Culture

“Past Lives”: un viaggio alla scoperta di sé stessi

Il film di esordio alla regia della drammaturga Celine Song, premiato ai Gotham Awards di novembre 2023, affronta i temi dell’integrazione tra culture differenti, l’accettazione emotiva e il dialogo tra due anime erranti
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13 marzo 2024 Aggiornato alle 07:00

Arrivato nelle sale cinematografiche italiane a metà febbraio, dopo un lungo percorso iniziato nel 2023 con la candidatura al Sundance Film Festival, proseguito poi alla Berlinale e ancora con la vittoria ai Gotham Awards di novembre 2023, l’acclamatissimo Past Lives è stato candidato agli Oscar 2024 come miglior film e come migliore sceneggiatura originale.

Il film racconta la storia di Nora, in principio Na Young, che intorno ai 12 anni lascia la Corea del Sud, dove è nata, per trasferirsi con i genitori e la sorella in Canada. Nel congedarsi dalla propria patria, Nora è costretta a salutare anche Hae Sung, amico stretto e prima cotta adolescenziale. Nel corso degli anni i due non restano in contatto, fino a quando 12 anni dopo proprio Hae Sung, al termine del servizio militare, la cerca di nuovo attraverso Facebook.

I due si perdono nuovamente quando Nora decide di andare a vivere a New York, città in cui prosegue la sua vita senza essere condizionata da questo legame a distanza, per ritrovarsi dopo un altro lungo periodo di tempo quando Nora ormai sarà già sposata con Arthur, un giovane americano conosciuto durante un ritiro per scrittori.

Past Lives rappresenta l’esordio alla regia della drammaturga Celine Song, che ha dichiarato di essere stata ispirata dalla propria vicenda personale, essendosi trovata in una situazione simile a quella della protagonista e percependosi, come lei, un ponte tra due mondi e al contempo tra diverse parti di sé.

Nonostante la trama di impronta romantica, gli argomenti principali che il film affronta sono l’integrazione tra due culture differenti, l’accettazione emotiva e il dialogo tra le diverse parti di sé implicate nel conflitto interno tra senso di appartenenza e desiderio di esplorare e assimilare il nuovo. L’elemento di congiunzione sembra essere la comprensione di sé e dell’altro.

Quello che colpisce è la capacità della regista di rispettare, attraverso la sobrietà del film, il tempo interno di elaborazione umana dello spettatore.

Nora infatti viaggia non solo da un continente a un altro, ma anche attraverso i suoi stati emotivi. Se da giovane era combattuta tra l’infatuazione per il compagno di classe e le aspirazioni di autoaffermazione giovanili, nel tempo e nei diversi spostamenti, prima dalla Corea del Sud al Canada, poi da quest’ultima a New York, è come se avesse tagliato emotivamente con la sua parte più spontanea, legata al sentire e all’emotività. Ogni volta che torna in contatto con Hae Sung sembra richiamare anche questa parte apparentemente dimenticata.

La capacità di comprensione del marito sembra essere il mezzo che connette la sua parte più autentica a quella più razionale e che permette un’integrazione non solo a livello psico-emotivo, ma anche tra la sua cultura di appartenenza e la nuova di cui fa parte.

Anche il ruolo maschile dunque si rivela una sorpresa, in particolare attraverso il personaggio di Arthur, marito di Nora, che appare non solo comprensivo, ma soprattutto si pone come anello di congiunzione.

Un ultimo aspetto che colpisce particolarmente del film è l’utilizzo di immagini eloquenti, come quella che Nora usa per descrivere la sua relazione con Arthur, ovvero due alberi piantati nello stesso vaso le cui radici devono trovare come sistemarsi. Il titolo del film stesso si riallaccia a un’antica leggenda coreana legata al destino, secondo cui se due persone si sposano è perché ci sono 8.000 strati di provvidenza tra di loro appartenenti a 8.000 vite.

Celine Song è riuscita al primo colpo a confezionare una pellicola che ha le caratteristiche di una poesia visiva, un messaggio che tramite le immagini arriva diretto al cuore di chi lo guarda solleticando la parte bambina che, se sopita, ha qui l’occasione di prendere una boccata d’aria.

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