Economia

Se smettiamo di fidarci di Davos

Nella cittadina svizzera si tiene in questi giorni la 54° riunione del World Economic Forum. Il tema di quest’anno è Rebuilding Trust. Ma in chi dovremmo avere fiducia?
Uno schermo mostra l'opera d'arte generata dall'intelligenza artificiale dell'artista Refik Anadol al Centro Congressi di Davos alla vigilia del 54° incontro annuale del World Economic Forum 
Uno schermo mostra l'opera d'arte generata dall'intelligenza artificiale dell'artista Refik Anadol al Centro Congressi di Davos alla vigilia del 54° incontro annuale del World Economic Forum  Credit: EPA/LAURENT GILLIERON  
Azzurra Rinaldi
Azzurra Rinaldi economista
Tempo di lettura 4 min lettura
16 gennaio 2024 Aggiornato alle 06:30

In un mondo lacerato dai conflitti e dalle ingiustizie, ieri è iniziata la 54° edizione del Forum di Davos del World Economic Forum. La solita passerella di capi di Stato e di Governo, esponenti del mondo della finanza, degli affari e della politica di tutto il mondo.

Ironicamente (che sia voluto?), il tema di quest’anno è Ricostruire la fiducia. Sono una brutta persona, a me fa sorridere davvero. Perché mi chiedo: su quali basi?

No, perché proprio oggi, in occasione dell’apertura dei lavori a Davos, Oxfam pubblica il report Disuguaglianza: il potere al servizio di pochi, dal quale emerge, tra l’altro, che, nel corso degli ultimi 3 anni, i 5 uomini più ricchi al mondo (che sono Elon Musk, Bernard Arnault, Jeff Bezos, Larry Ellison e Warren Buffett e sì: sono proprio tutti maschi) hanno più che raddoppiato la propria ricchezza.

Al contrario, la ricchezza dei 5 miliardi di persone più povere non è cresciuta affatto. Un altro dato? Se continuiamo così, in circa 10 anni, della ricchezza continueranno a beneficiarne soprattutto chi ricco lo è già. Quindi, in 10 anni potremmo avere il primo trilionario mai comparso sulla faccia della terra.

Allo stesso tempo, al ritmo di oggi, per porre fine alla povertà ci vorranno ben 230 anni. In Italia, sempre secondo questo report, nel 2022 si è dimezzata la ricchezza percentuale, già esigua, che era nelle mani del 20% di popolazione più povero. Se nel 2021 era lo 0,51% del totale (sì, sì, hai letto bene: proprio lo zero virgola), nel 2022 è arrivato allo 0,27%.

Ne ha parlato ieri anche la direttrice del Fondo Monetario Internazionale Kristalina Georgieva: i ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri sono sempre più poveri (è fantastico che se ne parli sempre come se non si potesse fare nulla per iniziare ad andare in direzione contraria).

Peraltro, proprio per rimarcare il clima di fiducia, dal momento che Mosca non ci sarà, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha già anticipato che l’incontro sulla formula di pace di Kyiv, che coinvolge oltre 80 Paesi, sarà inutile proprio perché la Russia non partecipa. Erdogan, il presidente turco, ha impedito al suo ministro dell’Economia Mehmet Simsek di partecipare, proprio all’ultimo momento, per le posizioni filo-israeliane dell’organizzazione dell’evento.

Tutto questo, in una cornice generale di incertezza economica persistente. Lo sappiamo noi, lo sanno anche gli economisti contattati per l’analisi annuale pubblicata in occasione del Forum di Davos. E proprio incertezza continuerà a essere la parola chiave anche nel 2024, sia per le tensioni geopolitiche (invasione russa in Ucraina e invasione israeliana in Palestina in testa) che per il contesto finanziario internazionale, ancora fragile. Certo, non aiutano le dichiarazioni del presidente della Bundesbank Joachim Nagel, che a margine di Davos ha risposto a Bloomberg che è ancora troppo presto per parlare di taglio dei tassi.

Per parlare di fiducia, poi, qualcuno potrà trovare ironico che siano necessari 5.000 cecchini dell’esercito svizzero acquattati sui tetti dei palazzi in cui si tengono le conferenze e su quelli degli hotel. Si vede che i partecipanti, giustamente, non si fidano.

E a non fidarsi sono anche le 350 persone che hanno manifestato, marciando da Küblis a Davos. Chiedono ai partecipanti al Forum di impegnarsi per davvero (e non solo a parole) per risolvere la crisi climatica, che peraltro è uno dei temi al centro della riunione di quest’anno. Pare che abbiano bloccato il traffico per oltre 18 chilometri, con il permesso delle autorità.

E ora, sempre in tema di fiducia: ma perché dovremmo noi continuare a fidarci delle persone più influenti del Pianeta, che a Davos si incontrano ogni anno? Perché dovremmo farlo, se ogni anno, ciarle a parte, non si arriva a nessun esito concreto? E ancora: dopo oltre 50 anni, sarà legittimo chiedersi a cosa servano più, questi incontri internazionali di grande fasto e prestigio, se poi non migliorano la vita di nessuno?

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