Ambiente

Piste ciclabili fotovoltaiche e… piccole grandi idee per il Pianeta

Non solo raccolta differenziata e prodotti biodegradabili. Se vuoi prenderti cura della Terra in modo geniale e green, ecco la rubrica che fa per te
Tempo di lettura 6 min lettura
8 gennaio 2024 Aggiornato alle 15:00

Tra gli slogan più ricorrenti delle manifestazioni per il cambiamento climatico e contro l’inquinamento ambientale, ricordiamo tuttə il famoso “There is no planet B”. Già, non esiste un Pianeta B, ma un piano B c’è. Anzi, più di uno.

Ogni giorno c’è qualcunə che ne sa una più del diavolo e lancia idee geniali e invenzioni eccezionali ed ecosostenibili.

Come? Dando una nuova vita a oggetti quotidiani che regolarmente gettiamo senza riflettere sulle possibilità di riutilizzo, o ingegnandosi per trasformare il banale in straordinario.

Se ti sei chiestə almeno una volta cosa puoi fare per salvare il Pianeta, ma le risposte che hai trovato erano sempre le solite e banali raccomandazioni che segui già da una vita, allora questa è la rubrica che fa per te. Abbiamo raccolto le migliori invenzioni che possono aiutare la Terra che abitiamo. Tu sei dei nostri?

Wattway: piste ciclabili fotovoltaiche

Wattway è un innovativo prodotto francese brevettato dopo 5 anni di ricerche condotte da Colas, un gruppo leader al mondo nel settore delle infrastrutture per i trasporti, e da Ines (Istituto Nazionale per l’Energia Solare).

Si tratta del primo manto stradale fotovoltaico al mondo che permette di fornire elettricità sfruttando dell’energia solare, pulita e sostenibile, consentendo nel contempo la circolazione di qualsiasi tipo di veicolo.

Il primo progetto di Wattway ha visto l’inaugurazione nei Paesi Bassi di 2 piste ciclabili - situate nell’Olanda Settentrionale e nel Brabante Settentrionale - completamente ricoperte di pannelli fotovoltaici per una superficie totale di 1.000 m2 ciascuna.

Le piastrelle fotovoltaiche Wattway sono sottili e resistenti e possono essere applicate sul fondo di strade, piste ciclabili, parcheggi senza la necessità di grandi opere di ingegneria civile e vengono trattate per assicurare un’aderenza equivalente a quella dei manti stradali tradizionali.

Ogni piastrella è composta da celle fotovoltaiche classiche che trasformano l’energia solare in elettricità. Estremamente fragili, queste celle sono avvolte da un substrato multistrato composto da resine e da polimeri, sufficientemente traslucidi da lasciar passare la luce del sole e abbastanza resistenti da sostenere la circolazione dei veicoli.

Colas stima che le innovative piste ciclabili appena realizzate produrranno nel primo anno 160 MWh/anno di energia rinnovabile, contribuendo a rifornire la rete olandese con energia elettrica fotovoltaica, in un Paese dove gli spostamenti in bicicletta sono molto diffusi.

Liftenergy

Liftenergy è una startup, nata da 2 giovani ricercatori del Politecnico di Milano, che è riuscita a creare batterie ricaricabili “speciali” a litio metallico.

Esistono molte tipologie di batterie, ma le principali sono le metalliche (con grande capacità di accumulo, ma scarsa capacità di ricarica) e quelle agli ioni di litio (facilmente ricaricabili, ma nocive per l’ambiente): il punto di forza delle batterie metalliche è l’anodo in litio che ha una capacità fino a dieci volte maggiore rispetto alla grafite o ai materiali metallici usati negli altri prodotti. Ma l’anodo in litio, durante la ricarica tende a produrre delle piccole appendici che degradano la batteria e provocano cortocircuiti. Dunque, le batterie al litio metallico, più capaci, non sono ricaricabili. Gli accumulatori agli ioni di litio, invece, usano un composto di litio sul catodo e di grafite o di un altro metallo sull’anodo. Si ricaricano, ma la grafite e gli altri metalli sono più pesanti e sottraggono spazio all’accumulo, che risulta più basso.

