Ambiente

Farine circolari e… piccole grandi idee per il Pianeta

Non solo raccolta differenziata e prodotti biodegradabili. Se vuoi prenderti cura della Terra in modo geniale e green, ecco la rubrica che fa per te
Credit: freepik 
Tempo di lettura 6 min lettura
4 marzo 2024 Aggiornato alle 14:00

Tra gli slogan più ricorrenti delle manifestazioni per il cambiamento climatico e contro l’inquinamento ambientale, ricordiamo tuttə il famoso “There is no planet B”. Già, non esiste un Pianeta B, ma un piano B c’è. Anzi, più di uno.

Ogni giorno c’è qualcunə che ne sa una più del diavolo e lancia idee geniali e invenzioni eccezionali ed ecosostenibili. Come? Dando una nuova vita a oggetti quotidiani che regolarmente gettiamo senza riflettere sulle possibilità di riutilizzo, o ingegnandosi per trasformare il banale in straordinario.

Se ti sei chiestə almeno una volta cosa puoi fare per salvare il Pianeta, ma le risposte che hai trovato erano sempre le solite e banali raccomandazioni che segui già da una vita, allora questa è la rubrica che fa per te. Abbiamo raccolto le migliori invenzioni che possono aiutare la Terra che abitiamo. Tu sei dei nostri?

Packtin

Fondata nel 2017 a Reggio Emilia da Riccardo De Leo e Andrea Quartieri, Packtin è una startup che mira a contribuire a ridurre lo spreco alimentare e promuovere la circolarità nell’industria dell’agri-food.

L’azienda, infatti, recupera i prodotti di scarto dei processi industriali della filiera agroalimentare (come le bucce di pomodoro o il pastazzo delle arance) e da essi estrae biopolimeri e nuove materie prime 100% sostenibili per realizzare farine circolari e packaging biodegradabili e commestibili per aumentare la shelf-life dei prodotti freschi.

Per la produzione delle farine - di cui oggi sono già in commercio quella d’arancia, ananas, carota e buccia di pomodoro - dopo aver recuperato i sottoprodotti vegetali dalle aziende di trasformazione alimentare, il processo di Packtin prevede un’essiccazione a bassa temperatura per rimuovere rapidamente l’acqua senza degradare i composti più delicati come aromi e antiossidanti e ottenere farine vegetali di alta qualità.

Una parte delle farine, poi, continua il processo produttivo e viene sottoposta a un’estrazione fisico-meccanica e con chimica green, brevettata, per ottenere fibre e composti bioattivi.

Il processo di estrazione ecosostenibile di Packtin è in grado di valorizzare al 100% tanti diversi sottoprodotti vegetali: ognuno di essi ha caratteristiche proprie e contiene composti bioattivi unici e di grande valore, che grazie a Packtin possono essere integralmente valorizzati.

Per la produzione degli edible coatings, cioè rivestimenti edibili che permettono di conservare gli alimenti più a lungo, l’azienda sfrutta le proprietà di fibre e composti bioattivi per creare formulazioni e rivestimenti 100% naturali che aumentano la shelf-life dei prodotti freschi. A oggi sono disponibili un coating antiossidante, uno post raccolta e uno antimicrofobico, ma il team è già a lavoro per nuove ricerche e sperimentazioni.

L’intero processo, all’interno della startup, è ecosostenibile perché sia l’impianto di stabilizzazione che quello di estrazione sono progettati per consumare meno energia possibile, grazie alla sinergia di diverse tecnologie. Inoltre, acqua e solventi sono recuperati e riutilizzati e ogni frazione dei coprodotti è valorizzata.

Plantvoice

Plantvoice è una a startup fondata da Matteo Beccatelli – chimico, inventore specializzato nella realizzazione di tecnologie brevettate, con esperienza in diversi progetti di ricerca e sviluppo tra l’Italia e gli Stati Uniti nell’ambito della sensoristica (Cnr e Bercella) – e il fratello, Tommaso Beccatelli – tecnico elettronico, imprenditore agricolo, ed esperto di tecnologie di additive manufacturing.

