Ambiente

Usa: il rischio climatico entra in borsa

Il massimo organo di regolamentazione di Wall Street ha votato mercoledì per adottare una norma che richiede alle società pubbliche di divulgare i rischi legati al clima a cui sono esposte
Credit: Freepik  

Tempo di lettura 4 min lettura
7 marzo 2024 Aggiornato alle 11:00

Il 6 marzo, Sec (Securities and Exchange Commission), l’autorità di borsa degli Stati Uniti d’America, ha emanato regole che obbligano le società quotate a fornire informazioni in relazione ai rischi rilevanti cui sono esposte a causa del cambiamento climatico. Tale obbligo d’informazione è esteso alle offerte pubbliche di azioni quotate.

Si tratta di un significativo passo avanti nella presa di coscienza universale che il cambiamento climatico è in atto.

Le nuove regole impongono l’evidenziazione e la segnalazione dei rischi che hanno, o possano ragionevolmente avere, un effetto rilevante sulle attività svolte dalle società quotate.

Tale obbligo si esplica attraverso informazioni chiare, affidabili e comparabili mediante regole di informazione standardizzate.

Di per sé tali regole non sono del tutto nuove, ma di implementazione di obblighi già esistenti, dal momento che è obbligo degli emittenti quotati evidenziare i rischi che possano esporre le proprie attività a perdite. L’emanazione di strumenti standard nella rendicontazione dei rischi da cambiamento climatico offre il vantaggio di rendere più semplici per analisti e investitori comparare le informazioni da società a società, con il logico corollario che società esposte a tali rischi dovranno adottare strumenti di adattamento e mitigazione del rischio per rimanere appetibili.

È opportuno sottolineare che oggetto dell’informazione è il rischio reale o probabile legato al cambiamento climatico che possa avere un effetto negativo sulla società quotata e non una rendicontazione volta a rappresentare quale sia l’impatto delle attività svolte sull’ambiente (come invece impone – tra l’altro - la rendicontazione europea in tema di Esg). Tantomeno le nuove regole impegnano le società quotate a non emettere gas serra.

La nuova regolamentazione è frutto di un’intensa attività di consultazione svolta dalla Sec con investitori e operatori del settore che ha portato a ricevere oltre 24.000 lettere di commento sul documento di consultazione pubblicato nel 2022.

Come spesso accade quando si guarda oltre l’Oceano Atlantico per fare paragoni con l’Europa, è interessante notare che a livello di Unione europea, la Banca Centrale europea ha già imposto alle banche di evidenziare i rischi delle attività esposte al cambiamento climatico, elemento che pesa nella concessione dei finanziamenti agli operatori che a tali rischi sono esposti imponendo indirettamente a quest’ultimi azioni di adattamento climatico e di mitigazione dei rischi per essere meritevoli di credito.

Sempre in ambito delle comparazioni, è da notare che in base alle regole Sec appena emanate, le società quotate non dovranno estendere l’obbligo informativo ai rischi da cambiamento climatico cui sono indirettamente esposte perché vi sono esposti i relativi fornitori.

Come per la supply chain directive europea in tema di diritti umani e rispetto dell’ambiente, al momento abortita perché alcuni Stati – tra cui l’Italia – hanno ritenuto l’onere di verifica troppo gravoso e difficilmente verificabile quando operato oltre frontiera, sulla scelta dell’esclusione di questo obbligo informativo ha pesato certamente il fatto che esso espone a difficoltà operative di monitoraggio e oneri di compliance non indifferenti.

Considerato il quadro normativo esposto, una lezione da trarre dall’intervento della Sec per le società quotate così come da quello Bce per le banche in tema di esposizione ai rischi climatici è che sebbene i negazionisti coincidano spesso con coloro che producono grandi redditi senza tenere conto dell’ambiente, quando si tratta di affari gli investitori vogliono vederci chiaro: il cambiamento climatico è considerato una realtà, senza se e senza ma.

Leggi anche
AI
di Francesco Carrubba 3 min lettura
Mobilità
di Francesca Iafrate 3 min lettura