Ambiente

Il robot spazzino e… piccole grandi idee per il Pianeta

Non solo raccolta differenziata e prodotti biodegradabili. Se vuoi prenderti cura della Terra in modo geniale e green, ecco la rubrica che fa per te
Tempo di lettura 7 min lettura
25 marzo 2024 Aggiornato alle 15:00

Tra gli slogan più ricorrenti delle manifestazioni per il cambiamento climatico e contro l’inquinamento ambientale, ricordiamo tuttə il famoso “There is no planet B”. Già, non esiste un Pianeta B, ma un piano B c’è. Anzi, più di uno.

Ogni giorno c’è qualcunə che ne sa una più del diavolo e lancia idee geniali e invenzioni eccezionali ed ecosostenibili.

Come? Dando una nuova vita a oggetti quotidiani che regolarmente gettiamo senza riflettere sulle possibilità di riutilizzo, o ingegnandosi per trasformare il banale in straordinario.

Se ti sei chiestə almeno una volta cosa puoi fare per salvare il Pianeta, ma le risposte che hai trovato erano sempre le solite e banali raccomandazioni che segui già da una vita, allora questa è la rubrica che fa per te. Abbiamo raccolto le migliori invenzioni che possono aiutare la Terra che abitiamo. Tu sei dei nostri?

Pixies: il robot spazzino

Pixies è il nome di una startup creata di 2 giovani ingegneri romani - Andrea Saliola e Pier Paolo Ceccaranelli - che hanno sviluppato un robot che si ricarica all’aperto grazie a una panchina smart alimentata a energia solare e che è in grado di riconoscere e raccogliere rifiuti urbani in modo differenziato e con un’autonomia di 12 ore, al termine delle quali torna a ricaricarsi presso la stazione di partenza.

Pixies nasce da un connubio tra le tecnologie di intelligenza artificiale e l’impiego di fonti di energia rinnovabili: il robot è realizzato in plastica riciclata stampata in 3D ed è completamente autonomo nel funzionamento.

Quando l’hub di ricarica - sufficiente per due autonomous mobile robot (Amr), con capacità di 50 litri ciascuno - visualizza rifiuti per strada, rilascia i 2 robot spazzini: i Pixies, a questo punto, sono in grado di uscire autonomamente nell’ambiente circostante grazie a una sensoristica avanzata che facilita il circolo nelle strade e permette di rilevare ostacoli sia statici che dinamici e sanno riconoscere i rifiuti in plastica e raccoglierli seguendo dei percorsi prestabiliti. Una volta riempito il serbatoio, il robot lancerà un alert ai servizi competenti che lo svuoteranno come un normale cestino.

Si tratta quindi di un robot, eco-friendly, perfettamente performante in una città, all’interno di parchi o piazze, in luoghi e aperti e non eccessivamente trafficati.

Ogni robot è in grado di pulire 8.000 metri quadrati per ogni ciclo di ricarica. Quindi ogni stazione è potenzialmente in grado di coprire 32 mila metri quadrati al giorno di strade.

Al momento la startup offre la possibilità di un noleggio a lungo termine, per un valore di circa 2.000 euro al mese per una panchina e 2 robot.

Beehome

La start-up israeliana Beewise ha lanciato Beehome, un progetto tech e sostenibile che prevede la costruzione di arnie robotiche che monitorano in modo costante le api e contribuiscono a ridurre la mortalità di questi importanti impollinatori, garanti della sicurezza alimentare ed essenziali per la salvaguardia della biodiversità del Pianeta.

In particolare, secondo il ceo di Beewise, Saar Safra, Beehome, dotato anche di un innovativo sistema di controllo dei parassiti che monitora i parassiti all’interno dell’alveare e applica in tempo reale un trattamento non chimico quando necessario, aiuta a ridurre la mortalità delle api dell’80% con un aumento della resa di almeno il 50%, eliminando allo stesso tempo circa il 90% del lavoro manuale rispetto agli alveari tradizionali.

Il dispositivo, infatti, è completamente autonomo e il robot all’interno di Beehome si prende cura delle api, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche.

