Ambiente

Elezioni in India: il clima non è una priorità

950 milioni di elettori dovranno decidere sul futuro di uno dei maggiori Paesi responsabili di emissioni di gas serra. Il grande assente nei programmi elettorali? La lotta alla crisi climatica
Credit: Giuliano Gabella  

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5 aprile 2024 Aggiornato alle 13:00

Tra due settimane la democrazia più grande del mondo sarà chiamata alle urne.

Le elezioni in India si svolgeranno dal 19 aprile al 1° giugno: serviranno quasi 44 giorni per far votare tutta la popolazione.

1,4 miliardi di abitanti per un totale di 950 milioni di elettori, incaricati di decidere chi siederà nel Lok Sabha, la Camera bassa del Parlamento indiano. Narendra Modi, l’attuale primo ministro e leader del Bharatiya Janata Party, cerca di ottenere un terzo mandato. La maggior parte dell’opposizione si è riunita nel gruppo India (Alleanza inclusiva indiana per lo sviluppo nazionale), guidato da Mallikarjun Kharge.

Tra i programmi elettorali manca una componente importante: la lotta al cambiamento climatico.

Molti portavoce di Modi assicurano un continuo sviluppo per quanto riguarda le energie rinnovabili e la riduzione di emissioni inquinanti, ma nel programma non compare nulla di troppo specifico.

Secondo una ricerca della Cnn, nel 2022 l’India è stato il terzo Paese al mondo per le emissioni di gas serra, dopo Cina e Stati Uniti.

L’assenza di tematiche ambientali nel dibattito pubblico è da ricercare anche nella poca informazione, specialmente nella parte sud del Paese.

Non è la prima volta che l’ambiente non è protagonista: secondo uno studio di Environmental Reasearch, tra il 1999 e 2019 l’emergenza climatica ha fatto parte dello 0,3% delle attività del Parlamento indiano.

Negli ultimi anni la situazione è migliorata. Sotto la guida di Modi, il Paese si è impegnato nella decarbonizzazione, nell’impiegare energia fotovoltaica ed eolica al 50% entro il 2030, e a ottenere emissioni zero entro il 2070.

A livello internazionale l’India considera la questione climatica come una priorità, ma questo non si riflette nelle politiche del Paese e nel dibattito politico pre-elezioni.

I combustibili fossili continuano a dominare la produzione di energia, e lo Stato rimane una delle più soggette al cambiamento climatico. Secondo l’Indian Meteorological Department, il Paese sperimenterà un’ondata di caldo estremo proprio nel periodo di elezioni tra aprile e giugno.

Tra le iniziative più rilevanti verso la sostenibilità si inserisce il progetto di Gautam Adani, direttore esecutivo di Agel, Adani Green Energy.

L’imprenditore sta trasformando aree di un deserto di sale nell’ovest dell’India in una delle più importanti risorse di energia pulita disponibili sul Pianeta.

Una volta che gli impianti fotovoltaico ed eolico del Khavda Renewable Energy Park saranno terminati, verrà generata una quantità di energia pulita tale da donare elettricità a 16 milioni di case indiane.

Seppur carente all’interno della campagna elettorale, il tema del cambiamento climatico è rilevante tra i giovani.

Secondo un sondaggio di Climate Education, su 1.600 abitanti che andranno per la prima volta al voto la lotta all’ambiente è al terzo posto come priorità, dopo l’occupazione e l’economia. Per i partecipanti, i cittadini sarebbero responsabili al 44% del cambiamento climatico, anche se le risposte variano da regione a regione.

Nonostante il risultato delle seconde elezioni più lunghe nella storia dell’India, la lotta al cambiamento climatico e la transizione green saranno cruciali in un Paese che secondo molti si avvia a diventare la terza potenza economica al mondo.

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