Ambiente

Frigorifero green e… piccole grandi idee per il Pianeta

Non solo raccolta differenziata e prodotti biodegradabili. Se vuoi prenderti cura della Terra in modo geniale e green, ecco la rubrica che fa per te
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18 marzo 2024 Aggiornato alle 15:00

Tra gli slogan più ricorrenti delle manifestazioni per il cambiamento climatico e contro l’inquinamento ambientale, ricordiamo tuttə il famoso “There is no planet B”. Già, non esiste un Pianeta B, ma un piano B c’è. Anzi, più di uno.

Ogni giorno c’è qualcunə che ne sa una più del diavolo e lancia idee geniali e invenzioni eccezionali ed ecosostenibili.

Come? Dando una nuova vita a oggetti quotidiani che regolarmente gettiamo senza riflettere sulle possibilità di riutilizzo, o ingegnandosi per trasformare il banale in straordinario.

Se ti sei chiestə almeno una volta cosa puoi fare per salvare il Pianeta, ma le risposte che hai trovato erano sempre le solite e banali raccomandazioni che segui già da una vita, allora questa è la rubrica che fa per te. Abbiamo raccolto le migliori invenzioni che possono aiutare la Terra che abitiamo. Tu sei dei nostri?

Frigorifero green

Si chiama Cruz Cool ed è un frigorifero innovativo e sostenibile che garantisce una sicura ed efficace conservazione degli alimenti fino a 48 ore, in modo del tutto naturale e senza l’impiego di energia elettrica.

Il suo segreto è l’utilizzo di chitina, un polimero naturale estratto dai gusci dei crostacei, funghi e insetti, utilizzato per creare la membrana che riveste l’interno del packaging di Cruz Cool e funge da scudo, in grado di trattenere l’umidità e prevenire la formazione di muffe e batteri (principali cause del deterioramento degli alimenti) mantenendo il cibo fresco per lungo tempo senza dove ricorrere a sostanze chimiche nocive per l’ambiente.

Non richiedendo l’uso di energia elettrica, il frigorifero green di Cruz Cool contribuisce alla riduzione delle emissioni di CO2 legate all’alimentazione necessaria per il funzionamento dei frigoriferi tradizionali, mentre il materiale utilizzato per la produzione è biodegradabile e riciclabile al 100%, a differenza della maggior parte dei materiali utilizzati per la produzione di contenitori per alimenti.

Rainstick

RainStick è una doccia tecnologica e sostenibile che sfrutta raggi UV per sterilizzare l’acqua, consentendone un risparmio dell’80%.

Si presenta come una doccia comune, ma con Rainstick l’acqua, anziché finire nello scarico viene catturata, riciclata, pulita e riutilizzata per ridurre al minimo lo spreco idrico.

Come funziona? L’ acqua viene prelevata normalmente dalla rete, esce dal soffione e, una volta giunta nello scarico, passa attraverso un processo di riciclo a 3 fasi che rimuove peli, capelli e detriti più grandi, uccidendo batteri e virus: il primo filtro micron elimina i detriti più grandi, una piccola quantità d’acqua calda pulita aggiunta scioglie i prodotti chimici come shampoo e sapone, infine una lampada a raggi UV disinfetta uccidendo i batteri.

Grazie alla sua tecnologia e al processo di pulizia e disinfezione, Rainstick consente di ridurre lo spreco a tal punto da riuscire a recuperare ciascuna goccia d’acqua fino a 6 volte, permettendo di lavarsi con circa 20 litri di acqua invece che 100 e risparmiando al contempo circa due terzi dell’energia necessaria per il suo riscaldamento.

La nuova plastica di biomasse

Uno studio condotto dal team di Jeremy Luterbacher, professore dell‘Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne (Epfl), ha sviluppato un nuovo metodo per produrre poliammidi – una classe di plastiche note per la loro resistenza e durata – utilizzando un nucleo di zucchero derivato da rifiuti dell’agricoltura.

I ricercatori, infatti, hanno sviluppato una nuova plastica simile al Pet, facilmente ricavabile dalle parti non commestibili delle piante. La plastica è robusta, resistente al calore e costituisce una buona barriera ai gas come l’ossigeno, rendendola un candidato promettente per l’imballaggio alimentare. Grazie alla sua struttura, inoltre, può anche essere riciclata chimicamente e degradarsi nuovamente in zuccheri innocui nell’ambiente.

La tecnica si basa su una scoperta pubblicata da Luterbacher e colleghi nel 2016, secondo cui l’aggiunta di un’aldeide è in grado di stabilizzare alcune frazioni di materiale vegetale e evitarne la distruzione durante l’estrazione. Riutilizzando questa chimica, i ricercatori sono in grado di ricostruire una nuova utile sostanza chimica a base biologica come precursore della plastica.

Si tratta di un processo senza catalizzatore che converte lo xilosio dimetilgliossilato, un carboidrato stabilizzato ricavato direttamente da biomasse come il legno o le pannocchie di mais, in poliammidi di alta qualità. Con questo processo quasi tutto il materiale di partenza viene utilizzato nel prodotto finale, riducendo drasticamente gli scarti.

«Utilizzando un’aldeide diversa, l’acido gliossilico invece della formaldeide, potremmo semplicemente agganciare gruppi ‘appiccicosi’ su entrambi i lati delle molecole di zucchero, consentendo loro di agire come blocchi di plastica», afferma Lorenz Manker, il primo autore dello studio. «Utilizzando questa semplice tecnica, siamo in grado di convertire fino al 25% del peso dei rifiuti agricoli, o il 95% dello zucchero purificato, in plastica».

«In sostanza, ci limitiamo semplicemente a ‘cucinare’ legno o altro materiale vegetale non commestibile, come i rifiuti agricoli, in prodotti chimici poco costosi per produrre il precursore della plastica in un unico passaggio», afferma Luterbacher. «Mantenendo intatta la struttura dello zucchero all’interno della struttura molecolare della plastica, la chimica è molto più semplice rispetto alle attuali alternative».

I risultati finali hanno dimostrato una notevole resilienza attraverso molteplici cicli di riciclo meccanico, mantenendo la loro integrità e le loro prestazioni, punti essenziali per garantire il riciclo dei materiali e, dunque, una piena sostenibilità.

Le applicazioni di queste poliammidi sono le più disparate, spaziando dagli imballaggi al tessile e dalla medicina all’ elettronica, il tutto con un’impronta di carbonio significativamente ridotta.

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