Diritti

Immigrazione: solo il 30% di chi ha raggiunto l’Italia è stato assunto

La campagna Ero Straniero presenta l’analisi dell’impatto degli interventi normativi in materia di ingressi di migranti alla ricerca di un lavoro, evidenziando i limiti di un sistema “rigido” e “inefficace”
14 ottobre 2023, Bologna, Italia: Migranti protestano a braccia alzate durante la manifestazione contro i CPR a Bologna. 
14 ottobre 2023, Bologna, Italia: Migranti protestano a braccia alzate durante la manifestazione contro i CPR a Bologna.  Credit: Marcello Valeri/ZUMA Press Wire
Tempo di lettura 5 min lettura
22 dicembre 2023 Aggiornato alle 09:00

Nel 2022 solo il 30% di chi ha fatto ingresso in Italia è stato assunto e ha ottenuto contratto e documenti. Le domande di ingresso per lavoro inoltrate negli ultimi 2 anni sono più del triplo rispetto alle quote fissate. Migliaia di persone non entrano in Italia dopo aver ottenuto il visto. Solo un terzo delle delle domande esaminate, una volta ottenuto il nulla osta, ha ottenuto poi la sottoscrizione del contratto di soggiorno e il rilascio del permesso di soggiorno.

Lo rivela il dossier La lotteria dell’ingresso per lavoro in Italia: i veri numeri del decreto flussi, un’analisi dell’impatto degli interventi normativi in materia di ingressi per lavoro, parte della campagna Ero Straniero promossa da A Buon Diritto, ActionAid, ASGI, Federazione Chiese Evangeliche Italiane (Fcei), Oxfam, Arci, CNCA, CILD, Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, Radicali Italiani, con il sostegno di decine di organizzazioni. Un documento di 20 pagine che “evidenzia i limiti di un sistema rigido e inefficace”.

Obiettivo della campagna, “monitorare e verificare l’efficacia del sistema dei decreti flussi per l’ingresso di lavoratori e lavoratrici dall’estero - unica procedura prevista per aziende e famiglie che vogliano assumere personale straniero - anche alla luce degli interventi normativi recenti, che vengono valutati dalla campagna sulla base di numeri reali”. Il periodo esaminato è il biennio 2022/2023, a partire dai dati ottenuti attraverso una serie di accessi agli atti al ministero dell’Interno.

Il rapporto ha analizzato anche quello che accade durante il cosiddetto Click day, una procedura telematica che consente ai datori di lavoro di ottenere i permessi di soggiorno lavorativi per le persone che provengono da Paesi extra-europei che intendono assumere e ai lavoratori autonomi di poter trasformare il proprio permesso di soggiorno in uno lavorativo. Il 2, 4 e 12 dicembre 2023, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’ultimo DPCM, si sono tenuti i 3 click day del Decreto flussi 2023 per garantire gli ingressi ai lavoratori extra Ue. Periodicamente il ministero dell’Interno stabilisce le quote di ingresso dei lavoratori stranieri.

La procedura, spiega l’analisi, “prevede che il datore di lavoro la cui domanda è rientrata nelle quote riceva dallo sportello unico immigrazione della prefettura il nulla osta al lavoro e all’ingresso in Italia della persona che vuole assumere”. Da qui il rilascio del visto da parte del consolato italiano nel Paese di origine, e la possibilità di fare ingresso in Italia. Entro 8 giorni dall’ingresso, lavoratori e lavoratrici devono poi recarsi in prefettura insieme ai datori di lavoro per stipulare il contratto di soggiorno e chiedere il rilascio del permesso di soggiorno.

Una delle lacune della procedura, denuncia l’analisi, è che, rispetto alle domande inoltrate, nel corso del 2022 e del 2023, i nulla osta rilasciati sono inferiori ai posti disponibili: un numero consistente di domande non arriva al secondo passaggio della procedura per l’ingresso, e cioè il rilascio del nulla osta. “Si tratta di migliaia di posti di lavoro che vanno perduti”.

Inoltre, una volta ottenuti il nulla osta e il visto, una quota cospicua di lavoratrici e lavoratori non fa ingresso in Italia: nel 2022, su 55.013 nulla osta rilasciati (tra stagionali e non), 3.183 persone risultavano ancora in attesa di fare ingresso in Italia, pur avendo ricevuto il visto. Nel 2023, fino ad agosto scorso, è accaduto a 19.082 persone su 65.662.

Quel che è ancora più preoccupante, secondo l’analisi, è che, “complessivamente, il rapporto tra le quote stabilite e i contratti di soggiorno effettivamente sottoscritti è molto basso per i 2 anni: infatti, il tasso di successo nel 2022 è del 30% per il canale stagionale (solo 12.708 contratti di soggiorno sottoscritti a fronte di 42.000 ingressi stabiliti dalle quote) e del 26% per il canale non stagionale (solo 5.243 contratti su 20.000 quote)”. Significa che solo un terzo di chi entra in Italia per lavorare riesce a stabilizzare la propria posizione e avere i documenti, “mentre la maggior parte, impiegata dalle aziende col solo nulla osta, una volta terminato tale impiego, è destinata a scivolare in una una condizione di irregolarità e quindi di estrema ricattabilità e precarietà”. Inoltre, nel settentrione il 30% dei nulla osta è trasformato in contratti di soggiorno, ma nel centro Italia la quota è del 17% e al sud solamente del 12%.

La campagna propone delle soluzioni a Governo e Parlamento, ovvero l’introduzione di: percorsi di ingresso diversificati e flessibili, con un meccanismo di assunzione diretta extra-quote; un permesso di soggiorno per ricerca lavoro attraverso “sponsor”, un permesso di soggiorno per ricerca lavoro con richiesta di visto presentata direttamente da lavoratore/lavoratrice a fronte di garanzie economiche; 2 meccanismi di regolarizzazione su base individuale, attraverso un contratto di lavoro e per radicamento sociale.

Leggi anche
Immigrazione
di Redazione 3 min lettura