Ambiente

È (quasi) tutto pronto per le nuove comunità energetiche rinnovabili

Le regole operative approvate dal Ministero dell’Ambiente sono in arrivo. Poi si darà il via alle domande per accedere agli incentivi
Credit: EPA/MICK TSIKAS  

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23 febbraio 2024 Aggiornato alle 11:00

L’iter che porta alla nascita delle nuove comunità energetiche rinnovabili in Italia è in dirittura d’arrivo.

Le regole ci sono e ai dettagli tecnici pensa il Gestore dei Servizi Energetici (Gse), mentre si attendono ulteriori chiarimenti sulla possibilità di far accedere agli incentivi anche gli asset già in esercizio dal 2022. Le stime prevedono che nei prossimi anni ne nasceranno almeno quindicimila: l’obiettivo è arrivare a 5 gigawatt complessivi di impianti di produzione di energia rinnovabile entro il 2027.

Le cosiddette Cer, con potenza totale fino a 1 megawatt, stanno per vedere la luce dopo un lungo percorso, iniziato con il decreto legislativo 199, un provvedimento ad hoc che circa tre anni fa ne ha esteso le dimensioni. Il decreto ministeriale poi è entrato in vigore lo scorso 24 gennaio 2024, dopo la registrazione della Corte dei Conti e l’approvazione della Commissione europea: da quella data, entro un mese, il Mase stesso deve approvare le regole operative, su proposta del Gse e previa verifica da parte dell’Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente.

Una Cer, formalmente, “è un insieme di cittadini, piccole e medie imprese, enti territoriali e autorità locali, incluse le amministrazioni comunali, le cooperative, gli enti di ricerca, gli enti religiosi, quelli del terzo settore e di protezione ambientale, che condividono l’energia elettrica rinnovabile prodotta da impianti nella disponibilità di uno o più soggetti associatisi alla comunità. In una Cer l’energia elettrica rinnovabile può esser condivisa tra i diversi soggetti produttori e consumatori, localizzati all’interno di un medesimo perimetro geografico, grazie all’impiego della rete nazionale di distribuzione di energia elettrica, che rende possibile la condivisione virtuale di tale energia”.

A spiegarlo è il Gse, che in tutto questo ha un ruolo centrale perché è una società pubblica, interamente partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che “promuove lo sviluppo sostenibile in Italia attraverso l’incentivazione della produzione energetica da fonti rinnovabili e con azioni informative volte a diffondere la cultura dell’energia compatibile con l’ambiente”.

Ora, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, deve occuparsi di indicare agli operatori del settore delle energie rinnovabili e a tutti i soggetti interessati le regole operative, gli adempimenti e i documenti necessari per la creazione degli impianti.

Al Gestore fanno riferimento anche gli aspetti relativi all’accesso agli incentivi, le cui domande saranno presentabili online un mese e mezzo dopo la pubblicazione delle regole: il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) in particolare finanzia con 2,2 miliardi di euro i progetti nei Comuni sotto i cinquemila abitanti, che possono ottenere contributi a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili per la realizzazione.

La strada alternativa prevede una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa per tutto il territorio nazionale. I due benefici sono tra loro cumulabili.

C’è però qualche incognita da dirimere. Su tutte, gli operatori aspettano di capire se gli impianti costruiti e allacciati alla rete dopo l’entrata in vigore del decreto del 2021, ma prima della pubblicazione del decreto ministeriale sulle Cer, possono essere ammessi a far parte di una comunità.

Se la risposta fosse affermativa, quegli stessi impianti potrebbero quindi aver accesso agli incentivi per 20 anni. La questione è rimasta in sospesa anche per via di un rimpallo burocratico di norme tra Roma e Bruxelles, che ha tenuto in sospeso il completamento delle regole.

Nel frattempo, il Ministero dell’Ambiente ha risposto a un’interrogazione spiegando che gli impianti già in esercizio possono accedere agli incentivi ma devono dimostrare di essere stati progettati, fin dalle loro origini, come impianti di comunità. Come si possa adempiere a tale richiesta non è ancora stato chiarito, ma le indicazioni del Gse dovrebbero essere illuminanti anche sotto questo punto di vista.

Gli aspetti formali sono accompagnati da una campagna di informazione rivolta a enti, imprese e cittadini.

Così il 26 febbraio da Bologna partirà il giro d’Italia “InsiemEnergia” con 21 tappe in ogni Regione e Provincia autonoma per spiegare le Comunità energetiche rinnovabili.

Il ministro Gilberto Pichetto Fratin presenzierà a tutti gli appuntamenti dell’iniziativa organizzata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gse e Unioncamere.

«Comunità Energetiche Rinnovabili e autoconsumo diffuso sono due ingranaggi centrali della transizione energetica del Paese», aveva dichiarato il ministro annunciando il decreto del Mase, «siamo dunque ancor più vicini a questo atteso obiettivo, che potrà veramente dare una svolta per lo sviluppo delle rinnovabili in Italia, rafforzandone la sicurezza energetica e avvicinandoci agli obiettivi climatici».

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