Diritti

Il Decreto Cutro attrarrà studenti stranieri nel mercato del lavoro?

Tra le novità introdotte dal testo, la possibilità di convertire il permesso di soggiorno per studio in uno per motivi professionali. Questo cambiamento potrebbe aumentare il numero di lavoratori in Italia
Credit: Cottonbro studio 
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21 febbraio 2024 Aggiornato alle 07:00

L’invecchiamento della popolazione, il calo della natalità, un sistema di welfare insufficiente rappresentano sfide sempre più urgenti per l’Italia. Gli ultimi dati Istat dipingono un quadro sempre più drammatico con il numero di nati più basso dall’Unità d’Italia registrato nel 2022 e un aumento dell’età media, salito a 46,4 anni all’inizio del 2023.

In questo contesto demografico e socioeconomico particolarmente complicato, attrarre e integrare studenti stranieri nel mercato del lavoro può rappresentare una leva cruciale per sostenere l’economia e mantenere la competitività del nostro Paese.

Una risposta arriva con il decreto Cutro del 2023 che introduce novità importanti nelle procedure di integrazione degli studenti stranieri che scelgono di intraprendere un percorso di formazione in Italia. Il cambiamento principale apportato al Testo Unico dell’Immigrazione riguarda la possibilità di convertire il permesso di soggiorno per studio in un permesso di soggiorno per lavoro al di fuori dei limiti previsti dal decreto Flussi: le cosiddette quote. Prima di questo significativo passo in avanti la possibilità di convertire il permesso per studio senza rientrare nei limiti quantitativi decisi dal Governo era riservata agli stranieri iscritti a un corso di laurea, master, o dottorato. La nuova direzione legislativa, attraverso l’eliminazione di questo vincolo, apre la porta anche a tutti coloro che partecipano a corsi di formazione o tirocini.

I dati parlano chiaro: al primo gennaio 2023, soltanto il 13% dei cittadini stranieri che nel 2015 avevano ottenuto il rilascio del permesso di soggiorno per motivi di studio era ancora in possesso di un permesso in corso di validità. Un tasso di conversione bassissimo, da cui si denota la bassa attrattività del mercato lavorativo italiano, non sempre accessibile soprattutto in presenza di barriere quali le quote, ora rimosse per questo tipo di conversione, del Decreto Flussi.

A essere poco attrattivo, tuttavia, non è solo il mercato del lavoro italiano. Nel 2022 in Italia sono stati rilasciati 25.000 permessi di soggiorno per motivi di studio o formazione. Un numero decisamente alto, ma preoccupante se comparato ai dati registrati nei vicini Paesi europei: in Francia, a esempio, sono stati rilasciati 105.000 permessi, in Germania 70.000, e in Spagna 59.000 (nonostante la popolazione sia minore rispetto all’Italia).

La rimozione di barriere alla permanenza in Italia di giovani studenti stranieri sembra essere una buona arma contro l’aumento dell’età media del Paese, che insieme al numero di nati più basso dall’anno dell’Unità rappresenta un problema demografico da non sottovalutare. Proprio a questo riguardo, un dato positivo riguarda l’età media degli stranieri ai quali è stato rilasciato un permesso per motivi di studio, che nel 2022 si attesta sui 25,6 anni.

La conversione del permesso rilasciato per motivi di studio consente ai giovani studenti stranieri di rimanere nel Paese anche dopo aver completato gli studi (e anche senza che, nel caso di chi è iscritto a un corso di laurea, il titolo universitario sia stato effettivamente conseguito) e di lavorare a tempo pieno, senza i limiti di orario previsti per i permessi di studio. Questo non solo aiuta gli studenti stranieri a trovare un’occupazione stabile in Italia (evitando che volgano lo sguardo oltre-confine), ma contribuisce anche a colmare il divario tra l’offerta e la domanda di lavoro nel mercato italiano, in cui si riscontra una carenza di figure professionali laureate.

La conversione può essere richiesta in qualsiasi momento prima della scadenza del permesso di studio e in alcuni casi anche dopo la scadenza, a condizione che siano soddisfatti determinati requisiti, come per esempio la presenza di un contratto di lavoro. Inoltre, agli studenti universitari è consentito richiedere la conversione anche prima della conclusione degli studi.

Chiaramente, i requisiti per la conversione variano a seconda del tipo di lavoro che si intende svolgere, ma un aspetto comune è la dimostrazione di un reddito minimo o di risorse finanziarie adeguate.

Inoltre, per coloro che sono ancora alla ricerca di un’occupazione, è possibile richiedere la conversione in un permesso di soggiorno per attesa occupazione, che consente loro di rimanere nel Paese mentre cercano lavoro. Questa opzione è disponibile per coloro che hanno conseguito un titolo di studio universitario entro la scadenza del permesso di studio.

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