Ambiente

Austria dice addio al gas russo grazie alle acque reflue

Vienna ha avviato un progetto per riscaldare le case pompando nei tubi della città le acque di scarico, una fonte di energia locale e rinnovabile
Credit: Jaromír Kavan  

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2 aprile 2024 Aggiornato alle 15:00

L’Austria è stata più volte criticata per la sua dipendenza dal gas russo, soprattutto in concomitanza con la guerra ucraina, ma ora una possibile soluzione al problema sembra venire finalmente da un progetto a basse emissioni di carbonio che ha preso vita a Vienna a partire da dicembre 2023, in seguito a un investimento iniziale di 70 milioni di euro stanziato nel 2020.

In sostanza “la città dei sogni e della musica” ha pensato di provare a trasformare le acque reflue in una risorsa utile, pompandole in tre nuove tubature dedicate al riscaldamento e poi attraverso i circa 1.300 chilometri di tubi che corrono sotterranei lungo la città, con l’importante contributo della centrale idroelettrica e con la collaborazione di una fabbrica francese parte dell’azienda americana Johnson Controls.

Sembra che si tratti dell’impianto attualmente più potente nel suo genere nel Vecchio Continente, in grado di fornire calore fino a 56.000 abitazioni. Le vecchie caldaie a oggi sarebbero quindi sparite dalla capitale austriaca, che ha poco meno di 2 milioni di residenti.

La responsabile del progetto è una donna specializzata in decarbonizzazione e nuove tecnologie, Linda Kirchberger di Wien Energie, il principale fornitore di energia della città: l’esperta ha definito il nuovo sistema di trattamento delle acque di scarico una risorsa 100% locale e rinnovabile.

Secondo l’analista, inoltre, questo nuovo impianto può garantire al territorio circostante sia rifornimenti energetici sicuri sia la stabilità delle tariffe: quest’ultimo è un fattore non di poco conto, in un contesto di incertezze, tensioni e crisi internazionali che hanno visto il rincaro dei prezzi in ogni ambito della vita e nelle bollette in particolare.

Se al momento oltre il 40% del consumo finale di energia per il riscaldamento e per l’acqua calda a Vienna è ancora assicurato dal gas naturale, le prospettive per il futuro promettono di essere positive: entro tre anni, ben 112.000 case in totale saranno agganciate a questa rete innovativa, tra le più grandi in Europa. Infatti si tratta di un sistema che acquista maggiore efficacia e redditività con l’aumentare degli edifici e delle strutture coinvolte.

In effetti le acque reflue potrebbero rappresentare una fonte di energia rinnovabile davvero importante, come l’Unione europea ha riconosciuto ormai già sei anni fa, con la lotta ai cambiamenti climatici sullo sfondo (ma non troppo). Tra l’altro scorrono in abbondanza sotto le città: non a caso diversi centri urbani di tutto il Continente risulterebbero molto interessati a questa possibilità.

Il tema è abbastanza sentito nell’ambito dell’Ue dove circa la metà delle abitazioni è alimentata da combustibili fossili e il riscaldamento produce circa 4 miliardi di tonnellate di CO2, una quota corrispondente all’8% delle emissioni nocive globali.

Meno di due mesi fa l’Austria aveva impresso un’accelerazione alla volontà di porre fine al contratto a lungo termine con la società energetica Omv per l’acquisto di gas russo da Gazprom, un’intenzione certificata anche dagli interventi pubblici della ministra dell’Energia Leonore Gewessler dei Verdi.

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