A partire da queste considerazioni, i due ricercatori del Politecnico - Eugenio Gibertini, un esperto nel campo della chimica-fisica applicata, e Maurizio Sansotera, professore associato di fondamenti chimici delle tecnologie hanno provato a creare qualcosa di nuovo a partire dalla somma caratteristiche di accumulo e ricarica delle 2 tipologie di batterie, dando vita, insieme a Piergiorgio Marziani, un giovane ingegnere dei materiali impegnato in un dottorato di ricerca, a un isolante innovativo che protegge le batterie dall’usura e ne migliora la ricarica, evitando gli spostamenti del litio tra l’anodo e il catodo e la formazione delle appendici che dopo poche ricariche rendono inutilizzabili le batterie.

Nasce, così, il metodo Lift, che consente di creare batterie innovative: si tratta, in particolare, di batterie che pesano la metà e ricaricano il doppio di quelle a ioni di litio, richiedono un quantitativo di litio minore, sono compatibili con le tecnologie in arrivo come le batterie a stato solido o semisolido, hanno temperature più facilmente controllabili (e quindi il rischio di combustione è piuttosto basso) e garantiscono applicazioni molto ampie: dall’automotive al biomedicale, all’elettronica di consumo, dall’aerospazio ai droni.

Panbirretta: dal pane alla birra

Si tratta di un progetto che prevede la produzione di birra utilizzando pane fresco invenduto in sostituzione di parte dei malti e che ha coinvolto il Birrificio Forum Iulii di Cividale del Friuli, i produttori di pane, gli operatori della ristorazione e la grande distribuzione di tutto il Friuli Venezia Giulia, con il sostegno della Regione mediante Agrifood e il marchio Io sono Friuli Venezia Giulia, nato per dare valore alle aziende e ai prodotti agroalimentari del territorio.

In linea con l’attenzione alla sostenibilità ambientale, da sempre ricercata dal Birrificio, tutti i passaggi della birrificazione di Panbirretta sono a impatto zero: lo stabilimento del birrificio è ricavato da una vecchia falegnameria e in grado di autoprodurre energia elettrica (grazie ai pannelli fotovoltaici installati sulla copertura) e termica (grazie all’impianto a biomassa che sfrutta gli scarti della lavorazione del legno); il malto proviene da terreni di proprietà coltivati a orzo; il luppolo proviene da produttori locali; i malti esausti vengono trasformati in mangime e fertilizzante e le trebbie (cioè i residui della lavorazione) vengono essiccate e lavorate con la farina per realizzare nuovi prodotti di panificazione dolce e salata, in un’ottica circolare di un pane che diventa birra e ritorna pane.

Per arrivare a produrre Panbirretta, inoltre, è stata sviluppata una nuova tecnologia innovativa chiamata Breadwashing, grazie alla quale, con una quantità limitata di acqua, è possibile operare il lavaggio naturale del pane per eliminare il contenuto di sale e renderlo materia prima perfetta per la birra.

«L’anima del progetto sta proprio nell’idea di trasformare lo scarto alimentare in ricchezza e in catena di valore per il territorio e per i produttori – spiega il responsabile di progetto Umberto Marangoni – Ci è voluto un anno di lavoro, di sperimentazione e di prove per arrivare alla ricetta perfetta per sostituire parte dei malti con il pane».

Il risultato è una birra chiara ad alta fermentazione, con una gradazione del 4.7%, con una leggera luppolatura e con note sapide e fragranti.

Grazie a Panbirretta, in un anno verranno recuperare 400.000 fette di pane. Ci sarà un risparmio di emissioni di CO2 di 12 tonnellate e un risparmio di suolo di 4 ettari coltivati. Per non parlare del risparmio di acqua che arriva a 50.000 litri. Infine, saranno 7 le tonnellate di malto che verrà sostituito dal pane di recupero. Con 80 tonnellate di confezioni riciclabili perché realizzate in lattine di alluminio, materiale che si ricicla all’infinito.

Leggi anche
Sostenibilità
di Alexandra Suraj 4 min lettura
Sostenibilità
di Alexandra Suraj 5 min lettura