Futuro

Usa, Defiance Act: la proposta di Ocasio-Cortez per contrastare i deepfake porn

AOC ha presentato un disegno di legge per combattere la manipolazione digitale non consensuale di immagini sessualmente esplicite; se approvato, le vittime potranno intentare un’azione civile e ottenere un risarcimento di 150.000 dollari
Credit: Anh Tuan To 
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17 aprile 2024 Aggiornato alle 12:00

Alexandria Ocasio-Cortez, rappresentante Usa del Partito Democratico, ha presentato a marzo il Disrupt Explicit Forged Images and Non-Consensual Edits Act (noto anche come Defiance Act), un disegno di legge bipartisan e bicamerale per combattere la “falsificazione digitale” di immagini non consensuale sessualmente esplicite. Più di 25 organizzazioni hanno approvato la legislazione, tra cui il National Women’s Law Center, la Sexual Violence Prevention Association e la National Domestic Violence Hotline.

La deputata Ocasio-Cortez, che porta sulle spalle il primato di essere la più giovane donna di sempre a essere stata eletta al Congresso statunitense, è stata vittima per anni di immagini deepfake prodotte dall’intelligenza artificiale. Lei stessa, in occasione della presentazione del Defiance Act, ha dichiarato: «Le vittime di deepfake pornografici non consensuali hanno aspettato troppo prima che la legislazione federale ritenesse colpevoli i responsabili. Il Defiance Act consentirà alle vittime di difendere finalmente la propria reputazione e intraprendere un’azione civile contro gli individui che hanno prodotto, distribuito o ricevuto falsificazioni digitali. Sono grata di guidare questa legislazione con il senatore Dick Durbin, insieme ai miei colleghi democratici e repubblicani sia alla Camera che al Senato».

Infatti, come specificato anche dalla rivista The Rolling Stone, il Defiance Act era arrivato al Senato il 30 gennaio, pochi giorni dopo il caso che ha visto la cantante Taylor Swift vittima della stessa molestia. Il 7 marzo, poi, la Camera ha presentato un disegno di legge complementare per fare in modo che entrambi gli organi del Congresso avessero la possibilità di esaminare contemporaneamente la legislazione. Questa proposta di legge arriva, quindi, in un momento in cui gli Stati Uniti d’America si ritrovano impelagati in questo torbido fenomeno.

La cantante pop Taylor Swift si è vista, non molte settimane fa, ritratta completamente nuda in uno stadio, con addosso occhi insistenti di decine di tifosi. Le stesse immagini sono state poi diffuse su internet, arrivando a oltre 47 milioni di visualizzazioni. Questo caso non è stato però l’unico. Anche il cantante Harry Styles, per citare un solo altro esempio, è stato rappresentato in deshabillé su uno sfondo scuro con addome e fasce muscolari ben definite.

Il problema è proprio qui: questa manipolazione è frutto di un processo che allarga sempre di più le mura digitali del diritto e del consentito. In un mondo virtuale, che vive di filtri e reality, quest’uso malsano dell’intelligenza artificiale non stupisce poi così tanto.

Il Defiance Act, pur non essendo il primo tentativo di contrasto ai deepfake (prima di lui ci sono stati infatti il DeepFakes Accountability Act del 2019 e il Preventing Deepfakes of Intimate Images Act del 2023), potrebbe diventare la pima legge federale a proteggere davvero le vittime di questo limaccioso fenomeno.

Nello specifico, si appresta a regolare quelle che definisce “falsificazioni digitali”, ovvero le rappresentazioni visive “create attraverso l’uso di software, apprendimento automatico, intelligenza artificiale o qualsiasi altro mezzo generato dal computer per sembrare autentiche”. Secondo il testo, le vittime possono intentare un’azione civile contro i responsabili della creazione, distribuzione o visualizzazione di un deepfake intimo creato senza consenso sulla propria immagine e ottenere un risarcimento danni pari a 150.000 dollari. In aggiunta, il tribunale può emettere “un’ordinanza restrittiva temporanea, un’ingiunzione preliminare o un’ingiunzione permanente che ordini al convenuto di cessare la visualizzazione o la divulgazione della rappresentazione visiva intima o della contraffazione digitale”.

Il fenomeno largamente esteso dei deepfake porn ben materializza l’adrenalina del non concesso, che spinge fino alla manipolazione di volti e corpi per farne merce di desiderio e scandalo. Parti del corpo usate come ricatto, come provocazione, come scherno, come gusto del proibito. La fame di osservare ancora più in là, in una bulimia che non sazia mai di ciò che già vediamo, tra atrocità e frivolezze, ma vuole altro e ne vuole in quantità sempre maggiore.

Siamo davanti alla rottura del patto di fiducia web-utente: proprio quel mezzo tecnologico di cui ci serviamo quotidianamente (e a cui conferiamo estrema fiducia, spesso) improvvisamente diventa l’arma del delitto. Ma allora, dove bisognava fermarsi? C’è stato un momento in cui non ci siamo resi conto che le cose ci sfuggivano davvero di mano?

Ormai, però, i confini sembrano essere valicati e basta un volto famoso per credere di detenere la concessione di manipolarlo. Indietro non si torna: bisogna quindi posizionare cerotti e bende. Il Defiance Act sembrerebbe andare proprio in questa direzione.

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