Ambiente

Mine e impatto ambientale in Ucraina, Greta Thunberg: «La Russia paghi i danni»

Un gruppo di politici e attivisti denuncia la necessità di risarcimenti per i danni agli ecosistemi (e non solo) colpiti dai russi
Credit: Andriy Andriyenko/SOPA Images via ZUMA Press Wire
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13 febbraio 2024 Aggiornato alle 14:00

Pagare per i disastri ambientali delle mine e della guerra in Ucraina.

Un gruppo di personalità internazionali, fra cui diversi politici europei, l’ex ministro degli esteri svedese Margot Wallstrom e l’attivista Greta Thunberg, sta portando avanti una campagna che sostiene come l’Ucraina dovrebbe chiedere un maxi risarcimento alla Russia per la contaminazione da mine terrestri, e non solo.

Il gruppo ha stilato una serie di oltre 50 raccomandazioni, destinate sia all’Ucraina che alla comunità internazionale, per sostenere la necessità di istituire un organismo di alto livello che possa conservare e collezionare le prove degli impatti ambientali della guerra, così come la nomina di un funzionario che possa supervisionare una ricostruzione, in Ucraina, che sia rispettosa del clima.

Fra le due principali accuse che si leggono nel rapporto ci sono la contaminazione da mine del suolo ucraino e gli effetti della rottura della diga di Kakhovka che aveva allagato villaggi e territori impattando profondamente sugli ecosistemi locali. Sulle responsabilità della rottura della diga è tuttora in corso un rimpallo di accuse fra i Paesi.

Lo stesso gruppo che ora avanza le 50 raccomandazioni è stata avallato dall’amministrazione ucraina con lo scopo di indagare anche su questioni come la sicurezza nucleare dei suoli, oppure i vari impatti ambientali legati all’invasione russa, così come le strade da percorrere per una ripresa verde dell’Ucraina. «Nel mondo manca un accordo sugli standard per misurare i danni ambientali dalla guerra», ha ricordato Wallstrom spiegando che in questo «l’Ucraina sarà vista come un pioniere».

Tra le personalità che fanno parte di questo gruppo di circa 12 persone anche il commissario europeo per l’ambiente Virginijus Sinkevicius e il vicepresidente del Parlamento europeo Heidi Hautala.

Una delegazione di recente ha incontrato il presidente Volodymyr Zelenskiy proprio per discutere del rapporto e «trovare risposte comuni a tutte le minacce ambientali causate dalla guerra» ha ricordato lo stesso Zelenskiy perché «senza questo, non ci sarà ritorno alla vita normale e stabile».

Nel rapporto veniva raccomandato sia all’Ucraina di “sviluppare una strategia per perseguire i danni ambientali causati dalla guerra” (così come di prendere in considerazione la ratifica dello Statuto di Roma, che ha istituito la Corte penale internazionale), sia di “accelerare lo sviluppo della sua strategia di azione contro le mine” e di creare una guida nazionale sulla rimozione dei rifiuti tossici.

Manovre possibili sia con un risarcimento russo, sia con “l’utilizzo di beni statali russi che sono stati congelati su conti esteri”. Quest’ultima ipotesi sembra però meno percorribile in un momento in cui il Parlamento russo intende elaborare una legge che imponga misure di ritorsione nei confronti dell’Occidente qualora si muovesse contro i beni russi congelati.

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