Ogni casetta robotica può ospitare 24 colonie di api (circa 2 milioni di esemplari), è dotata di sensori e un sistema d’intelligenza artificiale: i sensori consentono di sapere cosa sta succedendo all’interno e, grazie all’intelligenza artificiale, il software collegato sa precisamente di cosa hanno bisogno le api, monitorandole 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Qualora si verificasse un problema, l’apicoltore viene avvisato in tempo reale attraverso un’applicazione, consentendo l’intervento da remoto tramite computer o di persona, se necessario.

Il sistema funziona grazie all’energia solare e il robot interno a ogni container è in grado di gestire in autonomia varie operazioni: la prevenzione della sciamatura, i trattamenti anti varroa e il controllo della temperatura e dell’umidità interna.

La tecnologia robotizzata di Beehome, inoltre, consente di raddoppiare la capacità d’impollinazione e la produzione del miele, che può essere raccolto utilizzando una centrifuga integrata nell’alveare stesso.

Limenet: cattura e stoccaggio sostenibile della CO2

Le Ccus, ovvero Carbon capture, utilization and storage, sono tecnologie usate per catturare la CO2 e stoccarla negli oceani o in altri serbatoio naturali, impedendole di liberarsi nell’aria all’emissione e quindi di inquinare. Ma la CO2 non danneggia solo l’atmosfera: infatti, può avere effetti collaterali nocivi anche sulla vita sottomarina. Per questo motivo cinque start-up stanno sviluppando delle tecnologie per salvaguardare sia l’aria che respiriamo che le acque del nostro Pianeta.

Il concetto di base è lo stesso per tutti ed è semplice: non sembrerebbe una buona idea quella di iniettare una quantità sempre maggiore di CO2 sul fondo dell’oceano perché questa ha effetti collaterali nocivi sulla vita sottomarina ed è, assieme alla temperatura, il principale responsabile dell’erosione della barriera corallina. Dunque, alcune startup stanno lavorando a nuove strategie per ridurre al minimo l’acidificazione dell’acqua.

I metodi più utilizzati sono attualmente l’enhanced weathering, l’ocean alkalinity enhancement e l’electrochemical ocean CO2 capture.

Le prime due si basano sull’introduzione di rocce alcaline finemente tritate nell’oceano al fine di aumentare la sua capacità tampone di assorbire l’anidride carbonica.

La terza si basa su tecniche di separazione acido-base e rimozione elettrochimica della CO2 e permette generalmente di creare altri sottoprodotti a fronte di un consumo di energia.

Ora, però, risulta necessario evolvere la ricerca perché tutti i metodi attualmente in uso per evitare l’acidificazione dell’oceano sono basati su processi chimici che o richiedono un elevato dispendio di energia oppure comportano il rischio di rilascio di sostanze tossiche.

Sulla base delle tecnologie esistenti e dell’esigenza di migliorarle, le cinque principali startup del settore stanno elaborando nuove idee per rendere l’assorbimento di CO2 negli oceani più efficiente e sostenibile, tra queste (Planetary, CarbonRun, Ebb Carbon, Equatic, per lo più americane e Canadesi) c’è l’italiana Limenet che ha elaborato una tecnologia unica in questo ambito.

Limenet, infatti, è una società benefit deep tech che ha brevettato una tecnologia innovativa per rimuovere e stoccare in modo permanente – un periodo superiore a 10.000 anni – l’anidride carbonica (CO2) immagazzinandola in mare in forma di bicarbonati di calcio in acqua marina attraverso l’ocean alkalinity enhancement con ph equilibrato.

Si tratta di un sistema che si basa sull’industrializzazione monitorata del ciclo geologico del carbonio.

La tecnologia di Limenet da una parte trasforma l’anidride carbonica in bicarbonati di calcio con un controllo del pH, riducendo così la CO2 nell’atmosfera e contribuendo alla salvaguardia degli oceani contrastando il cambiamento climatico, dall’altra, dissolvendo i composti carbonatici nell’acqua marina, ne aumenta l’alcalinità, cioè la capacità di resistere ai cambiamenti nei livelli di acidità, con potenziali benefici per l’ecosistema marino

La tecnologia brevettata da Limenet ha un potenziale di stoccaggio estremamente elevato, nell’ordine delle centinaia di gigatonnellate, grazie all’utilizzo di materie prime facilmente reperibili in quasi ogni luogo del mondo, come il carbonato di calcio, che rappresenta il 7% della crosta terrestre.

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