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Chi è Alessandra Todde, la nuova presidente della Sardegna

La vicepresidente del Movimento 5 Stelle sarà la prima donna a guidare l’isola. La sua vittoria ha rianimato l’opposizione. Ti raccontiamo la sua storia
Credit: ANSA/Fabio Murru  

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27 febbraio 2024 Aggiornato alle 13:00

La sua storia politica era iniziata tra i malumori interni del suo partito e con una sconfitta.

Ora la sua vittoria ha ridato fiducia all’opposizione e ha unito, almeno momentaneamente, il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte e la segretaria del Partito democratico Elly Schlein.

Alessandra Todde ha vinto le Regionali in Sardegna e sarà la prima presidente donna dell’isola.

Classe 1969, Todde è nata a Nuoro. Il padre ha lavorato come insegnante di matematica e fisica. «La mia famiglia mi ha insegnato a osare, a non fermarmi alle apparenze, a scavalcare i pregiudizi», ha detto a Venerdì di Repubblica nel 2022 per poi sottolineare come la madre le abbia fatto capire fin da subito il valore dell’indipendenza economica: «Ancora oggi mi dice che nessuno dovrà mai comprarmi un paio di calze. È il suo modo per sottolineare quanto per una donna sia importante l’indipendenza».

Anche il suo percorso accademico è stato influenzato dalla famiglia: dopo una prima laurea in Scienze dell’informazione, su spinta del padre, ammalatosi nel frattempo di sclerosi laterale amiotrofica, ha deciso di conseguire anche la laurea in Informatica all’Università di Pisa.

La sua carriera l’ha portata a lavorare come manager in diverse aziende anche all’estero. Nel 2018 è diventata amministratrice delegata di Olidata, azienda italiana attiva nel settore informatico.

L’anno successivo ha però lasciato questo ruolo per dedicarsi alla politica.

L’allora leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio l’aveva infatti voluta come candidata alle Europee del 2019. La sua scelta aveva provocato diversi malumori tra i militanti sardi che avrebbero preferito qualcuno con una storia politica più attiva.

Todde non si era comunque scoraggiata e a Corriere aveva spiegato di volersi candidare «per restituire qualcosa alla società» e di avere scelto il Movimento «per via della sua attenzione ai temi digitali e informatici».

La prima avventura non è comunque andata benissimo: Todde non è stata eletta. Poco male però perché nel settembre del 2019 è entrata nel Governo Conte II come sottosegretaria allo Sviluppo economico per poi diventare due anni dopo viceministra dello Sviluppo economico del Governo Draghi. In questi ruoli si è battuta in particolare contro le delocalizzazioni. Alla Stampa nel 2021 ha spiegato di voler «fermare le delocalizzazioni, dando però alternative concrete alle aziende».

Nel frattempo sono arrivati anche incarichi all’interno del Movimento. Nel 2021 Conte l’ha scelta come vicepresidente. Forte di questi ruoli, Todde si è candidata alle Politiche del 2022 risultando eletta alla Camera.

Fin da subito ha criticato duramente il Governo Meloni. «È arrogante con i deboli», ha dichiarato al Manifesto. Anche con il Pd pre-Schlein i rapporti non sono stati semplici: «Sembrano voler scegliere Calenda mentre noi rimaniamo nel campo progressista».

Poi è arrivato il piccolo miracolo della convergenza in Sardegna sul suo nome. Anche in questo caso qualcuno ci è rimasto male: l’ex presidente della Regione Renato Soru ha infatti deciso di candidarsi da indipendente, per poi essere sostenuto anche da Azione. Todde ha prima provato più volte a ricucire pubblicamente, ma con l’avvicinarsi del giorno delle votazioni non si è più risparmiata e Il Fatto ha dichiarato: «Soru è diventato un alleato delle destre. Noi invece puntiamo a batterle nel nome dell’antifascismo».

Viste le divisioni interne, comunque, erano in pochi a pronosticare un successo di Todde contro Paolo Truzzu, candidato di un centrodestra unito, almeno sulla carta. E invece nel corso della giornata del 26 febbraio lo spoglio ha rivelato una vittoria sul filo del rasoio (45,4% contro 45), facendo diventare Todde e la Sardegna il simbolo di un’alternativa alle destre.

Prima delle votazioni alla trasmissione radiofonica Un giorno da pecora aveva detto: «Posso promettervi che se vinco mi tingo una ciocca di capelli con i colori della Sardegna (bianco, rosso e nero, ndr)». Sui capelli ancora non si hanno notizie, ma nel frattempo la Sardegna è diventata giallorossa.

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