Ambiente

Mobilità urbana su rotaia: l’Italia è maglia nera in Europa. Ma c’è luce in fondo al tunnel

Dal report Pendolaria di Legambiente arrivano dati allarmanti, soprattutto per Roma. Eppure alcuni esempi virtuosi stanno crescendo e a livello di grandi opere tanti cantieri sono stati aperti grazie al Pnrr
Credit: Kévin et Laurianne Langlais  

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7 marzo 2024 Aggiornato alle 20:00

Se si cerca la luce dobbiamo guardare all’Italia ferroviaria delle grandi opere che sarà: quella in cui grazie ai nuovi cantieri in programma, per un totale di 52,8 miliardi di euro (la metà dai fondi europei del Pnrr), sempre più territori saranno velocemente connessi.

Per dire: oggi da Napoli a Bari ci vogliono quasi quattro ore, in futuro saranno due. Oppure da Palermo a Catania: anziché tre ore soltanto due.

Tanti progetti per tante linee che permetteranno una maggiore velocità e connessione nella mobilità su rotaie, eppure - e da qui si inizia a entrare nel buio - rispetto alla tabella di marcia in scadenza nel 2026 finora è stato realizzato il 34% quando dovremmo essere oltre il 47%.

Quando però si entra con la lente di ingrandimento a osservare la funzionalità della rete nelle città, le tratte dei pendolari o i tragitti urbani su rotaie, le condizioni della mobilità sostenibile su ferro, ovvero metropolitane, tranvie e ferrovie suburbane, diventano sempre più oscure: l’Italia è infatti maglia nera, per performance, in Europa.

A dirlo è il report Pendolaria - Speciale aree urbane di Legambiente.

L’analisi ci dice che rispetto a Germania e Spagna, ma anche Regno Unito, non reggiamo il confronto a causa di una carenza di infrastrutture e Roma, la nostra Capitale, è tra le città europee peggiori in termini di dotazioni di binari e metro. Il tutto quando a livello nazionale la Città Eterna risulta essere il comune più colpito (dal 2010 al 2023) dagli eventi meteorologici estremi, quelli che per impatto causano danni alle infrastrutture di trasporto pubblico o interruzioni al servizio.

Secondo Legambiente in Italia dal 2016 al 2023 sono stati realizzati appena 11 km di tranvie e 14,2 di metropolitane. La lunghezza totale delle linee metropolitane “si ferma a poco meno di 256 km totali, ben lontano dai valori di Regno Unito (680,4 km), Germania (656,5) e Spagna (615,6).

Il totale di km di metropolitane nella nostra Penisola è inferiore, o paragonabile a quello di singole città europee come Madrid (291,3) o Parigi (225,2).

Riguardo le tranvie, in Italia ci sono 397,4 km di tranvie assai lontani dagli 875 km della Francia e soprattutto dai 2.042,9 km della Germania.

Analoga situazione per le ferrovie suburbane, quelle prese ogni giorno da tanti pendolari, dove l’Italia è dotata di una rete totale di 740,6 km mentre sono 2.041,3 quelli della Germania, 1.817,3 km nel Regno Unito e 1.442,7 in Spagna”.

In tutto ciò la nostra città più rappresentativa, la Capitale, ha appena 1,43 km binari metro ogni 100.000 abitanti, “ben lontani da altre capitali quali Londra (4,93), Madrid (4,48), Berlino (4,28). Sul fronte investimenti su ferro, l’Italia ha fatto ben poco preferendo quello su gomma. Nel 2023 non è stato inaugurato nemmeno un chilometro di nuove tranvie, mentre l’unica aggiunta alla voce metropolitane riguarda l’apertura di un nuovo tratto della M4 a Milano. E se si guarda indietro negli anni, dal 2016 al 2023 sono stati realizzati appena 11 km di tranvie e 14,2 di metropolitane, con una media annua rispettivamente di 1,375 km e 1,775 km, ben lontani da quanto sarebbe necessario per recuperare la distanza dalle dotazioni medie europee”, fa sapere Legambiente.

Nel frattempo l’Italia continua a essere un Paese di auto, forse anche a causa dei ritardi e della carenza di infrastrutture e mobilità sui binari.

Da noi si contano 666 auto ogni mille abitanti, il 30% in più rispetto alla media di Francia, Germania e Spagna. “A pesare su questa scelta la mancanza di interconnessioni tra le varie linee di trasporto di massa, di Tpl e di mobilità dolce, di integrazione delle stazioni con il tessuto urbano pedonabile e ciclabile”, fanno sapere dall’associazione ambientalista.

“Le città italiane – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – sono ferme al palo, mentre l’Europa viaggia sempre più velocemente su ferro. Serve uno sforzo aggiuntivo sulle risorse economiche fino al 2030, pari a 1,5 miliardi di euro l’anno, per realizzare linee metropolitane, tranvie, linee suburbane, recuperando i fondi dalle tante infrastrutture autostradali e stradali previste, rifinanziando i fondi per il trasporto rapido di massa e la ciclabilità, completamente svuotati dal governo Meloni, evitando di sprecare risorse per inutili opere faraoniche come gli 11 miliardi di euro stimati dal governo per realizzare il Ponte sullo Stretto di Messina. In un’epoca in cui la crisi climatica ha accelerato il passo, bisogna ripartire dalle città per farle diventare davvero moderne, vivibili e sostenibili ottenendo, così, importanti benefici ambientali ed economici”.

In tutto questo una particolare attenzione andrà data alla Capitale, così come agli impatti della crisi climatica sul trasporto urbano (oltre 180 eventi meteo dal 2010 al 2023). Il tutto nella speranza di vedere quella luce che in parte potrebbe arrivare dalle infrastrutture importanti e ad alta velocità e dall’altra da alcune buone pratiche che oggi sono già in atto, come a esempio “il nuovo collegamento Torino Porta Susa-Aeroporto e la fermata suburbana di Brescia Violino sulla linea Brescia-Edolo, realizzata da Ferrovienord grazie a un investimento della Regione Lombardia di 2 milioni di euro”, chiosa Legambiente.

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