Ambiente

Fusione nucleare: è stato raggiunto un altro grande traguardo

“Canto del cigno” per il reattore Jet di Eurofusion, che prima di andare in pensione è riuscito a produrre sempre più energia con lo stesso processo che avviene all’interno delle stelle
Credit: David Parker/Science Photo Library 
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9 febbraio 2024 Aggiornato alle 15:00

La vera luna è oggi replicare il sole in Terra. È lì che si punta ad arrivare per un futuro dall’energia pulita praticamente illimitata: un sogno possibile soltanto grazie alla fusione nucleare che, passo dopo passo, sta diventando sempre più concreta nella speranza di dar vita alle prime centrali.

L’ultimo di questi passi, anche se in realtà è una sorta di “canto del cigno” dato che è frutto dell’esperimento finale prima di smantellare il reattore sperimentale Jet, è avvenuto grazie al lavoro degli scienziati del consorzio europeo Eurofusion che per cinque secondi hanno ottenuto una produzione di energia di 69 megajoule, utilizzando soli 0,2 milligrammi di combustibile, una miscela di deuterio e trizio, e riproducendo di fatto lo stesso processo che avviene nel cuore delle stelle.

Un traguardo enorme in quella corsa alla “luna” che è la fusione nucleare a cui partecipano progetti di ricerca e scienziati da tutto il mondo: la struttura dell’Oxfordshire questa volta si è persino superata, e non di poco, rispetto al record ottenuto dalla stessa macchina nel febbraio 2022, quando generò energia pari a 59 megajoule.

Adesso l’impianto Jet, in cui con Eurofusion hanno lavorato anche tantissimi italiani, dagli esperti di Enea a quelli del Cnr e delle università, andrà in pensione: 17 anni per smantellarlo, un processo di grande importanza per trarre insegnamenti sulle possibili future realizzazioni di centrali a fusione, mentre a breve il posto sarà preso dal nuovo impianto Ier.

In un mondo che sta provando attraverso le rinnovabili a dar vita a una alternativa energetica rispetto ai combustibili fossili, quello della fusione di due atomi in Terra, processo che avviene nelle stelle, è ancora lontano da diventare fruibile su larga scala. Eppure i 5.000 esperti di 31 Paesi che partecipano a Eurofusion esperimento dopo esperimento stanno dimostrando che è possibile produrre e ottenere energia pulita, senza scorie a differenza della fissione, ed estremamente potente in termini di energia.

«Ora siamo in grado di produrre plasma di fusione usando la stessa miscela che sarà usata negli impianti del futuro», ha detto Fernanda Rimini, senior explotation manager di Jet.

In sostanza, quella avvenuta nel reattore tokamak del centro britannico attivo da 40 anni è “una pietra miliare nel campo della scienza e dell’ingegneria della fusione” spiegano gli esperti. Tecnicamente all’interno del tokamak, reattore dalla forma di una ciambella, un grande campo magnetico contiene in modo stabile il plasma, stato di materia ottenuta a temperature molto più calde rispetto a quelle interne al Sole, e si accelera il movimento di atomi simili all’idrogeno in modo da avvicinarli fino a farli fondere, generando atomo di elio ed energia.

Per il presidente del consorzio Eurofusion Ambrogio Fasoli «oltre ad avere stabilito un nuovo record, abbiamo ottenuto risultati mai raggiunti prima e approfondito la nostra comprensione della fisica della fusione». Il tutto è avvenuto prima che la “palla” passi a Iter, il nuovo grande impianto per la fusion, diretto da Pietro Barabaschi che spiega come Jet lascerà un’eredità importantissima «nella sperimentazione di nuovi materiali, nello sviluppo di nuovi componenti innovativi e, soprattutto, nella generazione di dati scientifici dalla fusione deuterio-trizio. I risultati appena ottenuti avranno un effetto diretto su Iter, consentendoci di muoverci più in fretta verso i nostri obiettivi».

Obiettivi che sono ancora lontani dalla fusione commerciale, ma sempre più percorribili grazie all’avanzamento scientifico e tecnologico: se un domani l’energia da fusione si dimostrasse fattibile su larga scala, i futuri reattori potrebbero dar vita alla rivoluzione energetica pulita necessaria sia per affrontare le sfide climatiche, sia per l’approvvigionamento globale di elettricità. Un solo chilogrammo di combustibile da fusione contiene infatti quasi 10 milioni di volte più energia rispetto a un chilo di carbone, petrolio o gas, e il tutto senza rilasciare gas serra.

Una speranza, dunque, che seppur priva di date certe si fa più concreta: per Andrew Bowie, ministro dell’energia britannico, «siamo più vicini all’energia di fusione che mai».

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