolose per la salute, che hanno anche un impatto sui sistemi delle acque reflue.

Tutto questo deve far impennare ancora di più il livello di attenzione sulla gestione e l’utilizzo della carta igienica. In particolare l’anima del rotolo, che andrebbe nella carta, spesso viene buttata erroneamente nell’indifferenziato.

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