Ambiente

Quanto gli aeroporti inquinano le città (anche italiane)

L’ultima ricerca globale coordinata dal think tank europeo Transport & Environment vede Londra, Tokyo e Dubai come i centri urbani più colpiti dalle emissioni degli scali. Ecco il quadro italiano
Credit: Tomas Williams  

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29 febbraio 2024 Aggiornato alle 11:00

La classifica vede in prima posizione Londra, in seconda Tokyo e in terza Dubai a chiudere un podio internazionale. Peccato che non sia una graduatoria stilata per ragioni particolarmente virtuose. Sono le tre città più colpite al mondo dall’inquinamento atmosferico causato localmente dal trasporto aereo.

Non solo. Allargando lo sguardo ai 20 aeroporti più grandi e considerandoli tutti insieme, si scopre che hanno prodotto tante emissioni di carbonio quanto potrebbero fare 58 centrali elettriche a carbone.

A decretare queste sentenze a tratti spaventose è una nuova ricerca, coordinata dal think tank europeo Transport & Environment, con l’obiettivo di monitorare l’aria e le emissioni di gas serra sia dei cargo per le merci sia dei classici voli con passeggeri, provenienti dagli aeroporti di tutto il mondo.

Con il suo amaro primato, la capitale inglese si è meritata un focus specifico.

Dai dati è emerso che, decollando e atterrando nei sei aeroporti di Londra, i velivoli espongono ogni anno gli abitanti della City alla quota equivalente di emissioni nocive - di ossidi di azoto e di particolato - di 3,23 milioni di automobili. Heathrow poi si aggiudica addirittura il titolo di secondo peggior scalo globale per impatto climatico.

A Tokyo e Dubai, invece, i residenti sono esposti alle emissioni derivanti dall’aviazione per un valore corrispondente a 2,78 milioni di automobili. Il problema è evidentemente di rilevanza internazionale e quindi “aleggia” anche sull’Italia.

Per avere un’idea della situazione - atmosferica - nazionale, può venire in aiuto la mappa interattiva di Airport Tracker: secondo la piattaforma, il Belpaese conta 14,6 milioni di tonnellate di CO2; di questi quasi 13 milioni sono dovuti ai voli per passeggeri, la parte residua alle merci. “Le emissioni di questo Paese sono equivalenti alle emissioni annuali di quattro centrali a carbone”, infierisce il portale.

Le emissioni di ossidi di azoto (NOx) e Pm 2,5, attribuite a tutte le operazioni di decollo e atterraggio negli scali tricolori, raggiungono quota 6.422 tonnellate, equivalenti alle emissioni annuali di 2.850.000 automobili.

In questo caso al primo posto in classifica c’è Roma Fiumicino, con 4,9 milioni di tonnellate di CO2 emesse, pari a quelle annuali di una centrale a carbone: sempre secondo il sito, il suo l’inquinamento atmosferico totale corrisponde a quello prodotto da 710.000 auto.

Segue Milano Malpensa con 3,8 milioni di tonnellate di CO2, ovvero quante ne producono 1,9 milioni di macchine in dodici mesi. Il terzo posto spetterebbe all’aeroporto “Marco Polo” di Venezia con 0,8 milioni di tonnellate di CO2, pari a 400.000 auto in un anno.

I dati utilizzati per il “tracker” delle emissioni aeroportuali sono ricavati dal modello Global Aviation Carbon Assessment (Gaca), sviluppato dall’International Council on Clean Transportation (Icct).

In Italia ci sono comunque alcune iniziative in atto per invertire la rotta. La società Sea per esempio ha aderito al progetto Alrigh2t, finanziato dall’Ue con 10 milioni di euro: Malpensa quindi sperimenterà l’utilizzo di idrogeno liquido nelle sue operazioni, per ridurre le emissioni.

La stessa azienda lo scorso novembre ha presentato a Bruxelles il progetto eMAGO sugli aeroporti a emissioni zero: prevede oltre 80 punti di alimentazione elettrica per gli aerei in sosta, 94 stazioni di ricarica per i veicoli aeroportuali e 100 prese di ricarica intelligenti per i mezzi di rampa e di servizio agli aeromobili.

Anche grazie a questa iniziativa, già nel 2027 gli aeroporti di Milano - Linate incluso – dovrebbero essere allineati alle norme Ue che prevedono un’alimentazione esclusivamente elettrica fissa per gli aerei in sosta entro il 2030.

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