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Il naufragio di Cutro: un compleanno che non vorremmo dover ricordare

Un anno fa, sulle coste calabresi, un barchino malconcio faceva naufragio portando via con sé quasi 100 migranti. Sono passati 12 mesi, il mare è sempre più mosso e le leggi sempre più ingiuste
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2 marzo 2024 Aggiornato alle 09:00

Nella città in cui vivo, Parigi, c’è il mio museo preferito. È il Museo della Marina. Nel Museo della Marina c’è una stanza intera dedicata al naufragio. Ci sono grandi quadri di galeoni in balia delle onde e oggetti ritrovati sul fondo del mare.

I naufragi smuovono litri d’acqua e fiumi di inchiostro. Senza il naufragio dell’Antilope non ci sarebbero I viaggi di Gulliver. Senza naufragi andrebbe cambiato il titolo di tre libri di Emilio Salgari: I naufraghi del Poplador, Un naufragio nella Florida e I naufraghi dello Spitzberg. Senza un naufragio, Ulisse non avrebbe mai incontrato Nausicaa.

Quando sono nei libri e sui quadri, i naufragi ci spaventano e ci attirano come il canto delle sirene. Nella stanza dedicata a loro nel museo, però, si ricorda anche che i naufragi non esistono solo nei libri e possono avere due gravissime conseguenze. La prima è sulla natura, come quando nel 2002 naufragò la petroliera Prestige e disperse in mare migliaia di tonnellate di gasolio. La seconda è sugli umani.

I galeoni del passato con le vele mosse dal vento sono belli anche sul punto di affondare, perché non c’è più nessuno per piangere chi è finito in mare. Ma quando tra le onde del mare finiscono le persone vere, quelle che hanno mamme, papà, bambini, mogli o mariti a terra ad aspettare, all’acqua del mare si aggiungono le lacrime - e le lacrime di chi rimane sono più salate di tutti gli oceani.

Un anno fa, nella notte fra il 25 e il 26 febbraio del 2023, a poche decine di metri dalle coste di Steccato di Cutro, in Calabria, naufragava un peschereccio malconcio e senza storia, il Summer Love. A bordo, stipati gli uni sugli altri come non dovrebbero mai essere stipati degli esseri viventi, c’erano almeno 180 migranti disperati.

La Summer Love era salpata dalla Turchia ma le persone a bordo - uomini, donne, bambini, anziani e anche neonati - venivano da Paesi ancora più lontani, come la Siria e l’Afghanistan.

La Summer Love si è arenata e ha cominciato a imbarcare acqua. Malgrado non fosse così lontana dalle coste, il mare in tempesta si è preso più della metà delle persone a bordo, almeno 94, tra cui 34 bambini e bambine.

Ma il problema del naufragio della Summer Love non è il mare mosso. Il mare è l’ultimo dei responsabili. In Italia e in tutta Europa, i potenti non hanno molto cuore per quanto riguarda l’accoglienza di persone in disperato bisogno di fuga da guerre, carestie o povertà. I potenti hanno paura, temono che tutta questa gente possa essere un problema, che si possa comportare male. Allora votano leggi per non farla entrare nei nostri Paesi e punire chi l’aiuta, come le associazioni che cercano di salvare chi finisce in mare.

Ma tu lo sai quanto me: i “no” non hanno mai fermato nessuno, soprattutto chi non ha altra scelta. Nessuno dei migranti morti tra le onde aveva il desiderio di attraversare il mare per giorni, senza acqua né cibo, stretti stretti verso l’ignoto. Questo, i potenti non lo vogliono capire.

Per quanto riguarda il naufragio di Cutro, ci sono 2 indagini in corso. La prima è contro gli scafisti, e cioè i “capitani” della barca che hanno portato i migranti in Italia. La seconda riguarda alcuni agenti della guardia di finanza e della guardia costiera. Sembra infatti che fossero stati avvertiti che c’era un barchino in difficoltà e sapevano che il mare era grosso, ma se ne sono stati con le mani in mano.

L’anno scorso è stato un anno orribile per i naufragi nel Mediterraneo: sono annegate più di 3000 persone. Dal 2014, invece, solo nella parte centrale del Mediterraneo, di persone ne sono morte 23.000. Come una piccola città. Tutte queste persone non sono bucanieri d’invenzione o avventurieri dei romanzi, ma donne e uomini, bambini come te. Nel mare sono annegati loro e i loro sogni fortissimi e disperati, mentre a terra sono rimasti i loro cari e abbastanza lacrime da riempire un altro mare.

Il 26 febbraio i sopravvissuti e le loro famiglie, ma anche tanti italiani e italiane e più di 300 associazioni, hanno organizzato una fiaccolata per chiedere giustizia e che siano puniti i veri responsabili del naufragio di Cutro ma anche che cambino le leggi e diventino più umane.

In fondo, pure Ulisse, per sopravvivere al suo naufragio, ha avuto bisogno dell’aiuto di una dea marina, Leucotea, che gli ha teso una vela, e poi di Atena, che l’ha fatto sbarcare, nudo, malconcio ma vivo e vegeto sulle coste dei Feaci. Cosa aspettiamo noi a farci vela? A farci porto?

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