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Il paradosso del codice della strada: penalizza bici e pedoni

Associazioni e comitati, dopo l’ok della Camera, auspicano modifiche in Senato perché il ddl tende a favorire la velocità e non la mobilità sostenibile
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28 marzo 2024 Aggiornato alle 13:00

Il disegno di legge italiano sul codice della strada, che ha appena ricevuto l’approvazione della Camera dei Deputati, è diventato sempre più un caso che fa discutere e solleva polemiche. Se da un lato infatti la norma prevede una stretta per chi guida sotto l’effetto di alcol e sostanze stupefacenti, dall’altro rischia di penalizzare biciclette e pedoni.

Al ddl hanno detto sì Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia con 163 voti totali mentre Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Azione, Alleanza Verdi e Sinistra hanno votato contro, fermandosi a 107 voti. Adesso la palla passa al Senato: nel caso siano modificati alcuni articoli, il testo dovrà tornare nuovamente alla Camera, con la possibilità che si arrivi all’estate per l’approvazione definitiva.

Alla misura sulla “sicurezza stradale”, che si è presto trasformata in un vessillo ideologico di Matteo Salvini in veste di Vicepresidente del Consiglio e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, negli ultimi giorni sono state indirizzate oltre 20.000 email di protesta - attraverso i parlamentari - da parte di associazioni e comitati.

Si contano inoltre 12.000 lettere elettroniche che nel destinatario indicavano direttamente il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ci sono state anche più di 2.500 telefonate ai capigruppo di Montecitorio.

Secondo Salvini, il disegno di legge è “frutto di un confronto approfondito - in Parlamento e anche con tecnici, associazioni e amministratori del territorio - che riforma un codice vecchio di decenni, con più prevenzione ed educazione, e aggiornando sanzioni e norme. Davanti alle inaccettabili stragi sulle strade, il nostro obiettivo è salvare vite. Ora avanti con il passaggio in Senato per il via libera definitivo a un testo di buonsenso a tutela di tutti”.

Non sono d’accordo con questa visione parecchie associazioni e diversi amministratori locali, che da tempo spiegano come dietro la norma si nasconda il pericolo di favorire i vecchi motori e la velocità rispetto alla mobilità sostenibilità verso cui in generale bisognerebbe tendere.

Ad esempio Paolo Pozzi e Angela Bedoni, in rappresentanza dei familiari delle vittime della strada, avevano diffuso un video-messaggio rivolto a Giorgia Meloni per chiedere di non approvare la riscrittura del codice della strada senza fissare un limite alla velocità, che notoriamente costituisce una delle cause principali degli incidenti mortali.

Il primo punto più discusso infatti è l’addolcimento riguardante gli autovelox. Se gli eccessi di velocità vengono rilevati sullo stesso tratto di strada ed entro un’ora, la sanzione non sarà multipla ma una sola: quella più grave, maggiorata di un terzo.

Il testo poi sembra andare in direzioni contraddittorie: limitare e rendere più vaghi i requisiti delle ciclabili, ridurre le facoltà di azione e decisione dei sindaci in questi ambiti, abolire l’obbligo di almeno un metro e mezzo di distanza nel sorpasso di una bicicletta. Tra l’altro non include il dovere di installare dispositivi contro gli angoli ciechi sui camion.

Infine il testo autorizza moto e scooter 125cc a circolare su autostrade e tangenziali, se il conducente è maggiorenne, e i neopatentati a guidare vetture più potenti rispetto al passato (autoveicoli fino a 75 kW/t e auto fino a 105 kW/t).

L’Associazione Sostenitori Amici della Polizia Stradale (Asaps), che ha già denunciato come in Italia muoia un ciclista ogni due giorni, ha partecipato alle audizioni in Commissione Trasporti.

L’ente ha apprezzato “l’inasprimento delle sanzioni per guida in stato di ebbrezza, l’introduzione dell’alcolock per i recidivi, la semplificazione negli accertamenti per la guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, gli obblighi di assicurazione, targhino e assicurazione per i monopattini, la novità finalmente della sospensione della patente alla prima violazione per l’uso del cellulare alla guida e con gli smartphone, il vero “virus” stradale di questi anni, causa di migliaia di sinistri stradali anche gravi”.

“Riteniamo invece che non sia stata data la giusta attenzione all’altra importante causa di incidente, come la velocità, perché è stata prevista un norma che va ad ‘annacquare’ anche uno dei più efficaci strumenti contro l’alta velocità come il sistema ‘tutor’”, ha affermato il presidente Asaps Giordano Biserni, “Viene infatti introdotto un ‘liberi tutti’ nell’ora successiva la prima violazione per eccesso di velocità, una sorta di ‘jolly’ che porterà a far pagare solo una multa maggiorata di un terzo, rispetto a tutte le violazioni comminate nell’ora successiva nel percorso autostradale”.

E sugli occhi elettronici ha aggiunto: “Non si trova poi un reale superamento della questione legata agli autovelox, con la mancata equiparazione tra omologazione e approvazione, oltre al decreto in arrivo che - è noto - ridurrà e di molto la possibilità di installare le postazioni fisse dove veramente necessario”.

L’associazione analizza poi proprio il tema della tutela dei ciclisti: “Si poteva certamente aumentarne la sicurezza, con un primo timido passo per l’introduzione della distanza di sicurezza laterale di 1,5 metri da parte dei veicoli a motore in funzione della velocità reciproca e dell’ingombro del veicolo a motore, per tener conto della ridotta stabilità dei velocipedi, ma solo ove le condizioni della strada lo consentano”.

Alla luce di tutto questo, “Ci aspettiamo ora che in Senato siano migliorate le norme appena approvate e che i tempi per l’entrata in vigore si riducano, perché la primavera è arrivata e con essa un aumento di incidenti e morti sulle strade, in modo particolare degli utenti vulnerabili come pedoni e ciclisti”, ha concluso Biserni.

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