Ambiente

Mobilità ferroviaria: perché l’Italia continua ad arrancare?

Presentato il 14 febbraio, il report Pendolaria di Legambiente mette in luce tutte le difficoltà del sistema di trasporto pubblico italiano e dei servizi ferroviari italiano. Il Sud è ancora trascurato, ma le difficoltà ci sono in tutta la Penisola
Credit: Denys Argyriou 

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19 febbraio 2024 Aggiornato alle 18:00

Il trasporto pubblico e i servizi ferroviari regionali non sono una priorità per l’Italia: secondo il report Pendolaria di Legambiente, nonostante alcuni segnali positivi e un incremento nel numero di viaggiatori, le sfide e i nodi irrisolti sono ancora tanti, troppi, specialmente nel Mezzogiorno, dove i treni sono più vecchi e le infrastrutture più carenti.

E, aspetto non trascurabile, rimane un forte divario tra Nord e Sud del Paese: stando al prospetto, l’età media dei convogli nel Meridione è di 18,1 anni, rispetto ai 14,6 anni del Nord. Ancora, 4 delle 12 linee ferroviari peggiori del 2024 sono nel Sud, con linee chiuse o lavori sospesi da anni.

Per esempio, in questa situazione ci sono la linea Palermo-Trapani via Milo (chiusa dal 2013 a causa di alcuni smottamenti di terreno), la linea Caltagirone-Gela o quelle che collegano Gioia Tauro a Palmi e Cinquefondi.

«In Calabria e in Sicilia si continua a viaggiare e a spostarsi quasi come 30 anni fa – dichiarano Anna Parretta e Tommaso Castronovo, rispettivamente presidenti di Legambiente Calabria e Legambiente Sicilia – Il rapporto Pendolaria mette in luce il persistente divario infrastrutturale tra il Sud e il Nord del Paese: circolano meno treni, i convogli sono mediamente più vecchi e si muovono su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate con tempi di percorrenza che li rendono poco competitivi rispetto al trasporto su gomma».

E proseguono: «In Calabria e in Sicilia servono collegamenti più sicuri e frequenti con l’adeguamento delle linee anche ai fini dell’alta velocità, treni tecnologicamente avanzati, stazioni rinnovate e accoglienti. Quello di cui abbiamo bisogno è il triplo degli investimenti programmati».

In questo scenario, sconcerta la mancanza di investimenti finalizzati al miglioramento di infrastrutture nel trasporto rapido, come metro, tramvie e filovie, bloccati per la prima volta dal 2017 con la legge di bilancio approvata a dicembre 2023.

Ulteriori perplessità derivano dal progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, considerato inutile e insensato, con un impatto ambientale e paesaggistico significativo: «Il Ponte sullo Stretto, oltre a essere un’opera inutile – concludono Parretta e Castronovo – è anche pericolosa perché sarebbe costruito in una zona ad alto rischio geotettonico e sismico, e, sotto il profilo ambientale, metterebbe a rischio la conservazione di ambienti marini, costieri e umidi di eccezionale bellezza».

Sulla stessa linea d’onda Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente: «Bisogna invertire al rotta e puntare su importanti investimenti per il nostro Paese, a partire dal Mezzogiorno, finanziando le prioritarie infrastrutture».

E sul progetto del Ponte sullo Stretto sottolinea: «Il Governo Meloni non rincorra inutili opere, ma pensi ai reali problemi di mobilità del Sud Italia e dell’intero Paese. Oggi la vera sfida da realizzare al 2030 è quella di un cambiamento profondo della mobilità nella direzione della decarbonizzazione e del recupero di ritardi e disuguaglianze territoriali».

Le criticità, però, sono diffuse in tutto il Paese. Tra le 12 linee ferroviarie peggiori, oltre alle 4 peggiori del Meridione (Catania-Caltagirone-Gela, linea Jonica, ex circumvesuviane, Barletta-Trani-Bari) ci sono la Roma – Lido, la Roma Nord, la Milano-Mortara, la Genova-Acqui-Asti, la Verona-Rovigo, la Ravenna-Bologna, la Pinerolo-Torino e il suo prolungamento Pinerolo-Torre Pellice e infine la Grosseto-Siena.

Obiettivi e sfide futuri

Per il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal europeo e la riduzione delle emissioni entro il 2030 e l’azzeramento entro il 2050, Legambiente propone nuovi finanziamenti che potrebbero essere recuperati riducendo i sussidi alle fonti fossili e ripensando a progetti stradali dannosi per l’ambiente.

Nonostante le difficoltà e le sfide che si prospettano, ci sono però anche degli aspetti positivi. Per esempio, il progetto della linea Bari-Bitritto, sebbene in ritardo sulla tabella di marcia, è stato assegnato e si auspica che il servizio sia presto potenziato per raggiungere standard simili a quelli della metropolitana ferroviaria.

Anche il piano di elettrificazioni di Rfi prosegue, con nuove tratte attivate e una previsione di ulteriori miglioramenti entro il prossimo biennio, e un buon segnale arriva anche dalle pratiche adottate da alcune regioni come Trentino, Piemonte, Emilia-Romagna e Basilicata, che offrono modelli positivi da seguire per migliorare il trasporto pubblico e le infrastrutture ferroviarie.

Il trasporto pubblico in Italia, dunque, è caratterizzato da sfide significative e grandi difficoltà, ma anche da opportunità di miglioramento. Ed è fondamentale che il governo e le autorità competenti prestino maggiore attenzione alla questione, adottando misure concrete per garantire un trasporto efficiente e sostenibile.

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