Diritti

Turchia, crescono i femminicidi: sette in un solo giorno

We Will Stop Femicides Platform chiede un’azione immediata contro l’aumento della violenza di genere, che secondo l’Ong sarebbe una conseguenza diretta delle “politiche misogine” del Governo
Credit: SHVETS production
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
29 febbraio 2024 Aggiornato alle 10:10

7 donne uccise in Turchia nel giro di un giorno per mano di partner o ex: significa più di 3 ogni 3 ore. È successo martedì 27 febbraio a Smirne, Bursa, Sakarya, Erzurum, Denizli e Istanbul. Lo ha riferito Habertürk, emittente televisiva turca, che ha parlato di vittime comprese tra i 32 e i 49 anni, uccise a colpi di arma da fuoco o pugnalate. A 2 anni dal ritiro del Paese dalla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione della violenza contro le donne, i femminicidi in Turchia non fanno che aumentare: nel 2023 la Ong We Will Stop Femicide (Kcdp) ha registrato 315 omicidi di donne, il 65% delle quali sono state uccise nelle proprie case.

La Ong, che lo scorso settembre ha visto archiviare una causa intentata dalla procura di Istanbul nel 2022 per presunte “attività immorali”, ha chiesto un’azione immediata in vista della Giornata internazionale della donna, che ricorre l’8 marzo, perché “questi dati non sono una coincidenza”, ma una conseguenza diretta “dell’opera del governo” e della concezione di “famiglia sacra”. Il gruppo invita “a partecipare alla nostra lotta determinata”, una manifestazione organizzata per il 3 marzo: “Chiederemo conto a centinaia di donne uccise mentre lottavano per vivere libere. Chiuderemo l’era dei funzionari pubblici che non adempiono ai loro doveri, di coloro che portano avanti politiche misogine, di coloro che vogliono chiudere le donne tra 4 mura”. Le vittime sono state uccise dal partner, da un ex, da un marito da cui volevano divorziare e, in un caso, da un padre.

Secondo i dati raccolti dall’inizio dell’anno da Kcdp, 31 donne sono state uccise da altrettanti uomini, 21 sono morte in circostanze sospette. A gennaio il 35% delle vittime sono state assassinate dall’uomo con cui erano sposate, il 16% con quello da cui avevano divorziato. La maggior parte, 19, sono state colpite a morte nelle loro case, 7 in mezzo alla strada, 2 in un luogo di intrattenimento, 2 in uno spazio pubblico e 1 in macchina. Significa che il 61% delle vittime ha trovato la morte tra le mura della propria abitazione. La stessa percentuale è stata uccisa con armi da fuoco, 9 con oggetti appuntiti e 2 per strangolamento.

Il rapporto annuale dello scorso anno mostra che le donne uccise nel 2023 sono state 315, altre 248 sono morte in circostanze “sospette”, ma sono state derubricate dalle autorità a “suicidi”. Anche l’anno scorso il luogo principale in cui sono state assassinate è stata la loro casa (65% dei casi), diventata la tomba di 205 donne. Il 35% aveva tra i 19 e i 35 anni. L’uomo con cui erano sposate è stato l’autore del delitto nel 41% dei casi e 30 di queste donne erano in procinto di divorziare dall’autore del reato.

Nel 2021 la Turchia si è ritirata dalla Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa, un trattato internazionale contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, che impone alle autorità di indagare e punire la violenza di genere. Ankara l’aveva firmato 10 anni prima di ritirarsi. “In 15 anni” - ha scritto la Ong - l’unico anno in cui il numero di femminicidi è diminuito è stato il 2011, anno in cui è stata adottata la Convenzione di Istanbul”.

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