Diritti

New York: la libreria che aiuta tossicodipendenti e senzatetto rischia di chiudere

Oltre a vendere libri, Bluestockings è un rifugio per chi non ha una casa e per le persone dipendenti da Fentanyl. Ma i residenti del quartiere Lower East Side non ne sono felici
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
19 gennaio 2024 Aggiornato alle 12:00

Da ormai diversi anni, molte librerie non sono più solo librerie e chi entra, soprattutto nel caso di quelle indipendenti, non lo fa esclusivamente per acquistare un libro. Alcune sono diventate caffè letterari, altre spazi espositivi per mostre, altre ancora sedi per i corsi più disparati, centri per giovani, piccoli asili improvvisati o aule studio. Poli di aggregazione dove la gente, tra le pagine dei nuovi e vecchi volumi in vendita, trova la propria dimensione. Quasi mai tutto ciò crea problemi, anzi, spesso realtà di questo tipo diventano il fulcro della vita del quartiere nel quale si trovano.

Non è però quello che sta accadendo a New York, dove la libreria Bluestockings, nel Lower East Side, è al centro di una battaglia imbracciata dai residenti della zona, che ne stanno chiedendo la chiusura. Di proprietà di persone trans e queer, a renderla particolarmente nota è il fatto che al proprio interno si possono trovare testi di letteratura di lotta femminista e riguardo temi legati alla comunità Lgbtq+, spesso non presenti nelle grandi catene.

Una vocazione all’inclusione che si esprime non solo tramite i libri ma anche con azioni concrete. La libreria, infatti, consente a chiunque di usare il bagno anche senza acquistare nulla, e ai senzatetto di richiedere gratuitamente prodotti per l’igiene, cibo e capi di abbigliamento. A questi servizi si aggiunge anche la distribuzione di farmaci anti-overdose da oppioidi come il Narcan. Una pratica che sta mandando su tutte le furie i residenti della zona che, infastiditi dalla presenza di tossicodipendenti davanti ai portoni delle proprie abitazioni, hanno chiesto ai proprietari della libreria di interrompere la distribuzione di questi prodotti.

Bluestockings si è trasferita a Suffolk Street durante la pandemia, dopo aver perso il suo spazio nella vicina Allen Street, dove era aperta dal 1999. In quest’area i problemi di salute mentale e di dipendenza dalla droga sono piuttosto comuni e i servizi sociali sotto pressione non riescono sempre a far fronte a tutte le richieste d’aiuto. Proprio per questo fin da subito la libreria ha rappresentato una valida spalla sulla quale tossicodipendenti, homeless o persone in difficoltà si sono appoggiate, spesso tra i mugugni dei molti convinti che tutto ciò non facesse che rendere il quartiere meno sicuro.

Nonostante le diffidenza del vicinato, fino a pochi mesi fa Bluestockings ha continuato indisturbata la sua attività, ma quando l’aumento del consumo di droga, e in particolare di Fentanyl, che ha interessato l’intero Paese, si è fatto sentire anche nelle strade a sud di Manhattan, le persone hanno iniziato a dare la colpa alla libreria, che a detta loro fungerebbe da catalizzatore di soggetti poco raccomandabili.

«Penso che molte persone abbiano collegato il fatto che ci siamo trasferiti qui con un maggiore consumo di droga, senza rendersi conto che questo sarebbe avvenuto anche senza la nostra presenza», ha raccontato al Guardian Raquel Espasande, membro del collettivo Bluestockings.

Le tensioni sono diventate particolarmente forti negli ultimi mesi, con la libreria che ha accusato chi vive ai piani alti di gettare secchi d’acqua, ghiaccio e lattine sulle persone che sostano davanti al loro ingresso, e gli stessi residenti pronti a lanciare una petizione per chiedere la chiusura del negozio.

Lower East Side è un quartiere storico di Manhattan dove i costi delle case negli ultimi anni sono schizzati alle stelle e chi può permettersi di abitarci non è facilmente disposto ad accettare che tutto, dentro casa e fuori, non sia all’altezza della spesa. «Le persone che si trasferiscono in zone come questa non sono preparate alla povertà della città e all’epidemia di Fentanyl dilagante. Sanno che c’è ma non vogliono vederla», sottolinea l’attivista Myles Smutney.

Il Fentanyl è un oppioide sintetico approvato dalla Food and Drugs Administration come farmaco a uso analgesico e anestetico. Il fatto, però, che sia considerato 100 volte più potente della morfina e 50 più dell’eroina ha comportato che il suo uso non rimanesse solo terapeutico, ma dilagasse ovunque, al punto da farla diventare, oggi, una delle droghe più diffuse in tutto il Paese.

Non fa eccezione New York, dove secondo i dati resi noti a settembre 2023 dal Dipartimento della salute, nel 2022 l’81% dei decessi per overdose è stato causato dall’uso di fentanyl. Nel 2023 le morti attribuite a questa droga sono state oltre 3.000. Il Bronx, il quartiere più povero della città, è quello che ha avuto la maggior concentrazione ma anche il Lower East Side, dove il tenore di vita è decisamente diverso, l’emergenza è diventata tangibile e a farne le spese è stata anche la storica libreria.

La cooperativa sociale che aiuta i gestori ha provato a coinvolgere gli abitanti del quartiere nel progetto, inviando loro una lettera nella quale si legge “comprendiamo che molte persone hanno difficoltà a confrontarsi con la realtà dei senzatetto e della povertà. Vi esortiamo a unirvi a noi per lasciare che questo disagio ci unisca nel trattare i nostri vicini, senza casa e non, con dignità e rispetto”.

Un invito rispedito al mittente e che non ha placato le proteste, al punto che, in seguito alle continue segnalazioni dei residenti il Dipartimento della Salute dello Stato di New York ad agosto 2023 ha effettuato una visita a sorpresa nei locali di Bluestockings, senza tuttavia rilevare criticità per giustificare la chiusura.

Per ora, quindi, la libreria rimane aperta ma i cittadini hanno già affermato di non essere assolutamente intenzionati a fermarsi. La politica, nel frattempo, non sa che strada intraprendere. «C’è una mentalità diffusa che considera i tossicodipendenti e i senzatetto come un’infestazione di topi ma queste sono persone con delle vite. Condanno la violenza nei loro confronti, ma capisco l’esigenza da parte dei cittadini di sentirsi al sicuro per le strade», ha spiegato Susan Stetzer, direttrice distrettuale del consiglio comunale 3 di Manhattan, che copre Suffolk Street. La questione, dunque, è tutt’altro che risolta.

Leggi anche
Droghe
di Costanza Giannelli 4 min lettura
Povertà
di Chiara Manetti 3 min lettura