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La Befana, le donne che invecchiano e una strana parola: l’ageismo

La Befana è una brutta vecchia. Ma, per la nostra società, tutte le vecchie sono anche un po’ brutte. Non è ora di cambiare modo di pensare?
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6 gennaio 2024 Aggiornato alle 09:00

Genere: femminile. Età: avanzata. Indole: scorbutica. Segni particolari: naso adunco, bitorzoli, scarpe rotte, scopa volante e calza carica. Chi è? La Befana, ovviamente!

La Befana con la ‘B’ maiuscola è la vecchina che, a suon di doni e scopettate, spazza via le ultime ceneri dell’anno vecchio per lasciar spazio al giovanissimo anno appena nato.

Il dizionario ci ricorda però che una befana con la ‘b’ minuscola è una donna vecchia e brutta. Facci caso: quando si dice “vecchia”, la nostra mente aggiunge sempre “brutta”. Brutta vecchia. Quando sentiamo “vecchietta”, invece, ci viene da aggiungere “simpatica” e quando sentiamo “anziana” pensiamo subito a “signora”. Simpatica vecchietta, signora anziana. Ma quando sentiamo “vecchia”, non c’è niente da fare: salta fuori solo brutta vecchia.

I pregiudizi e le discriminazioni che riguardano l’età hanno un nome un po’ strano che viene dall’inglese: “ageismo”. Questa parola è stata inventata nel 1969 da Robert Butler, un gerontologo americano. Un gerontologo o una gerontologa sono persone che studiano l’invecchiamento, non da un punto di vista medico, come farebbe un dottore, ma da un punto di vista psicologico e sociale.

La verità è semplice e più brutta del naso bitorzoluto della Befana: nella nostra società occidentale, bianca e piena di soldini e privilegi, invecchiare non è visto di buon occhio. C’è un solo problema, però: a differenza - che ne so - di dire le parolacce e scaccolarsi, due comportamenti che non sono visti di buon occhio ma che possono essere evitati tenendo le mani a posto e la bocca chiusa, invecchiare fa parte della vita di tutti e tutte noi, piante e animali compresi.

La nostra società invece è, come si dice, “giovanilista”, cioè ossessionata dalla gioventù e dalla sua energia, anche quando la gioventù piano piano lascia spazio ad altre età ed esperienze. Allora corriamo ai ripari: ci tingiamo i capelli, ci lisciamo la faccia, ci diamo delle arie da frutto acerbo. Questo - la Befana e le befane lo sanno molto bene - riguarda soprattutto le donne.

I maschi che invecchiano acquistano, agli occhi della società, saggezza e spessore. Le donne che invecchiano, invece, perdono colpi e fascino. Vanno accantonate per lasciare spazio a fanciulle più giovani e belle. Lo si vede in televisione, a esempio, dove ci sono meno donne che uomini e meno donne di più di 50 anni che ragazze giovani.

Il corpo delle donne è, da sempre e erroneamente, considerato l’unico, o quasi, vero valore delle femmine. Il corpo delle donne dev’essere bello, sano, magro e capace di fare bambini. Un corpo femminile che invecchia, allora, che non è più così pieno e scattante, che non è più capace di fare figli, è un corpo senza valore.

Questo è un fatto gravissimo e sbagliato perché tutti i corpi, sono mezzi potentissimi di espressione, esperienze, gioie e dolori, fino all’ultimo istante, anche se non fanno venire l’acquolina in bocca agli sconosciuti.

L’ageismo non è solo il pregiudizio nei confronti dei vecchi e delle vecchie ma di tutte le persone in base all’età che hanno. Dire, per esempio, che “i giovani d’oggi sono tutti svogliati” oppure che “i vecchi sono tutti imbranati” è una forma di ageismo. Un gruppo grande e variegato di persone viene giudicato in blocco unicamente in base alla sua età.

L’ageismo, poi, porta a non mescolare le generazioni. È a causa dell’ageismo, infatti, che, se si escludono i nonni, non si pensa mai a far convivere i bambini e le bambine con le persone anziane.

L’ageismo, però, non comprende solo i pregiudizi ma anche le discriminazioni. Per esempio, quando nei pronto soccorso si fa aspettare molto di più gli anziani, si pratica una forma di ageismo. Quando, sul posto di lavoro, si preferisce assumere una persona di 20 anni e non una di 30 o si guarda con sospetto una persona di 40 che decide di ricominciare a studiare per cambiare vita, si è ageisti.

Oggi, allora, se tu dovessi incontrare la Befana, guardala per bene e chiediti: è davvero così brutta questa vecchia signora volante? Non è, forse, una donna con una vita incredibile, dei poteri magici, una scopa volante e un carattere ruspante ma incredibilmente generoso? Una vita così, bella, lunga e movimentata, la si guadagna solo invecchiando.

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