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El Salvador: chi è il neo presidente Nayib Bukele?

Già ex sindaco della Capitale nel 2015, a inizio mese è stato nuovamente scelto per guidare il Paese. I suoi metodi di governo basati su arresti di massa e apertura nei confronti dei bitcoin, però, sono visti con diffidenza
Credit: Camilo Freedman/SOPA Images via ZUMA Press WirE
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14 febbraio 2024 Aggiornato alle 12:30

I critici lo accusano di aver reso El Salvador una dittatura. Lui dice di averlo trasformato nella «prima democrazia al mondo a partito unico».

Nayib Bukele ha reso noto di essere stato riconfermato alla guida di El Salvador. Poco dopo le elezioni di inizio mese ha scritto sui social: “Secondo i nostri calcoli abbiamo vinto le elezioni presidenziali con oltre l’85% dei voti e un minimo di 58-60 seggi in Assemblea”. E ha poi definito la sua vittoria “un primato nell’intera storia democratica del mondo”.

Bukele è sicuramente una delle figure più discusse della politica sudamericana. Classe 1981, Bukele nasce a San Salvador da madre cristiana e da padre musulmano. Quest’ultimo, Armando Bukele Kattán, è un uomo d’affari ed è considerato uno dei personaggi politici più influenti del Paese.

La passione politica di Nayib arriva prestissimo e nel 2012 viene eletto sindaco di Nuevo Cuscatlan nelle fila del Fronte Farabundo Martí per la Liberazione Nazionale (Flmn), partito di sinistra.

Il suo attivismo lo porta a scalare le posizioni del Flmn e nel 2015 riesce a imporsi come candidato sindaco a San Salvador, Capitale del Paese. Risulta eletto con il 50,37% dei voti a favore contro il 46,49% del suo principale sfidante, Edwin Samora.

Il suo periodo alla guida di San Salvador gli consente di aumentare enormemente la sua popolarità: sono anni difficili per il suo Paese, che si trova in preda a una guerra fra gang criminali di fronte alla quale lo Stato sembra impotente. Bukele reagisce applicando il pugno duro.

Una scelta apprezzata dai suoi cittadini tanto che Bukele inizia a puntare più in alto, alla presidenza del Paese. L’occasione arriva alle elezioni del 2019. Nel frattempo il sindaco ha fondato il suo movimento Nuevas ideas, dopo l’espulsione dal Flmn decisa nel 2017 in seguito ad alcuni insulti rivolti ad altri membri del partito.

La sua corsa solitaria però sembra essere un vantaggio: gli elettori appaiono stanchi e con sempre meno fiducia nei confronti dei partiti tradizionali. Bukele è abile nel porsi come “il nuovo che avanza” anche da un punto di vista comunicativo: rifiuta i classici confronti televisivi e pubblica invece un video di spiegazione del suo programma su Facebook. Una scelta che solleva molte critiche, ma che gli permette di accreditarsi sempre di più come il politico di rottura.

Arrivato al Governo si trova a gestire una situazione sempre più difficile: l’1% della popolazione salvadoregna fa parte di gang criminali e gli omicidi sono 53 ogni 100.000 persone. Bukele applica misure ancora più draconiane di quelle che aveva applicato da sindaco: introduce la possibilità di incarcerare persone che siano anche solo sospettate di far parte di gruppi criminali e aumenta le pene per i reati connessi alle attività delle gang. Le misure fanno effettivamente diminuire i reati, ma allo stesso tempo in molti accusano il presidente salvadoregno di usarle per reprimere il dissenso.

Sempre nell’ottica di una svolta securitaria Bukele rende El Salvador il primo Paese a utilizzare il bitcoin come moneta legale. Secondo il presidente, la moneta digitale garantirebbe una maggiore trasparenza rispetto alle valute tradizionali. La sua scelta è stata comunque molto criticata perché si teme che esponga il Paese a rischi finanziari. Tanto che il Fondo monetario internazionale ha più volte chiesto a Bukele di usare con cautela questo strumento.

Lui è però andato avanti. E tra arresti e bitcoin ha anche modificato la Costituzione che impedisce ai presidenti di correre per più di un turno. Il suo comportamento ha messo in allarme anche gli altri Paesi del continente. A iniziare dal più influente: la deputata statunitense Ilhan Omar ha detto di essere molto preoccupata dalla sua scarsa propensione alla democrazia.

Lui ha fatto spallucce e ha detto di essere «onorato» dalle sue critiche. Anzi, si è offerto di aiutare il neopresidente argentino Javier Milei sul lato securitario. Che voglia aiutarlo a trasformare l’Argentina nella seconda «democrazia al mondo a partito unico»?

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