Diritti

Ue, lavoratori piattaforme: raggiunto un nuovo accordo provvisorio per maggiori tutele

Gli Stati membri hanno approvato una direttiva che potrebbe classificare come dipendenti almeno 5,5 milioni di persone che lavorano tramite app (per esempio Uber o le applicazioni di food delivery), considerati finora autonomi, garantendo loro più diritti
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14 marzo 2024 Aggiornato alle 11:20

C’è un nuovo accordo provvisorio per tutelare i lavoratori di piattaforme come Deliveroo e Glovo in Europa. Dopo diverse settimane di blocco, gli Stati membri hanno approvato una direttiva che si propone di rendere “più trasparente l’uso degli algoritmi nella gestione delle risorse umane, garantendo che i sistemi automatizzati siano monitorati da personale qualificato e che i lavoratori abbiano il diritto di contestare le decisioni automatizzate”, ha fatto sapere il Consiglio dell’Unione europea.

Nell’Ue, le persone che lavorano attraverso le oltre 500 piattaforme di lavoro digitali esistenti (come Uber, i lavoratori domestici e i food delivery) sono circa 28 milioni. Nel 2025 si prevede che diventeranno 43 milioni. Formalmente sono considerati lavoratori autonomi, ma molti di loro devono rispettare gran parte delle norme e delle restrizioni che vengono applicate a un lavoratore subordinato. Il testo del nuovo accordo raggiunto dai ministri del lavoro in Europa potrebbe riclassificare 5,5 milioni di questi lavoratori, che potrebbero passare a essere considerati come dipendenti.

La direttiva intende stabilire standard minimi per permettere a questi lavoratori di stabilire correttamente il loro status occupazionale e di beneficiare di tutti i diritti previsti per legge in ciascuno Stato. Inoltre, secondo la formulazione del documento, i lavoratori dovranno essere informati sull’uso di sistemi automatizzati di monitoraggio che le aziende attuano nei loro confronti attraverso gli algoritmi. Allo stesso tempo, dovranno essere messi a conoscenza di come è stata disposta la loro assunzione, quali sono le condizioni di lavoro previste dall’azienda e come vengono ripartiti i loro guadagni.

Se la normativa venisse approvata, si tratterebbe del primo atto legislativo dell’Unione europea che regola la gestione algoritmica sul posto di lavoro. La legislazione è stata proposta per la prima volta nel dicembre 2021 e ha dovuto affrontare una forte opposizione da parte di alcuni Paesi Ue, soprattutto per via delle stime che segnalano un possibile aumento dei prezzi dei servizi se milioni di lavoratori delle piattaforme dovessero essere maggiormente tutelati, come previsto dalla direttiva. Solo nel caso di Uber la Commissione europea prevede un aumento dei costi pari al 40% nelle principali città.

Per due volte, nel dicembre 2023 e nel febbraio 2024, Parlamento e Consiglio hanno raggiunto un accordo provvisorio, ma entrambi sono falliti poco dopo. Ora che i governi di Grecia ed Estonia hanno scelto di supportare la direttiva, mancano da convincere ancora la Germania, astenuta, e la Francia, l’unico Paese ad aver votato contro.

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