Futuro

Che cos’è la telefonofobia, la paura di ricevere chiamate?

Oltre il 26% dei giovani della Gen Z ignora il cellulare quando squilla, ma anche il 75% dei Millennial lo fa. Spesso, infatti, le telefonate mettono a disagio, creando vere e proprie situazioni di ansia sociale
Credit: KoolShooters 
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
1 aprile 2024 Aggiornato alle 20:00

Il telefono squilla. Guardi lo schermo dello smartphone e improvvisamente ti coglie una certa apprensione. “Chi è? Cosa vuole? Perché invece di chiamarmi non mi ha scritto un messaggio?”, ti chiedi e alla fine decidi di ignorare la telefonata, di aspettare che il telefono smetta di squillare.

Questo potrebbe essere un attacco di telefonofobia, una forma di ansia sociale che può diventare particolarmente invalidante, perché chi ne soffre tende a evitare le persone, non rispondendo alle telefonate, procrastinando o preferendo messaggi o email. Può manifestarsi attraverso vari sintomi: sudorazione, accelerazione del battito cardiaco e mancanza del respiro.

Come riporta The Irish Times, infatti, un sondaggio di Sky Mobile del 2023 ha rilevato che oltre il 26% dei giovani della Generazione Z tende a ignorare le telefonate, mentre il 20% crede sia “strano” ricevere chiamate. I Millennial non sono da meno: lo studio condotto da Open Market ha rilevato che il 75% di loro preferisce inviare messaggi piuttosto che sollevare la cornetta.

Sembra paradossale: trascorriamo sempre più tempo sui nostri telefoni, ma li usiamo sempre meno per la loro funzione originaria, ovvero chiamare. Il professor Duncan Brumby che si occupa di Human-Computer Interaction presso l’University College di Londra ha realizzato uno studio sull’impatto che ha ricevere oggi una telefonata al cellulare. «È divertente - ha dichiarato a The Irish Times - che continuiamo a chiamare questa cosa telefono quando in realtà non lo è. È un piccolo computer».

L’ansia di fare e ricevere telefonate non è un problema legato alle nuove generazioni. Dalì, seppur all’apice del proprio successo, non riusciva a chiamare un ristorante per prenotare un tavolo, mentre il poeta britannico Robert Graves scrisse nel 1929 della sua paura di usare il telefono. Secondo gli esperti, sono le modalità stesse della telefonata a mettere a disagio le persone che soffrono di telefonofobia. L’assenza del contatto visivo, e quindi di espressioni facciali e linguaggio del corpo possono generare confusione e rendere insicuri.

Fino a 20 anni fa usare il telefono, nella vita professionale e privata, era inevitabile e bisognava farci per forza i conti. Ora, invece, esistono decine di modi per evitare una chiamata. Si può inviare un’email, un sms o un messaggio diretto sui social media. Di conseguenza, si parla molto più apertamente del fenomeno. Sono migliaia i video sull’argomento su TikTok, con hashtag tra cui #phoneanxiety, #howphoneanxietyfeels e #phoneanxietyismybitch.

La ricerca del professor Brumby ha rivelato che quando una persona riceve una chiamata, solo nel 10% dei casi riaggancia. Molto più frequente è la scelta di ignorare la telefonata. Tendenzialmente una chiamata viene percepita come un’intrusione e nella maggior parte dei casi lancia un messaggio di “possibile emergenza”.

Qualcuno racconta che fatica a esprimersi correttamente per il disagio; qualcun altro dice di trovarsi in difficoltà a parlare senza vedere l’interlocutore in faccia e altri ancora temono di venire colti alla sprovvista da domande a cui non sa rispondere. Meglio un messaggio, che consente di metabolizzare e riflettere su ciò che intendi dire.

In Giappone, il fenomeno sta raggiungendo proporzioni notevoli, con il 70% dei ragazzi tra i 20 e i 30 anni che ha una vera e propria fobia delle telefonate. Nel sondaggio condotto dalla società di informazione e telecomunicazioni Softsu Co, Ldt con sede a Tokyo, alla domanda: “Le telefonate ti mettono a disagio?”, il 57,8% ha risposto “molto” o “abbastanza” e in generale il 74,8% dei ventenni ha risposto affermativamente. Il 44,8% degli intervistati ha ammesso di sentirsi a disagio soprattutto con i telefoni fissi al lavoro. L’ansia, a volte, è talmente forte nei più giovani da spingerli a non rispondere alle chiamate neppure in situazioni di emergenza.

Un consiglio pratico: oltre alla psicoterapia, per imparare a gestire il problema, secondo gli esperti, potrebbe essere utile dedicare alcuni minuti al giorno a una telefonata a una persona con cui hai confidenza. Che sia una chiamata alla mamma o a quell’amica/amico a cui rifili sfilze di note vocali ogni giorno, l’importante è farlo tutti i giorni.

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