La società ha sviluppato un dispositivo fitocompatibile non invasivo che viene introdotto direttamente nel fusto delle piante e funziona grazie a una tecnologia sensoristica innovativa che analizza in tempo reale la linfa delle piante per migliorare la resa delle colture, ridurre lo spreco di acqua e limitare l’uso dei pesticidi: infatti, valutandone real-time lo stato di stress grazie all’innovazione di Plantvoice, le aziende agricole possono migliorare la loro produttività e la qualità delle loro coltivazioni e risparmiare in termini di utilizzo dell’irrigazione, di fertilizzanti e di fitofarmaci.

Il dispositivo di Plantvoice funziona captando i dati e inviandoli in cloud a un software di AI che li analizza utilizzando algoritmi personalizzati per fornire informazioni dettagliate, per esempio su un eventuale insufficiente apporto d’acqua o su un attacco di batteri e funghi. Queste informazioni, che forniscono l’impronta digitale di ogni tipologia di stress, aiutano le aziende agricole a prendere decisioni tempestive per preservare la salute e la resa qualitativa delle coltivazioni e a ottimizzare l’uso dell’acqua.

“Plantvoice nasce dall’osservazione dei due principali problemi in agricoltura: il consumo idrico, che a livello mondiale dipende per gran parte dall’agricoltura, e lo sfruttamento del suolo. Quando abbiamo ideato la nostra tecnologia avevamo in mente di risolvere proprio questi problemi. E lo abbiamo fatto ideando uno strumento che non invade la natura e non la modifica, ma grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale fornisce informazioni utili alle aziende agricole per gestire al meglio tutte le risorse – dichiara Matteo Beccatelli, Ceo e co-founder di Plantvoice. – L’acqua è ormai un bene prezioso, i pesticidi hanno impatti su ambiente e salute umana, i fertilizzanti hanno effetti in termini di impoverimento del suolo: noi abbiamo creato un dispositivo, della dimensione e della forma di uno stuzzicadenti, che proprio grazie all’elaborazione intelligente di dati finora inaccessibili, rende possibile ridurre l’utilizzo di acqua e di sostanze chimiche.”

È importante sottolineare che Plantvoice ha scelto inoltre di creare una tecnologia che sia essa stessa sostenibile: i biosensori sono realizzati con materiali biocompatibili e compostabili, e possono resistere all’interno della pianta per un’intera stagione vegetativa, consentendone quindi un utilizzo prolungato. La realizzazione avviene con tecniche di additive manufacturing, quindi poco energivore.

KiRa technology

KiRa Technology è una startup innovativa nata a Cesena nel 2014 che opera nei settori della Green Energy e dell’Efficienza Energetica e realizza micro generatori domestici che utilizzano scarti organici per produrre energia elettrica e acqua calda per uso domestico.

Il progetto della startup si concretizza in un micro-generatore BioGS-1.5 che nasce dall’idea di creare una macchina in grado di produrre energia elettrica e termica con alto rendimento, per l’utilizzo domestico o di piccole utenze, utilizzando una fonte energetica rinnovabile e sostenibile: la biomassa legnosa.

Come funziona?

Attraverso il micro generatore, la biomassa viene gassificata tramite un reattore pirolitico che, con un’elevata temperatura e un ridotto apporto di ossigeno, permette di estrarre il “syngas”, un gas combustibile. Il syngas prodotto fornisce energia termica per il funzionamento del motore che permette di convertire il calore in energia elettrica. Dal raffreddamento del motore e dai fumi di combustione del syngas deriva l’energia termica di recupero. Sia l’energia elettrica che quella termica possono poi essere accumulate per rendere più flessibile il loro utilizzo.

Leggi anche
Economia circolare
di Alexandra Suraj 4 min lettura
Sostenibilità
di Alexandra Suraj 4 min lettura