Ambiente

Lo shopping online è più sostenibile di quello offline?

Secondo i dati della nuova ricerca di Netcomm, l’e-commerce può ridurre fino a 10 volte le emissioni climalteranti rispetto all’acquisto nei negozi fisici
Credit: cottonbro studio  

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6 marzo 2024 Aggiornato alle 13:00

Se prima era considerato un metodo d’acquisto adottato da chi non poteva muoversi o non aveva voglia di farlo, oggi è diventato una vera e propria abitudine adottata davvero da tutti.

Fare shopping online è una consuetudine consolidata soprattutto durante e dopo la pandemia, quando da necessità è diventata una virtù per molti e sembra anche in maniera importante per l’ambiente.

Netcomm, insieme al Gruppo di ricerca B2c Logistics Center del Politecnico di Milano, ha fatto luce su quanto lo shopping online nuoce o meno all’ambiente nell’indagine L’impatto ambientale delle consegne e-commerce.

I numeri dello shopping

Si possono fare acquisti per tutti i gusti e tutte le tasche, lo shopping online è visto come il nuovo metodo di compravendita anche per chi vuole fare spese o mettere in vendita qualcosa.

Grazie allo shopping online si può acquistare nel periodo giusto e confrontare i prezzi di più prodotti.

Il 61% dei consumatori continua a effettuare un acquisto online almeno una volta al mese, mentre il 24% anche una volta alla settimana.

Questi erano i dati presentati nel 2023 sul 2022 del Report annuale sull’e-commerce italiano pubblicato dal portale Idealo.

Secondo l’Osservatorio eCommerce B2c dalla School of Management del Politecnico di Milano 54,2 miliardi di euro è il valore nel 2023 degli acquisti sull’e-commerce in Italia (+13% rispetto al 2022).

Per i servizi il valore degli acquisti online è di 19,2 miliardi di euro (+25%), per i prodotti si tratta di 35 miliardi di euro (+8%).

Con dati più recenti possiamo dire che il 37% degli italiani cerca prodotti online ma poi comunque effettua l’acquisto in negozio e il 28% degli italiani compra quasi prevalentemente in negozio e solo ogni tanto online, che risulta la percentuale più alta in Europa.

Questo secondo i dati più recenti presentati dal report The ecommerce delivery benchmark report 2024 di Packlink, piattaforma operativa nelle di soluzioni logistiche che ha analizzato il cambio dei consumi nel nostro Paese.

Secondo questi dati il 76% degli italiani combina acquisti in entrambi i canali, il che colloca il nostro Paese come la seconda percentuale più alta in Europa assieme alla Spagna, dietro solo al Regno Unito.

Shopping online: quale impatto ambientale?

Oltre al risparmio di tempo e in molti casi di denaro che avviene con lo shopping online c’è un altro fattore che potrebbe tracciare una linea importante tra gli acquisti via internet e quelli nei negozi fisici, quello dell’impatto ambientale.

Lo shopping online risulta infatti più sostenibile di quello fisico.

Secondo i risultati della ricerca L’impatto ambientale delle consegne e-commerce condotta da Netcomm insieme al Gruppo di ricerca B2c Logistics Center del Politecnico di Milano, l’impatto ambientale degli acquisti online è inferiore a quello degli acquisti nei negozi fisici.

I canali online prevedono servizi di consegna come home delivery e punti di ritiro e possono ridurre fino a 10 volte le emissioni rispetto allo shopping offline, nonostante le rilevazioni siano influenzate comunque da variabili come la densità di consegna, le soste dei mezzi e le modalità con cui il cliente si reca al punto di ritiro o al locker.

Nei negozi fisici invece lo spostamento degli acquirenti per raggiungere il punto vendita e il mantenimento del negozio generano oltre il 90% delle totale delle emissioni di CO2, contribuendo a una produzione massima di 2,59kg di CO2 per pacco.

Nello specifico la ricerca presentata da Netcomm confronta la carbon footprint nei processi di home delivery, punto di ritiro e acquisto nel negozio fisico, declinati nei tre settori merceologici dell’editoria, della tecnologia, nelle zone urbane di Milano, Ferrara e Viterbo-Rieti.

Quello che emerge è la maggiore sostenibilità dell’acquisto online su quello fisico e questo è visibile in tutti i settori: dall’editoria, al fashion, fino all’elettronica.

I dati raccolti da Netcomm dimostrano che per il settore dell’editoria per esempio quando il cliente va in negozio in auto le emissioni a Milano per ogni pacco raggiungono i 2,81 kgCo2e contro i 0,22kgCo2e dell’home delivery, mentre a Ferrara crescono fino a 2,87kgCo2e contro 0,36kgCo2e e infine a Viterbo si attestano, a 2,96 kgCo2e contro i 0,64kgCo2e della consegna a casa.

Ma anche parlando del migliore dei casi, quando a esempio il clienti si recano in negozio a piedi o senza deviare il proprio tragitto la situazione non cambia. A Milano le emissioni del processo di vendita offline sono circa 5 volte quelle dell’home delivery, a Ferrara si triplicano rispetto all’online, mentre nelle province di Viterbo e Rieti l’impatto dell’offline raddoppia.

Nell’area del fashion i risultati restano coerenti anche se nel processo dell’home delivery si osserva un’incidenza dell’impatto dell’acquisto online più elevata rispetto agli altri settori, dovuta al maggiore tasso di reso (8% per acquisti offline, 30% per l’e-commerce).

Per quanto riguarda il settore dell’elettronica, la differenza tra online e offline è di poco inferiore rispetto a al settore dell’editoria.

Per quanto riguarda lo shopping offline, il negozio e il cliente con i suoi spostamenti sono responsabili della maggior parte dell’impatto ambientale: per il settore dell’editoria, per esempio, a Milano costituiscono rispettivamente l’85% e l’11% del totale (1,24kgCo2e) di emissioni per pacco; a Ferrara il 68% e 26% del totale (1,55kgCo2e) per pacco; a Viterbo il 42% e il 50% del totale (2,51kgCo2e) per pacco.

Se vuoi scaricare l’indagine clicca qui

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