Music of the mind, la più grande mostra di Yoko Ono a Londra
Yoko Ono - Music of the mind è la mostra più grande di sempre di Yoko Ono in Inghilterra, visitabile fino al primo settembre alla Tate Modern di Londra.
Una retrospettiva completa dell’artista, musicista e attivista giapponese, ora novantunenne, che racchiude opere che ben sintetizzano la sua evoluzione artistica, e che ovviamente non tralasciano il legame con John Lennon.
La mostra raccoglie oltre duecento opere d’arte e musicali, film e fotografie di Yoko Ono realizzate in oltre settanta anni di carriera, con un focus sulla sua permanenza a Londra dal 1966, fino ai primi anni ‘70. Ma anche l’incontro con Lennon, le sperimentazioni a New York con La Monte Young e la musica atonale con John Cage e David Tudor.
Quella di Yoko Ono è sempre stata un’arte di natura partecipativa, tanto che i visitatori sono invitati a entrare in un sacco a pelo (“Bag Piece”) o a lasciare foto delle proprie madri in uno dei tanti lavori correlati dalle istruzioni dell’artista.
Ma c’è anche il filmato dell’opera Cut Piece del 1964, dove agli spettatori viene chiesto di tagliare con un coltello i vestiti di Yoko Ono, che anticipò di cinque anni quelli che sarebbero stati poi i temi delle performance di Marina Abramovic con Rhythm.
In FLY 1970-1, titolo del suo secondo album, in cui una mosca si posa sul corpo di una donna nuda e in Freedom 1970, in cui l’artista non riesce a sfilarsi il reggiseno, mentre in sottofondo risuonano le note di Sisters O Sisters, Woman Power e Rising, emerge il tema del femminismo.
In molte opere ricorre il simbolismo legato al cielo, metafora di pace, libertà e infinito. In Helmets (Pieces of Sky), per esempio, gli elmetti da guerra nazisti sono cosparsi di scaglie di materiale celeste che scendono dall’alto.
Viene ricordato anche Acorns for Peace del 1969, quando Ono e Lennon mandarono ghiande pacifiste ai leader del mondo, oppure i manifesti War is over! (If you want if ) dello stesso anno a New York e altre città, per dire che “la guerra finisce, se lo volete”, le registrazioni dei Bed Peace ad Amsterdam e Montreal, ma anche le installazioni nella stanza mozzata a metà dalla disperazione, Half-a-Room del 1967, e White chess set, una scacchiera in cui le pedine sono tutte bianche a rappresentare l’identità tra amici e nemici e le difficoltà nel distinguere gli uni dagli altri nei conflittisi.