Ambiente

Uk: i consumi hanno un impatto insostenibile sulle foreste del mondo

L’allarme rilanciato anche dal Parlamento in attesa di una legge per vietare i prodotti legati alla deforestazione illegale. Tra quelli importati che incidono di più ci sono soia, cacao e cuoio
Credit: boudewijn_huysmans
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4 gennaio 2024 Aggiornato alle 20:00

Impatto insostenibile. Così viene definito il modo in cui i britannici contribuiscono, per via dei loro consumi, alla deforestazione nel mondo.

A dirlo è direttamente un rapporto di 66 pagine pubblicato a inizio anno sul sito del Parlamento del Regno Unito, analisi che fa luce sul contributo della Gran Bretagna in termini di deforestazione e che ha portato il Comitato per il controllo ambientale (Eac) a invitare il governo ad agire con urgenza per invertire la rotta.

Secondo il report il consumo di materie prime come soia, cacao, olio di palma, carne bovina e cuoio da parte del Regno Unito sta infatti esercitando una “enorme pressione” sulle foreste globali, quelle che ospitano oltre l’80% della biodiversità terrestre.

Il Comitato sostiene inoltre che l’impronta della deforestazione del Regno Unito per tonnellata di prodotto consumato sia superiore a quella di altri Paesi, tra cui per esempio la Cina.

Questa impronta è “insostenibile” e si spera che il recente annuncio del governo per bandire il consumo e l’acquisto di prodotti derivanti dalla deforestazione illegale possa aiutare a ridurre l’impronta.

Il divieto, che non è ancora passato in Parlamento anche se è stato già annunciato a dicembre, è però stato già criticato da diverse associazioni perché per esempio non include alcuni dei prodotti più popolari, come a esempio il caffè.

Inoltre il Comitato, dopo aver letto diversi dati del rapporto e ricordando che la deforestazione contribuisce per l’11% alle emissioni globali di carbonio, chiede al governo del Regno Unito un obiettivo più chiaro nella battaglia alla deforestazione e un indicatore - trasparente - dell’impronta globale britannica a livello di deforestazione di tutti quei polmoni verdi che oggi nel mondo garantiscono la sussistenza di circa 1,6 miliardi di persone.

In particolare poi uno studio firmato da Rsbp e Wwf sottolinea come l’impronta maggiore sia legata alle importazioni del Regno Unito di soli sette prodotti a rischio forestale, ovvero soia, cacao, olio di palma, carne bovina e cuoio, carta, gomma e legname.

Il Comitato chiede inoltre al governo di introdurre una “legislazione per garantire che tutti i beni a rischio forestale acquistati da enti pubblici siano certificati come sostenibili e non provochino la deforestazione in aree sensibili”.

Un sistema per aiutare anche i popoli indigeni dato che, come afferma Global Witness, “i popoli indigeni sono protettori delle foreste del mondo e possono possedere una conoscenza dettagliata sulla biodiversità e sulle tendenze degli ecosistemi. È quindi fondamentale che siano agevolati nella piena partecipazione ai negoziati per affrontare l’attività di deforestazione”.

Secondo il presidente della commissione, il deputato Philip Dunne, «al ritmo attuale i consumi del Regno Unito stanno avendo un impatto insostenibile sul Pianeta. I mercati del Regno Unito non devono essere inondati da prodotti che minacciano le foreste del mondo, le persone il cui sostentamento dipende da esse e i preziosi ecosistemi che le chiamano casa. Eppure, nonostante il recente impegno prima e alla Cop28 di investire di più in misure di riforestazione e nel Fondo Amazzonia per contribuire ad arrestare la velocità della deforestazione globale, il Regno Unito deve compiere passi tangibili per cambiare la situazione a livello nazionale».

Il governo, tramite un portavoce, ha risposto che “il Regno Unito sta aprendo la strada a livello globale con una nuova legislazione per contrastare la deforestazione illegale e garantire l’eliminazione dalle catene di approvvigionamento del Regno Unito di prodotti che contribuiscono alla distruzione di questi habitat vitali”.

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