Culture

E tu la conosci la storia del rossetto?

Il primo sarebbe stato creato tra il 1936 e il 1687 a.C. in Iran, o forse in Mesopotamia. Se le origine sono incerte una cosa è sicura: non è mai stato solo un prodotto di bellezza ma anche uno strumento di emancipazione
Credit: TUDOSE MADALIN 
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7 aprile 2024 Aggiornato alle 11:00

Un un team di ricercatori delle università di Padova e di Teheran ha analizzato una piccola fiala di clorite ritrovata nel corso degli scavi condotti nel 2001 nella provincia di Jiroft, nell’Iran sud orientale, scoprendo si trattasse una preparazione cosmetica a base di ematite, manganite e braunite, mescolata a cere e olii vegetali. In poche parole si sono ritrovati tra le mani quello che è stato considerato il primo rossetto della storia, realizzato tra il 1936 e il 1687 a.C.

Altri studi però vorrebbero la nascita di questo prodotto 5.000 anni prima. In Mesopotamia, per la precisione nella città di Ur, oggi facente parte dell’Iraq, la Regina Puabi, sempre ricoperta di gioielli importanti e copricapi vistosi, aveva nella propria toeletta una polvere composta da rocce rosse e piombo bianco che strofinava sulle labbra con l’intento di rifinire la propria estetica.

Lo stesso fine ci conduce in Egitto, dove labbra colorate di nero, magenta e rosso erano il simbolo dell’epoca faraonica, ben rappresentata da Cleopatra. In quel periodo piccole conchiglie o resti di vasi venivano utilizzati come contenitori di primitive formule di rossetto a base di scarabeo.

Se in molti luoghi nell’antichità il rossetto era riconosciuto come oggetto volto solo all’abbellimento non ovunque era così. Nell’antica Grecia, infatti, le labbra colorate erano considerate il segno distintivo delle prostitute che utilizzavano, per formare la crema del rossetto, avanzi di vino rosso o impasti di grasso di pecora e saliva. Il rossetto divenne l’emblema della “professione” e la società puniva tutte coloro che, pur operandola, non lo indossavano, incolpate di fingersi “donne rispettabili”.

Lungo la linea del tempo il rossetto si è amalgamato a usi, costumi e società, divenendo, a esempio, differenziatore di classi sociali nell’antica Roma, sacrilegio per la religione cristiana del Medioevo e merce nell’Inghilterra di Elisabetta I.

A partire dal Novecento poi, si è trasformato in simbolo delle proteste femministe e dell’emancipazione femminile. Tra i rossetti diventati iconici, come non ricordare il Montezuma Red, che l’imprenditrice canadese Elizabeth Arden creò per abbinarlo alle uniformi femminili delle forze armate durante la seconda guerra mondiale.

Anche il film record di incassi C’è ancora domani di Paola Cortellesi erge il rossetto a bandiera dell’emancipazione. Strumento di resilienza, identificativo di forza, il cosmetico si carica di questi elementi per sfociare in metafora: «ti devi truccare solo per me» si sente dire Marcella dal fidanzato mentre le leva il rossetto dalle labbra proiettandola, come la madre, in un matrimonio violento, di quelli che azzerano la bellezza, l’estetica, la libertà e la donna stessa. Come un leitmotiv, il rossetto è nuovamente tolto dalle labbra femminili in un altro momento del film, quando le donne si recano a votare per la prima volta. Prima di leccare la scheda elettorale e riporla nell’urna, viene detto loro che anche solo una macchia di colore avrebbe invalidato il voto. A questo punto scorre una carrellata di bocche e rossetti portati via dalle stesse mani di chi li indossa. Il trucco simbolo di emancipazione qui assume la massima espressione: non è il rossetto a parlare della mia libertà, è grazie alla mia libertà che posso decidere se e quando metterlo.

E proprio di libertà e superamento dei confini si parlava negli anni ’70, quando le icone della musica punk-rock lo indossavano per manifestare il proprio anticonformismo. Nomi come David Bowie, Kiss e Mick Jagger sono stati portavoce di una fluidità che ha conferito al mezzo una nuova vita.

Ma l’importanza del rossetto non è riconosciuta solo da chi lo porta. Durante la crisi economica che ha colpito gli Stati Uniti dopo l’attacco alle torri gemelle venne infatti coniato il termine Lipstick Effect, che descrive una teoria economica secondo la quale le vendite di rossetti aumenterebbero durante i periodi di crisi, confermando la valenza sociale del prodotto.

L’intramontabile rossetto, nel tempo, ha dunque mutato forma, colori, consistenza e materiali ma ha tenuto saldo un principio fondamentale: che sia per estetica o per rivoluzione, rappresenta una continua metafora, un’immagine colorata di obiettivi da raggiungere. Una patina di trucco che si poggia sulle labbra per esprimersi insieme a loro.

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